Arriva il computer così potente da ospitare la cosa più grande che c’è: la mente umana
Alcuni giorni fa mi è capitato di rivedere per l’ennesima volta il film Trascendence, in cui uno scienziato, Will, viene assassinato da terroristi antitecnologici e la moglie ne carica il cervello in un computer, in modo che Will possa in qualche modo rivivere, comunicare e portare avanti le sue ricerche. Sembra pura fantascienza, vero? Invece questa storia è molto più scientifica di quel che sembra.
Il concetto alla base del film è quello di Mind Uploading, il trasferimento della propria coscienza (quindi il proprio io, ricordi, personalità) da una base biologica (il cervello), a una non biologica (silicio, quindi computer).
I ricercatori (reali) che tentano di attuarlo partono dal presupposto – scientificamente provato – che la mente altro non è che un processo che ha luogo nel nostro cervello, come se la prima fosse il software e il secondo l’hardware. Una posizione diametralmente opposta a quella di alcuni anni fa, in cui si immaginava una netta separazione tra i due. Il nostro Io, ciò che ci identifica come individui unici e diversi, sarebbe il frutto dell’intensa attività dei neuroni (mattoncini del cervello) che, a velocità altissime, scambiano informazioni tramite segnali elettrici formando un’intricata rete che costantemente si modifica in base a stimoli esterni ed interni, permettendoci di crescere.
Questa affascinante rete prende il nome di Connettoma, una sorta di cartina di come i nostri neuroni, tramite le sinapsi, si connettono tra loro, strutturalmente e funzionalmente. Se quindi immaginiamo il cervello come un computer che elabora informazioni, che nel nostro caso è l’attività cerebrale in cui dati in ingresso (ad esempio un senso di pericolo) vengono processati per ottenere dati in uscita (lo stimolo a scappare), secondo gli scienziati non fa differenza se questa elaborazione viene fatta dalla biologia, i neuroni, o da una macchina artificiale, i circuiti logici di un computer.
Progetti quali il Blue Brain Project (BBP) portato avanti dal neuroscienziato Henry Markram, la controparte americana BRAIN, il progetto SyNAPSE dell’IBM sono tutti esempi, di grande rilevanza, che stanno indirettamente contribuendo ad apporre tasselli fondamentali a questo mosaico.
Indirettamente, in quanto i loro scopi e obiettivi sono eterogenei e a prima vista non collegati al Mind Uploading, ma il cercare di replicare alcune funzionalità cerebrali o singole zone del nostro cervello (come, nel caso del BBP la colonna neocorticale, parte della neocorteccia responsabile del pensiero cosciente) non è che il primo passo per estendere il tutto prima ad altre aree e successivamente al cervello in toto.
Il problema principale, che è anche il più grande limite, è la potenza dei computer attuali. Nonostante vengano utilizzati alcune tra le macchine più potenti al mondo (basti vedere il Blue Gene), replicare quell’efficientissimo organo che è il nostro cervello – con i suoi 100 milioni di miliardi di sinapsi e un consumo energetico di soli 3 Watt – richiederebbe un computer attualmente non esistente e che avrebbe, con le tecnologie attuali, un consumo energetico impensabile.
Nonostante questo, la storia ci insegna (ed in particolare l’ultimamente vacillante Legge di Moore) che in un tempo più o meno breve quelli che sono limiti hardware attuali verranno facilmente superati e quindi saremo in grado di avere computer della necessaria potenza computazionale e con un consumo energetico molto basso.
Ben più complessi, tuttavia, sono i limiti software e soprattutto etici e morali che accompagneranno rami di ricerca così delicati. A cosa mi riferisco? Nel caso del software, sarà molto complesso trovare la (o le) modalità per cui il processo non generi una copia della persona ma un vero e proprio trasferimento. La teoria più accreditata per permettere ciò, e quindi per dare la possibilità all’individuo di vivere in una realtà a tutti gli effetti virtuale, è quella di copiare ogni singolo neurone e sinapsi. È una teoria interessante, che approccia la problematica in maniera tradizionale e con le conoscenze attuali, ma che potrebbe essere la prima di molte altre più efficienti.
Vi lascio segnalandovi due video pieni di spunti per una riflessione su queste tematiche. Nel primo si affrontano le domande e i dubbi legati a un futuristico mind-uploading, nel secondo invece un utilizzo possibile di questa tecnologia. Quasi quasi potrei rispolverare Matrix.