Bitcoin o bitcoin?
Sulla stampa negli ultimi mesi si è fatto un gran parlare dei repentini movimenti a salire o scendere delle principali cripto valute. Una volatilità per nulla tipica del mondo delle divise (Euro, Dollaro, Sterlina hanno andamenti di mercato caratterizzati da bassa volatilità) e decisamente più simile al comportamento di altri asset, quali ad esempio i titoli azionari (es. il titolo azionario della AS Roma ha fatto un salto del +20% al solo annuncio dell’arrivo di un nuovo allenatore…)
Ma perché ci sono questi movimenti?
Prima di arrivare al perché, dobbiamo fermarci un secondo a considerare di cosa stiamo parlando, ovvero di cosa sia una blockchain, in cosa consista il “valore” rappresentato dal token che viene utilizzato per realizzare transazioni tra i partecipanti al network e quali e quanti elementi vivano intorno ad un progetto di questa natura.
Prendiamo ad esempio Bitcoin, la più “antica” (2009) tra le blockchain oggi attive.
Il valore è rappresentato da una infrastruttura di migliaia di computer (12.985 nodi, mentre sto scrivendo queste righe) un sistema operativo (il software, aperto, disponibile per tutti) una community di gestione (i “miners”, in tutte le possibili declinazioni, ed i “Full Node” managers) che ne garantisce la disponibilità tecnica, la performance e la resilienza ed una community di sviluppo (i “developers”) che continuano a sviluppare gli algoritmi e le funzionalità dell’ambiente.
L’ insieme di questi elementi rappresenta nella sua interezza un sistema globale di scambio di valore, irripudiabile, auto-verificabile, senza intermediari.
A partire da questo, ci sono molte altre cose che contribuiscono al “valore” di Bitcoin, ma occorrerebbe entrare più sul tecnico e per questo consiglio una lettura (Mastering Bitcoin, di Andreas Antonopoulos).
Incidentalmente il token espressione del valore scambiabile (bitcoin) è negoziato su una moltitudine di exchange e quindi soggetto alla brutale legge della domanda e dell’offerta. C’è evidentemente chi crede che un sistema complesso di scambio di valore, disintermediato, decentralizzato, rappresenti il futuro. E scommette sulla crescita complessiva di Bitcoin comprando bitcoin (chi l’ha fatto da qualche anno, oggi sorride) altri si muovono invece con ottica esclusivamente speculativa, acquistando e vendendo sulla scorta di comunicazioni molto estemporanee (i tweet di Elon Musk) o più strutturali (le azioni del governo cinese). Sono queste azioni speculative che contribuiscono a spostare l’attenzione dei media dal “valore” di Bitcoin (la rete, le community, il software, il sistema) a quello dei bitcoin (il token di scambio) generando confusione, allarme e talvolta vera e propria disinformazione.
E’ chiaro che muoversi in questo mercato “nuovo” (per comportamenti, tool di accesso, regole) sia rischioso. Bisogna informarsi bene e definire una strategia che sia equilibrata rispetto alla propria attitudine al rischio, asset allocation e obiettivi di investimento. E bisogna stare attentissimi perché, proprio per il relativo scarso accesso a strumenti “semplici” per acquistare e vendere token, sono proliferate nel tempo azioni di vera e propria truffa soprattutto ai danni di piccoli investitori.
Per fortuna, anche in Italia, sono oggi presenti soggetti vigilati (alcune banche italiane ed europee ad esempio) che forniscono strumenti di negoziazione di questi token estremamente seri ed affidabili.
Insomma, abbiamo una nuova “internet del valore” rappresentato dalle blockchain, che si affianca alla “internet dei contenuti” rappresentato dal web e dalle tecnologie complementari. L’internet del valore è destinata a cambiare profondamente il nostro modo di considerare lo scambio di asset. Uso un parallelo, viviamo oggi con la blockchain quello che abbiamo vissuto con il web alla fine degli anni 90. Avevamo capito le potenzialità, ma forse non avevamo inteso fino a che punto ci sarebbe cambiata la vita. Questa volta non facciamoci trovare impreparati.