Così la tecnologia aiuta i pazienti cronici
Un’indagine Doxa Pharma racconta il rapporto dei malati con i propri medici, con i professionisti del settore attraverso le soluzioni tecnologiche: c’è molta strada da fare, perché il quadro è frammentato, ma l’apertura è massima. E i pazienti sognano una piattaforma unica dove ricordarsi le terapie e aggiornarle, prenotare visite, visionare referti e comunicare con i medici.
La tecnologia ha un ruolo essenziale per chi soffre. Soprattutto per i malati cronici, per i loro caregiver e per migliorare il modo in cui si prendono cura di sé stessi e delle persone che seguono. Anzitutto, per migliorare la cosiddetta aderenza terapeutica. Lo spiega un’interessante ricerca di Doxa Pharma per Qwince – azienda che dal 2007 progetta ed eroga servizi tecnologici innovativi nel comparto farmaceutico e sanitario – secondo la quale, ad esempio, i pazienti cronici intervistati, anche considerando le fasce d’età più mature, si mostrano molto aperti all’utilizzo di strumenti tecnologici: il target usa e possiede, in media, almeno quattro dispositivi.
I dispositivi tech e le patologie croniche
Per comprendere se e quanto i servizi digitali oggi disponibili siano potenzialmente utili e rispondenti alle esigenze di pazienti e caregiver per gestire la cronicità, l’indagine è partita anzitutto dalla conoscenza del paziente e delle sue abitudini. Doxa Pharma ha esplorato il peso della cronicità nella vita quotidiana dei pazienti e dei caregiver misurandone l’impatto, anche emotivo, sulla qualità della vita. Circa un intervistato su cinque, per esempio, possiede dispositivi di monitoraggio connessi a un’app (saturimetri, glucometri, pulsossimetri e così via), quota che cresce tra i pazienti nella fascia d’età 51-60 (27%).
Quanto alle patologie, il 58% soffre infatti di almeno due patologie croniche e il 30% di tre patologie. Le più diffuse sono l’ipertensione e il colesterolo alto. Seguono disturbi legati alla depressione/ansia (in generale, nella popolazione italiana, negli ultimi due anni si è assistito a un incremento di queste condizioni a causa della pandemia e dell’attuale situazione politico-economica globale). Seguono problemi respiratori, ipo o ipertiroidismo, diabete, patologie della pelle o dermatologiche e problemi legati alla vista.
L’aderenza alla terapia: le strategie digitali
Uno degli elementi chiave per la gestione della cronicità è costituito dall’aderenza del paziente alla terapia, ovvero l’adesione alle prescrizioni mediche e ai trattamenti previsti nella gestione di una determinata malattia. Spesso, per facilitare e assicurare l’aderenza alla terapia, il paziente mette in atto delle “strategie di avviso per l’assunzione del farmaco” (reminder): il 66% dei pazienti intervistati che assumono farmaci dichiara infatti di adottare sistemi per non dimenticarsene. La tecnologia torna particolarmente utile in questa fase e può crescere ancora molto: il 19% dei pazienti usa infatti strategie digitali (31% fra i giovani) ma in generale il 58% si dice aperto all’idea di adoperare una piattaforma digitale che li aiuti a seguire una terapia il più possibile disciplinata e che faciliti e promuova anche il contatto con il medico specialista e gli operatori sanitari, uno dei grandi buchi neri di chi soffre di patologie croniche.
“Seppur la strada da fare sia ancora molta, i dati ci confermano come la tecnologia, insieme a servizi dedicati, possa accompagnare nel percorso di cura i pazienti, specialmente quelli cronici, che ne riconoscono i vantaggi in termini di riduzione dei tempi di attesa, maggiore accessibilità alle prestazioni sanitarie, migliore aderenza alle terapie e monitoraggio continuativo – commenta Gianmarco Troìa, amministratore delegato di Qwince, a Centodieci – ci sorprende in particolare la buona propensione all’utilizzo di strumenti tecnologici da parte della fascia d’età 51-60 anni: un intervistato su quattro ha infatti affermato di possedere dispositivi di monitoraggio della salute connessi ad app, con una media di quattro device ciascuno. La ricerca evidenzia dunque un buon livello di maturità, da parte del 75% del campione analizzato, ad accogliere una soluzione utile a migliorare la loro qualità di vita, stimolare comportamenti virtuosi, ad esempio in termini di aderenza alla terapia, e che offra loro la possibilità di prenotare visite, amministrare referti e rimanere in contatto con i medici (70%), prenotare farmaci (65%), effettuare teleconsulti (54%)”.
Visite e referti: i pazienti sognano una piattaforma unica
Percentuali che salgono in diverso modo quando si tratta di visite specialistiche di controllo: il 74% degli intervistati ha per esempio mostrato molto interesse e apertura all’utilizzo di una piattaforma digitale che li possa agevolare nelle prenotazioni con il medico specialista di riferimento. Inoltre, una piattaforma potrebbe agevolare gli operatori sanitari nella gestione dei pazienti cronici permettendo di impostare un piano di prevenzione e cura su misura e aggiornarlo senza doverlo periodicamente fare di persona. Se adottata su larga scala per pianificare il piano di controlli del malato, anche in sede preventiva, la piattaforma permetterebbe un maggior coinvolgimento del paziente favorendo l’aderenza e riducendo il numero dei “no show” alle visite di controllo. Il 71% dei pazienti si dice inoltre aperto all’utilizzo di una piattaforma digitale che, tra le altre funzionalità, offra la possibilità di caricare e salvare i referti medici e gli esami diagnostici, oggi archiviati in gran parte ancora nelle vecchie cartelline. Per più di 5 intervistati su 10, questa funzionalità sarebbe inoltre molto utile per migliorare la qualità di vita del paziente cronico e particolarmente adatta alle necessità di gestione della cronicità.
La multicanalità de facto per comunicare con i medici
Anche in merito ai canali utilizzati nella comunicazione con il medico e le altre figure in ambito salute, le persone affette da malattie croniche mostrano un’attitudine alla multicanalità. Oltre alla crescente richiesta di app di messaggistica e app specifiche (del centro medico, della farmacia…), tra le modalità innovative di interazione desiderate per il futuro emerge l’interesse del 24% degli intervistati verso l’utilizzo di piattaforme più strutturate e sofisticate, dedicate alla comunicazione tra medici, farmacisti e pazienti, utilizzate attualmente solo dal 7% del campione. Il ricorso ai canali digitali e la propensione verso un maggiore utilizzo delle tecnologie aprono dunque a importanti scenari. WhatsApp e Telegram sono canali usati impropriamente per scambiare informazioni di natura sanitaria, sia perché le condizioni di utilizzo ne vietano espressamente l’impiego in questi contesti sia perché non vi è nessuna garanzia del rispetto dei principi del regolamento europeo sulla privacy. Questa modalità di comunicazione espone quindi il professionista a rischi di natura medico-legale. Una piattaforma dedicata limiterebbe l’utilizzo di questi canali ad alcune specifiche procedure (ad es. le prenotazioni di prestazioni) evitando lo scambio non sicuro di prescrizioni, referti o di altre informazioni sensibili e rilevanti sullo stato di salute del paziente. Inoltre, la piattaforma dedicata potrebbe prevedere funzioni di messaggistica sicura e asincrona, che consentono un dialogo sicuro tra operatore sanitario e paziente.
“È importante sottolineare che la comunicazione tra paziente, professionisti coinvolti nel processo di cura e medico attraverso servizi digitali non può sostituire la relazione medico-paziente tradizionale – conclude Troìa – ma può rappresentarne uno strumento complementare in grado di assicurare maggiore efficienza ed efficacia, sia in termini di gestione che di alleggerimento del carico di lavoro degli operatori sanitari, purché venga sempre garantita la privacy e prediletta la facilità d’uso”.