Centodieci è Arte – Mostra Walk of Life
Con
CentodieciDate dell'evento
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25/10/2022 • 18:30
Via Pennati, Monza
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L’arte, simbolo di connessione e cultura tra gli esseri umani di ogni tempo, di ponte tra passato, presente e futuro è il motto di “Centodieci è Arte”, il ciclo di incontri sul territorio nati per diffondere la cultura dell’arte in tutte le sue espressioni.
Il prossimo appuntamento è a Monza con la Mostra “Walk of life”, in collaborazione con Galleria Michela Rizzo presso gli uffici di Banca Mediolanum, in via Pennati ang. via G.B. Mauri.
Dalla forte dinamicità, la mostra propone una pluralità di artisti, con cui la galleria ha sancito un rapporto saldo e duraturo perpetuatosi nel tempo, che dialogano tra loro intorno ad alcuni dei temi su cui la politica aziendale di Mediolanum ha costruito la sua storia.
La libertà percepita in ogni nostra azione, la relazione che tra i vari attori da essa si genera, la responsabilità e il rispetto dell’ambiente sociale e naturale all’interno del quale ci muoviamo e la sostenibilità per lo stesso sono alcune delle tematiche affrontate dalle ricerche degli artisti presenti in mostra, restituite attraverso opere diverse tra loro per medium e messaggio. Hamish Fulton, Micheal Höpfner, Antonio Rovaldi, Nanni Balestrini, Mariateresa Sartori, Giuseppe Abate, Matthew Attard e Beatrice Alici aprono una narrazione che si snoda intorno all’esplorazione del territorio, della natura e dello spazio, indagato ad un livello mentale e fisico, approdando ad un’indagine sul concetto di luogo e di paesaggio, misurandosi con forze naturali invisibili, o affrontando tematiche sociali, quale lo sfruttamento delle risorse e i danni ambientali.
Hamish Fulton sviluppa la sua poetica artistica intorno all’idea di ambiente come paesaggio, rimodellando la forte influenza romantica, derivatagli dal suo paese natale, si distacca da essa per ricercare un’arte che 4 possa provenire solo dall’attraversamento fisico dei luoghi e del paesaggio. Questa stessa analisi esperienziale viene ripresa nella ricerca di Micheal Höpfner che, attraverso un linguaggio più visivo, mette in moto una riflessione sull’arte contemporanea in rapporto ai concetti di realtà e luogo. Analogamente la ricerca di Antonio Rovaldi si fonda sul concetto dell’attraversamento. Ora a piedi, ora in bicicletta, l’artista attraversa lunghe distanze restituendo la sua esperienza nel sovente confronto tra arte e letteratura.
Più incentrato sulle interazioni sociali è il secondo nucleo di artisti. Nella complessa relazione tra oggettivo e soggettivo si muove Mariateresa Sartori. Con una forte componente empirica all’interno dei propri lavori, l’artista basa la sua ricerca a metà tra arte e neuroscienza, sviluppando una dinamica della tensione verso l’oggettività, più che della reale volontà di arrivare ad essa. Colonna portante della poesia italiana della seconda metà del ‘900, Nanni Balestrini rappresenta un punto di vista sempre attuale, sia nella letteratura che nel panorama artistico-visivo; muovendosi con vivacità tra le questioni politiche e intellettuali del tempo fa della parola il suo medium prediletto, decontestualizzandola e caricandola di immagini testimoni di una consapevolezza tanto politica e sociale quanto estetica e visiva. Con la stessa attenzione Nanni Balestrini guarda ai problemi ambientali e al tema sempre più incalzante dei disastri climatici. In questo senso costituisce un’opera fondamentale “Tristanoil”, lungometraggio della 5 durata di 2.400 ore: “il film più lungo del mondo”. Con uno sguardo arguto e ironico, Giuseppe Abate indaga sulle tendenze più radicate nella nostra società, di cui a volte siamo a malapena consapevoli. Abate analizza ciò che dietro una semplice immagine, spesso per noi confortevole e familiare, si può in realtà celare, e da essa sviluppa un ciclo di opere che la richiamano continuamente, mescolando oggetti e tecniche tradizionali ad impulsi del tutto contemporanei. Beatrice Alici, mediante la realizzazione di un ciclo di opere collegate al tema di un Eden contemporaneo, esplora, attraverso l’immagine, uno spazio psicologico femminile. Così figure al confine con il magico e lo spirituale, come streghe o divinità, immerse nel buio, vengono illuminate dalla luce della luna o di una candela provando a rappresentare il ritorno della società ad uno stato primordiale. Infine Matthew Attard sviluppa una particolarissima ricerca, a metà tra performativo e visivo, per la quale attraverso la tecnica del eye tracker, rielabora immagini e pratiche iconiche del passato inserendole nel contesto iconografico del nostro tempo e liberandole dalla loro storicità. Attraverso questi differenti percorsi, la mostra si pone come strumento in grado di collegare non solo le varie ricerche dei singoli artisti, ma anche come palcoscenico per far comunicare ad una società storica come Mediolanum i propri valori attraverso queste stesse opere.
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