Artigiani e nuove regole. Piccola guida per sopravvivere alla giungla della Pubblica Amministrazione
Nelle ultime settimane sono state tante e importanti le novità relative ai rapporti tra artigiani e Pubblica Amministrazione. Alcune sono state accolte con favore dalle imprese, altre, seppur pensate per risolvere dei problemi oggettivi, in realtà si stanno trasformando in norme castranti per i piccoli imprenditori. Facciamo un po’ di ordine.
L’ultima norma, datata 31 marzo 2015, stabilisce l’obbligatorietà di emissione della fattura solo in formato elettronico verso tutta la PA, ovvero verso tutti gli enti locali (dal 6 giugno 2014 era invece già obbligatoria verso le PA centrali, cioè scuole statali e ministeri).
Cosa cambia per un artigiano e un piccolo imprenditore? Significa avere due sistemi di fatturazione: quello che si è sempre usato e quello per la fatturazione elettronica. Quest’ultimo potrebbe anche essere integrato con il sistema tradizionale, ma ne deve valer la pena da un punto di vista economico. Se si emettono poche fatture si possono utilizzare strumenti alternativi gratuiti come il sistema di infocamere per un numero di documenti fino a 24 in un anno, oppure iscriversi alla piattaforma del Consip (il MePA, mercato elettronico europeo) che consente di emettere un numero illimitato di documenti.
Personalmente sono molto favorevole alla fattura elettronica, anche se come tutti i cambiamenti comporta un po’ di difficoltà, ma superata la prima fase si potrà notare che i sistemi sono molto intuitivi.
Quali i vantaggi? Risparmio di tempo e di denaro per la Pubblica Amministrazione. La fattura infatti arriva direttamente all’ufficio competente tramite un identificativo che viene dato dalla stessa PA all’impresa. Il centro studi del Politecnico di Milano ha verificato che con questo sistema si risparmiano 1,4 milioni di euro e si ha fra gli altri anche un accorciamento dei tempi di pagamento dovuto al fatto che la fattura non si perderà nei meandri dei vari uffici protocolli dell’ente destinatario.
A mio avviso però il grande vantaggio che tutto ciò comporterà è quello di maggior trasparenza negli acquisti della PA, perché tutto è tracciato, quindi vi è maggior possibilità per le imprese di essere fornitori ad armi pari nelle varie commesse verso la PA.
Grazie all’introduzione del MePA, che va a sostituire i vecchi albi fornitori delle Pubbliche Amministrazioni, le imprese italiane possono venir a conoscenza e quindi partecipare a molte più gare della Pubblica Amministrazione, non necessariamente quella del proprio territorio, ma anche quelle di tutto il Paese.
Non sono però tutte così positive le nuove regole che disciplinano i rapporti fra piccole imprese e artigiani, perché da gennaio 2015 è entrato in vigore il tanto odiato split payment, sicuramente mosso dalle migliori intenzioni di combattere l’evansione IVA, ma che di fatto va a creare un ammanco di liquidità nelle casse delle imprese (parliamo di circa 2 milioni di imprese che lavorano con la PA). Le imprese infatti versano generalmente l’IVA mensilmente o trimestralmente a seconda della ragione sociale e del fatturato annuo, che è la differenza fra IVA acquistata e IVA venduta. Da gennaio invece tutte le fatture emesse verso la PA verranno pagate solo per la parte imponibile, mentre l’IVA la versa direttamente la PA. Da un punto di vista teorico non ci sarebbe nessun problema, anzi un aspetto burocratico in mento a carico delle imprese, se non fosse per i tempi biblici che la PA ha per pagare i fornitori. Quindi l’impresa che lavora molto con la PA rischia di trovarsi a credito di IVA e dover attendere anche 15 mesi per chiedere il rimborso. Secondo lo studio dell’Osservatorio permanente della CNA sulla tassazione delle piccole imprese, si parla di circa un miliardo e mezzo di euro ogni mese.
Si auspica che si possa trovare una soluzione alternativa allo split payment per combattere l’evasione di poche imprese, perché in questo modo si colpisce l’interno comparto imprenditoriale, già vessato da molti balzelli e in un periodo di forte crisi economica. La liquidità generata seppur temporaneamente dall’IVA verso le PA, in certi momenti dell’anno può rappresentare per gli imprenditori una ventata d’aria e consentire alle imprese di sopravvivere.