Conoscenza circolante, ingrediente base dell’open factory
Siamo ancora in un’epoca accelerata, in cui le valutazioni delle performance aziendali sono cadenzate da tempi strettissimi e in cui il working capital – capitale circolante – la fa ancora da padrone: indica la capacità del management di far fronte all’attività corrente dell’impresa.
Tutto ci fa pensare, però, che i parametri tangibili, e materiali, con cui operiamo le nostre scelte d’impresa, non siano più così capaci di generare valore.
Oggi parliamo di capitale reputazionale, di valore del brand, di identità di marca, di “like” e social identity, di brevetti, di valore del management. Stiamo viaggiando velocemente verso un’economia della conoscenza e ci dobbiamo chiedere: tra dieci anni i nostri fatturati saranno composti dagli stessi prodotti e servizi di oggi? Il denaro che la banca ci darà in prestito sarà ancora concesso sulle basi delle valutazioni odierne (asset che ci rendono capaci di restituirlo)? Il valore che attribuiamo ai prodotti, alla loro proprietà, sarà lo stesso di oggi?
Conoscenza circolante
La capacità del capitale ci circolare, uscire ed entrare dalla nostra azienda, alimentandone i pistoni, sarà ancora fondamentale, o quella che dobbiamo far circolare è la conoscenza? Le imprese in cui la rotazione della conoscenza è un aspetto fondamentale nella costruzione del valore dei loro prodotti e servizi sono sempre di più, e cominciano ad esserci modelli paradigmatici che confermano quanto sia fondamentale la conoscenza circolante.
Modello Eataly
Il più noto è il modello Eataly. L’azienda è ormai un faro nella vendita di prodotti alimentari, ma ha al centro del suo business model la distribuzione di capitale intangibile. Ogni prodotto è connotato dalla prevalenza della “componente conoscenza”rispetto a quella fisica: il messaggio prevale sulla materia. Ogni fornitore “racconta” i suoi prodotti sugli innumerevoli spazi fisici e virtuali di cui dispone l’azienda, offrendo al consumatore infiniti moduli di conoscenza. Non solo la produzione dei ravioli resa visibile ai consumatori dentro il negozio, ma un po’ di storia, un po’ di territorio, un po’ di viaggio, un po’ di cultura, tuttielementi intangibili che ruotano intorno al marchio. Il tentativo di farcire il prodotto di conoscenza è così ambizioso che nel prossimo progetto di Eataly, Fico, la Fabbrica italiana Contadina, definita la Disneyland del cibo, la didattica sarà una delle sue tre componenti fondamentali, oltre alla vendita ed all’esperienza della produzione sul posto.
Modello Solomeo
Il più affascinante è invece il modello Solomeo, borgo del trecento che ha ripreso vita con l’arrivo dell’impresa di Brunello Cucinelli. Anche altri imprenditori hanno dedicato attenzione al luogo dove si trova l’impresa, con la costruzione di scuole, parchi, musei, (Ermenegildo Zegna nel biellese, Giovanni Borghi della Ignis a Comerio-Varese, o Enrico Mattei a San Donato, come per altri versi Adriano Olivetti ad Ivrea). Ma per la prima volta con il modello Solomeo, oltre alla componente didattica – ha anche istituito una scuola di arti e mestieri – territorio, paesaggio, qualità, saper fare, storia, arte, entrano direttamente nel prodotto, dandogli un valore intrinseco: il suo valore non è più dato solo dalla sua qualità materica, ma ottiene un posizionamento elevato grazie all’aggiunta di tutte queste componenti intangibili che, per la prima volta, il consumatore riconosce ed è disposto a pagare.
Agriturismo Style
Il modello più ruspante che, pur essendo sotto i nostri occhi non riusciamo ancora a prendere come ispirazione in azienda è quello degli agriturismi. Con 230 mila posti letto, 2 mila aziende e quasi 1,5 miliardi di fatturato, il modello Agriturismo è un esempio di come un settore perennemente in crisi, l’agricoltura, possa convertirsi e generare valore attraverso la distribuzione di conoscenza – già disponibile e prima inutilizzata – di territori, cultura agreste, produzione alimentare, gestione e tutela dell’ambiente.
Turismo manifatturiero
Aprire la propria attività al mondo rendendola un modo per far circolare e vendere conoscenza, è diventato per le imprese un’occasione per respirare con il territorio in cui si trovano, farsi conoscere da chi vive intorno ad esse, come nel caso dell’evento di turismo industriale e manifatturiero veneto Openfactory.
Berto Syle
Ci sono poi modelli talmente innovativi per far circolare pezzi della propria conoscenza aziendale e produttiva, da diventare una modalità di comunicazione efficace e originale, come nel caso di Berto Salotti in Brianza, che ha spettacolarizzato la costruzione e la fabbricazione dei suoi divani aprendola agli abitanti di New York.
In tutti questi esempi ci sono tratti comuni: l’azienda raccoglie la propria conoscenza, quella del proprio settore, la analizza, la confeziona e la fa circolare dentro e fuori le proprie mura, facendone occasione di comunicazione, cultura, e affari. Il Manifesto dell’Open Factory è già scritto.