Ci sono startupper che fanno infiniti business plan. E altri che sperimentano e agiscono. Chi volete essere?
La strada degli startupper è sempre irta di insidie. Una delle peggiori si chiama business plan. Dare una forma realistica e credibile alle proprie intuizioni, anche dal punto di vista numerico, non è facile e spesso rappresenta un duro scontro con la realtà. Che sia anche una perdita di tempo? Se osserviamo il comportamento degli imprenditori di successo, in effetti, ci accorgiamo che ne fanno un uso molto moderato. In fondo, chi ha mai sentito Jeff Bezos, Mr Amazon, parlare di ROE, il ritorno sull’investimento, o di punto di pareggio?
Questo è uno dei motivi per cui si sta diffondendo un nuovo paradigma: si chiama Effectuation, promossa da un gruppo di ricercatori e imprenditori attraverso la Society for Effectual Action. L’idea alla base è che sia meglio fare subito, e controllare i risultati, piuttosto che cercare di predire in astratto. Il modello non è rivoluzionario, ma fotografa alla perfezione quello che i migliori imprenditori da sempre fanno.
Ecco i cinque principi per una startup Effectual.
Principio 1 – Means. Si inizia con quello che si ha. Chi sono, cosa so fare, chi conosco. Da qui possono scaturire infinite possibilità. Come dal garage di Steve Jobs. Questo naturalmente non significa eliminare la pianificazione, ma al contrario, renderla leggera, veloce, controllabile e riconfigurabile ogni giorno. La cura delle proprie risorse porta inevitabilmente a una loro amorevole protezione.
Principio 2 – Affordable Loss. Quanto posso permettermi di perdere? Il principio, quasi da “buon padre di famiglia”, incoraggia a sperimentare (facendo errori non fatali) e a focalizzarsi su obiettivi vicini. Per lanciare la rivista Student, con cui iniziò nel 1971 a vendere dischi per corrispondenza, il fondatore di Virgin Richard Branson si fece prestare da sua madre quattro sterline. Davvero una perdita alla portata di tutte le tasche.
Principo 3 – Co-creation Partnership. Di fronte a un modello di business unico, i possibili interlocutori si autoselezioneranno. A molti piacerà, ad altri no. Lavoreremo solo con i primi, siano essi clienti o soci. Sarà più semplice costruire l’impresa e non ci disperderemo in complesse analisi del mercato o dei target.
Principio 4 – Leverage Contingencies. Ovvero, sfruttare l’effetto sorpresa. Anche in questo caso il mantra è: non perdere tempo nel disegnare scenari, ma adattati velocemente ai cambiamenti continui. Del resto tutte le imprese si nutrono delle dinamiche quotidiane e cercano di cavalcarle. Per dirla con Renzo Rosso, il fondatore di Diesel, «per come la vedo io, ogni sei mesi si ribalta tutto».
Principio 5 – Worldview. L’ultimo comandamento è veramente la summa del modello Effectual e spinge a occuparci di tutto ciò che siamo in grado di controllare direttamente. In un pensiero in cui il futuro non si predice, ma si crea, servono persone in grado di pilotare, come il comandante di un aereo, la loro startup verso la crescita.
Volendo sintetizzare, la filosofia Effectual ribalta il modo in cui siamo abituati a pensare all’imprenditorialità e forse a tutto il mondo del business. Lo spiega bene in questo video Saras Sarasvathy, professoressa di Imprenditorialità ed Etica a Darden (University of Virginia). Da una logica causale, che predetermina gli obiettivi e attiva i mezzi per raggiungerli, si passa quindi a una Effectual che, al contrario, parte dai mezzi e immagina traguardi sempre nuovi. Una ventata di aria fresca che scompagina i business plan.