Vuoi essere un grande leader? Immagina la tua vita come quella di un atleta
Per buona parte della mia infanzia e gioventù lo sport è stato un incubo. Quando si facevano le squadre per giocare a calcetto ero sempre l’ultimo ad essere scelto e di solito finivo in porta, dove i miei compagni pensavano, sbagliando, che non avrei fatto danni. Oggi sono decisamente più in forma, partecipo ad un paio di maratone l’anno e, quando viaggio, nella mia valigia non mancano scarpe e calzoncini. Cos’è accaduto?
Una decina di anni fa, quando è nata la mia prima figlia, ho capito che avrei voluto una forma fisica migliore sia per essere presente di più e meglio sia perché volevo incarnare un modello sano, psicologicamente e fisicamente. Mi sono messo a dieta e ho iniziato a correre.
In questi anni la corsa mi ha dato molto più dei sacrifici che ho fatto. L’Harvard Medical School dimostra quello che, in fondo, noi tutti sappiamo: l’esercizio fisico, indirettamente, migliora l’umore e il sonno e riduce lo stress e l’ansia. Problemi in queste aree frequentemente causano o contribuiscono all’indebolimento cognitivo. In sintesi, la forma fisica migliora e con essa anche la prontezza mentale. Ma c’è di più, perché offre tre valori precisi.
Il valore della resilienza
«La resilienza – secondo la dottoressa Darcy Smith – è la nostra capacità di gestire il disagio e le avversità, ma non si tratta solo di un insieme di competenze reattive. Le stesse caratteristiche che ci rendono resilienti arricchiscono la nostra vita».
Saper rimanere focalizzati, al di là delle condizioni di contesto, è la dote degli atleti che sentono il traguardo più della sete e dei grandi leader. I resilienti sanno trovare, nella difficoltà, un insegnamento, che permetta loro di guardare avanti senza mettere in discussione continuamente i fondamenti del proprio operato. Come diceva Thomas Watson, già Presidente ed Amministratore Delegato di IBM: «Il modo più veloce per avere successo è raddoppiare il tasso di fallimento». E, aggiungo io, vedere nel fallimento non un giudizio su sé stessi, ma un’occasione di crescita. La nascita di team resilienti e tolleranti verso l’insuccesso sembra essere, nelle risorse umane, sempre più il terreno di sfida. Già nel 2006 il rapporto McKinsey Quarterly gettava le basi di nuove pratiche organizzative e auspicava la realizzazione di “architetture sociali adattative” all’interno delle aziende che permettessero di coniugare la flessibilità (attraverso maggiori autonomie personali e gerarchie più lasche) con l’efficacia realizzativa. Insomma, ambienti che facilitino la resilienza.
Il valore della pianificazione
Non amo l’improvvisazione, e credo che pochissimi se la possano permettere. Pianificare significa per me partire da un obiettivo e, a ritroso, comprendere ed organizzare le attività necessarie per arrivarci. Più l’obiettivo è ambizioso, più accurato sarà il piano. Un ottimo punto di partenza, nel business, è l’approccio di BCG che, come tutte le grandi società di consulenza, è particolarmente attenta alla pianificazione. La sua roadmap The Art of Planning si basa su 10 principi dei quali apprezzo in particolare i numeri sei (Equilibrare ambizioni e previsioni) e sette (Essere adattabili e flessibili) perché credo che possano scongiurare i due errori principali di chi si appresta a redigere un piano. Come direbbe il Generale Patton: «Un buon piano messo in pratica subito è decisamente migliore di un piano perfetto che verrà avviato la settimana prossima».
Il valore della routine
Non è solo la vita dell’atleta ad essere composta di gesti ripetuti e pianificazione di tempo ed energie necessariamente rigidi ma anche quella di molte persone di successo che riescono così a massimizzare l’impatto del proprio talento naturale attraverso un’abile gestione di sé. L’insospettabile Mick Jagger, con i suoi centrifugati ed allenamenti, Arianna Huffington, con le sue inderogabili 8 ore di sonno, e Sergio Marchionne con le sue sveglie alle 3:30. Tutti routinari. Il valore del reiterare azioni che troviamo benefiche o che, semplicemente funzionano è nel fatto che diminuisce la cosiddetta Decision fatigue, ovvero quel fenomeno secondo cui più decisioni prendiamo, più si deteriora la qualità del nostro giudizio. Famosi sono i casi di Obama e Mark Zuckerberg che vestono sempre nello stesso modo proprio per evitare di decidere cosa indossare e concentrarsi meglio sulle decisioni realmente importanti. La routine, in generale, semplificando la vita, consente di liberare risorse per la creatività e l’attività di pensiero. Un’azienda che ha processi chiari ed efficienti può concentrarsi sull’innovazione, senza rincorrere l’operatività.
Queste sono alcune delle caratteristiche che la corsa mi ha aiutato a sviluppare e che hanno notevolmente migliorato il mio modo di lavorare, soprattutto sotto pressione. Ma accanto a tutto questo, resta quella sensazione primordiale fatta di ritmo, respiro e ambiente naturale che Marc Rowlands descrive così: «Solo le cose dotate di valore intrinseco sono degne d’amore. Correre è apprendere nel corpo il valore intrinseco della vita. Questo è il significato della corsa».