Alla scoperta dei nuovi colori dell’innovazione. Dove la diversità produce valore e ricchezza
Il mondo è una grande piattaforma, una piattaforma interconnessa in grado di mettere in comunicazione sempre più persone e di offrire opportunità simili a chiunque. Ma è anche una rete dalle maglie molto larghe, un ambiente competitivo e rapido: chi non si trova al posto giusto nel momento giusto rischia di finire escluso dal progresso di crescita della ricchezza culturale ed economica.
Seguendo la rotta della globalizzazione si lasciano porti sicuri per esplorare e scoprire i nuovi colori dell’innovazione: dall’information technology all’etica, dalla complessità al mondo del lavoro attraverso i nuovi mercati emergenti. Queste sono le forme e le tonalità dell’innovazione che oggi, più che nel passato, richiede coraggio ed isole nelle quali fermarsi.
Ad esempio le scuole più innovative al mondo si trovano in Svezia, in Silicon Valley, in Danimarca, ma anche in Nigeria e in Cambogia. Sono innovative non solo perché sono tecnologiche, ma soprattutto per i loro metodi di insegnamento e per le relazioni che riescono a costruire col territorio che le ospitano. Sono tredici e ne citeremo due che sono geograficamente agli antipodi.
L’Ørestad Gymnasium di Copenhagen è stata definita «la scuola nel cubo». Si tratta di un’unica, gigantesca classe di vetro che può ospitare 1.200 studenti delle classi superiori. L’idea è quella di incoraggiare gli alunni a condividere il sapere, a essere più flessibili e a fare problem solving di gruppo. Una scuola, dice il preside, Allan Kjær Andersen, «in connessione col mondo che c’è di fuori».
A Makoko in Nigeria, nei dintorni acquitrinosi di Lagos, la scuola è una costruzione di legno di forma triangolare capace di resistere alle violente maree che devastano le coste della laguna immediatamente a ridosso dell’oceano. Il progetto porta la firma dello studio Nlé ed è stato realizzato grazie al contributo dell’Onu e della Fondazione Heinrich Böll. Può accogliere fino a 100 studenti ed è munita di “compost toilets”, il che, considerato il luogo, non è così scontato.
La facilità d’uso delle nuove tecnologia sta dunque anche livellando le barriere di accesso alle tecnologie. Fino a qualche decennio fa solo le nazioni del Primo e Secondo Mondo avevano accesso a certe tecnologie, oggi grazie a Internet e all’Information Tecnology anche un non ingegnere può usare un navigatore satellitare.
Chris Meyer e Stan Davis, da sempre, sostengono che l’economia ha trasformato il progresso scientifico in tecnologie, che vengono determinate dal mercato. L’incontro con le nuove opportunità tecnologiche, ad esempio l’uso di Internet, ha modificato sia il nostro modo di pensare che la società.
È necessario sottolineare che non ci sono stati solo dei cambiamenti a livello ambientale ed economico: il mondo in cui viviamo e gli oggetti che utilizziamo sono stati travolti e modificati. Se prestassimo sempre più attenzione agli strumenti che ci circondano, ci accorgeremmo che sono stati creati dal lavoro di persone diverse e, in alcuni casi, sono frutto della collaborazione di vari popoli.
Vi siete mai chiesti se e come possa essere possibile costruire un Boeing in tre giorni? È possibile perché molti dei sub-assemblati, addirittura il 70-80% dei componenti totali, sono interamente progettati e prodotti da una serie di partner disseminati in varie zone del pianeta. La deriva verticale, ad esempio, arriverà dagli stabilimenti Boeing di Frederickson, nello stato di Washington; i bordi d’attacco fissi e mobili delle ali verranno da Tulsa, nell’Oklahoma; la cabina di pilotaggio e la sezione anteriore della fusoliera di Wichita, nel Kansas; i bordi d’uscita mobili dagli stabilimenti australiani e i raccordi ala-fusoliera da Winnipeg, in Canada.
Ecco dunque uno scenario in cui l’innovazione si nutre di scambi, confronti, interazioni nel quale diventa fondamentale sviluppare un dialogo tra imprese sostenuto dalla ricerca, dal sistema formativo, dalla comunità finanziaria, per segnare così una svolta ma soprattutto per restare al passo con i tempi.
Stiamo vivendo una società delle emozioni e delle sensazioni, mettiamo a frutto quindi il talento in una dinamica globale, che può costituire insieme alla ricerca il valore aggiunto per vivere la globalizzazione non nella prospettiva disperante, ma nella difesa delle diversità, interpretate come ricchezza.
Oggi, possiamo essere seduti in un caffè di Londra e sorseggiare un espresso all’italiana servito da un cameriere algerino, oppure in un pub di Nuova Delhi, dove si mangia cibo libanese al ritmo di una band filippina, in locali arredati con una testa d’ippopotamo imbalsamata e un poster d’epoca che annuncia il concerto di Grand Ole Opry in una scuola superiore di Douglas, in Georgia.
Come dice Oscar Wilde “il vero mistero del mondo è il visibile, non l’invisibile”.