Irene Kung. Visioni dallo Yunnan e dal Tibet
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CentodieciDettagli
L’Arte, simbolo di connessione e cultura tra gli esseri umani di ogni tempo, di ponte tra passato, presente e futuro è il motto di “Centodieci è Arte”, il ciclo di incontri sul territorio nati per diffondere la cultura dell’arte in tutte le sue espressioni.
Il prossimo appuntamento è a Mestre con la Mostra “Irene Kung. Visioni dallo Yunnan e dal Tibet”, In collaborazione con Alessia Paladini Gallery, Milano www.alessiapaladinigallery.it / info: ap@alessiapaladinigallery.it, la cui inaugurazione si terrà giovedì 30 giugno dalle ore 19.00 negli uffici di Banca Mediolanum, in Calle del Sale 19.
Le opere qui presentate fanno parte di un ciclo dedicato da Irene Kung all’Estremo Oriente, in particolare al Tibet e a Yunnan. Si tratta di opere di grande raffinatezza, nelle quali l’artista abbandona il suo tradizionale fondo nero per accettare interamente la sfida del colore: un colore, comunque, sempre in grado di trasformarsi non in descrizione ma in visione, in pura estensione emotiva. Kung si misura qui con uno dei grandi temi della storia della fotografia, quello del viaggio e dell’incontro con realtà diverse dalla propria, un tema che nell’incontro tra Oriente e Occidente ha dato anche in passato risultati straordinari. Irene Kung trasforma i suoi soggetti attraverso la luce e attraverso il colore, conferendo alle sue immagini la dimensione del sogno, dell’apparizione misteriosa, che lascia immaginare la sorpresa provata dai primi viaggiatori occidentali di fronte a questi paesaggi e a queste architetture. Un viaggio nello spazio e nel tempo, dunque, che Kung realizza con la consueta maestria tecnica e con un controllo dell’immagine che si rivela anche nella scelta dei formati, chiaro rimando a quelli caratteristici della pittura e della scrittura cinesi.
Come afferma l’artista stessa, quello di Irene Kung è il «tentativo di generare un nuovo significato a partire dalle percezioni di un’esperienza emotiva, è un’astrazione che mi conduce dalle zone più in ombra alla dimensione meditativa, fino agli spazi inconsci dell’anima». Da qui, il silenzio che impera su queste immagini, che ne diviene un’autentica chiave di lettura, trasportando lo spettatore in un’altra dimensione, tra sogno e realtà.
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