Le automobili a guida autonoma sono il futuro della guida
Tra una decina d’anni, o poco più, (ma c’è chi sostiene che ci vorrò addirittura meno), potremmo non avere più il piacere, l’opportunità e la responsabilità di tenere tra le mani un volante e di guidare un’autovettura o un qualsiasi mezzo, da quelli per il trasporto di massa a quelli per il lavoro, passando per tutte le tipologie di macchine circolanti su strada, in acqua o nei cieli. Le tecnologie per la guida autonoma sembrano ormai assolutamente mature per un debutto imminente, ma al di fuori dalle aziende e dalle molte realtà direttamente coinvolte in questo ambizioso progetto, la società e le persone non sembrano affatto pronte ad affrontare questo cambiamento epocale.
Che fossero le redini o la criniera di un cavallo, di un cammello o di numerosi altri animali cui siamo saliti a dorso nel corso dei millenni fino ad arrivare ai volanti, ai manubri, ai timoni e ai numerosi altri sistemi di guida inventati negli ultimi secoli, infatti, l’uomo ha da sempre condotto qualcosa, fino a poter definire questa attività guida, se non addirittura pilotaggio. Condurre qualcosa che ci porta in giro, dove noi vogliamo e nel modo che più ci piace è qualcosa che attiene alla nostra storia e alla nostra cultura, se non è addirittura in qualche modo insito nel nostro DNA. Si tratta di qualcosa che ci appartiene, probabilmente tra le più difficili cui rinunciare perché la guida ci rende liberi, ci esalta, ci eleva, oltre a permetterci di svolgere la nostra vita e le nostre attività quotidiane.
Indipendenza, soddisfazione, senso di appartenenza attiva a un mondo in movimento, responsabilità, capacità di essere artefici delle proprie scelte, se non addirittura del nostro stesso destino; sono probabilmente queste le chiavi che hanno reso l’automobile un mito in soli 130 anni, da quando, il 3 luglio del 1886, la Patent Motorwagen di Karl Benz fece la sua prima comparsa in pubblico, percorrendo poche decine di metri lungo la Ringstraße di Mannheim. Da allora miliardi di persone hanno ambito alla guida più che a qualsiasi altra cosa, consacrando alla storia centinaia di coraggiosi piloti in altrettante discipline sportive collegate ai motori. Le strade di tutto il mondo si sono riempite di auto, di camion, di pullman e di mezzi di ogni genere, che hanno inquinato e mietuto vittime, oltre che spostare le persone con grande comodità e indipendenza.
A poco più di un secolo dal suo debutto, l’automobile è dunque oggi a un importante bivio che la porterà prestissimo a guidarsi da sola, ipotesi che in molti vedono ancora in modo molto negativo e che per il momento giudicano come una grave limitazione della libertà degli individui, così come sta accadendo in molti altri ambiti connessi all’automazione e alla robotica.
Non riusciamo ad accettarlo, ma saremo presto soppiantati dalle macchine in molte attività, perché esse sanno fare molto meglio di noi, quando le si progetta, le si programma e le si dota di intelligenza artificiale, assegnando loro un preciso e specifico compito. Cosa che noi uomini non potremo mai tollerare perché viviamo di interessi, di passioni, di varietà e di imprevedibilità. Fare una sola cosa ci annoia, ci rende improduttivi, ci porta a sbagliare. Cosa che finiamo per fare, prima o poi, spesso con conseguenze drammatiche e irreversibili.
Ecco perché dovremo rinunciare alla guida, così come a parecchie altre attività in cui le macchine sapranno essere più brave di noi, più economiche e più efficienti. Ci perderemo qualcosa, certo, ma se parliamo di guida autonoma i vantaggi sono in grado di ricompensarci abbondantemente:
- avremo meno responsabilità e ci resterà tempo per goderci il viaggio o per lavorare durante gli spostamenti;
- non dovremo più preoccuparci di conoscere la strada o di ascoltare bollettini del traffico o notiziari, perché le macchine gestiranno in tempo reale, se non addirittura in forma predittiva, una mole di informazioni con cui nessun essere umano potrebbe confrontarsi, tanto meno mentre è alla guida;
- ci dimenticheremo il problema del parcheggio, della manutenzione, della pulizia e di molte altre incombenze, che portano via tempo prezioso;
- saremo molto più sicuri, perché una macchina non è preda di colpi di sonno, non si lascia sopraffare dalle emozioni, non conosce la paura ed è in grado di prevenire incidenti e problemi come nessun essere umano potrebbe mai fare;
- saremo liberi da tutte le implicazioni negative correlate al possesso e all’utilizzo di una macchina, perché esse baderanno a sé stesse in modo completamente autonomo, venendoci a prendere come se avessimo un autista e ritirandosi in buon ordine, quando non ci servono più.
Ecco perché questo cambiamento non deve spaventarci. Less is more, vale anche in questo caso e quel “more”, insieme ai molti altri che questa nuova e poderosa rivoluzione tecnologica ci porterà, ci offriranno una qualità della vita mai sperimentata prima e ci renderanno ancora più liberi di concentrarci su quel che davvero ci serve per vivere meglio. Anche senza un volante tra le mani.