7 cose da fare subito per migliorare la qualità della vita nelle nostre città
Il secolo delle città è arrivato. Dobbiamo tutti cogliere questa nuova occasione per sviluppare nuovi business e migliorare la nostra esistenza quotidiana.
In particolare tre sono i trend più significativi oggi in voga: la città smart, la città resiliente e la città della qualità della vita.
La città smart è forse quello più abusato, ma ancora non è chiaro il ruolo delle tecnologie nello sviluppo delle nostre metropoli: solo cestini e parcheggi intelligenti (che a volte servono ben poco, soprattutto nei nostri congestionati centri storici) o anche un maggior coinvolgimento della cittadinanza nelle scelte delle amministrazioni? Una risposta definitiva ancora non c’è, anche se tante sono le sperimentazioni.
La città resiliente è certamente l’hype del momento. Di fronte a repentini e inaspettati momenti di crisi (un attacco terroristico, un disastro meteorologico…) si sta tentando di progettare soluzioni a scala urbana che permettano di contenere gli effetti negativi degli shock esogeni.
Dal piano di New York o di alcune città in Cile per riforestare le coste ed evitare effetti distruttivi in caso di tornado o terremoti, alle misure per disegnare spazi pubblici più controllabili e immediatamente raggiungibili dalle forze dell’ordine. Siamo ancora ai primi passi ma di certo l’alleanza tra urbanistica, sociologia e geografia rappresenta il futuro nella costruzione di ambienti metropolitani capaci di garantire adeguati standard di sicurezza.
Il terzo trend su cui voglio soffermarmi è quello della città qualità della vita. Sempre di più sviluppo sociale, culturale ed economico di una metropoli non sono collegati ai soli meri fattori numerici (il PIL, il numero di abitanti, il prestigio delle università, la localizzazione di multinazionali, eccetera) ma a un più complesso set di indicatori che tendono a misurare il benessere civico nel suo complesso. Su queste classifiche di vivibilità sono quindi oggi ordinate le città: le migliori (spesso città del Nord Europa, del Canada o dell’Australia) sono poi le più ambite per gli studenti, le aziende e le istituzioni culturali.
Anche l’Italia abbiamo visto può distinguersi e cogliere l’occasione di questi trend mondiali, ispirandosi ai più fortunati casi internazionali per calarli nelle proprie metropoli.
Abbiamo deciso di analizzare in questi mesi su Centodieci tre casi per trarre ispirazione e pensare a come migliorare il nostro tessuto economico e territoriale: dopo il caso di Londra e della California, oggi ci dedichiamo alla capitale austriaca Vienna, non a caso capitale della qualità della vita mondiale secondo la prestigiosa rivista Monocle e del Quality of Living Index, rapporto annuale svolta dalla società di ricerche Mercer.
Un recente conferenza cui ho partecipato si è svolta proprio nell’antica dimora degli Asburgo per interrogarsi su quali siano gli elementi su cui valutare la qualità della vita di una città. Se riusciamo a individuare quali sono le direttrici della urbanità perfetta, possiamo quindi trasferirli più facilmente nel nostro paese e nelle nostre pratiche quotidiane.
Secondo Monocle si tratta di un sapiente mix di sei elementi: una buona comunicazione, una impeccabile ospitalità, un’architettura sana, una presenza di artigianato diffuso e makers, un network di collezioni e collezionisti d’arte, una mobilità efficace e innovativa.
In particolare passiamo in rassegna alcune idee e trend emersi durante la conferenza per ognuno degli elementi di cui sopra, così da poter ben miscelare anche qui da noi il perfetto cocktail della qualità della vita in città!
- La comunicazione e i media devono essere sempre di più analogici e meno digitali, come il telefono senza internet della marca svizzera Punkt. Devono prevalere momenti di incontro offline, come il salone del libro di Francoforte.
- Bisogna concentrarsi sul brand della propria città, comunicando autenticità ai propri ospiti. Occorre costruire un’offerta vitale e aperta 24 ore su 24, grazie ad iniziative pubblico-private come il sindaco della notte di Amsterdam.
- L’architettura e gli edifici non devono essere solo ammassi di vetro respingente, ma contenere spazi interni ed esterni dedicati all’ambiente, alla natura e alla quiete. Bisogna costruire spazi di rinaturalizzazione come la Floating Island che a breve verrà installata a New York come una sorta di parco galleggiante.
- Occorre preservare il tessuto di micro-imprenditorialità e negozi storici presenti nei nostri centri città. La manifattura 4.0 può avere sede in città senza nuocere all’ambiente.
- Occorre sviluppare un ecosistema di gallerie e di musei, in particolare di arte contemporanea. I collezionisti di tutto il mondo devono vedere nella città un luogo perfetto dove espandere la propria collezione.
- Infine la mobilità deve essere innovativa e inclusiva, sempre più rispettosa della natura. A breve auto elettriche e guidate autonomamente rivoluzioneranno per sempre il paradigma della mobilità individuale nelle nostre città, e occorre essere i luoghi pilota di questa novità positiva.
Ho dunque terminato con questo articolo sulla recente conferenza di Monocle a Vienna il terzetto di contributi su come le nostre metropoli devono collegarsi ai positivi esempi internazionali per competere sempre meglio e dare qualità della vita appunto a chi le abita. Alla prossima, e viva il secolo urbano!