Tutto quello che avreste voluto sapere sui colloqui di selezione
Chi scrive è stato nel tempo sia candidato che selezionatore, ovvero la persona che ha la il compito di valutare e scegliere. Entrambe – valutare ed essere valutato – vanno intese in senso dialettico: sono le facce della medaglia. Cosa ho imparato? Il fattore essenziale che determina la qualità del processo è la consapevolezza. Di sé da parte del candidato, delle esigenze dell’istituzione che ha commissionato la ricerca da parte del selezionatore.
Come ragionano le aziende
Comprendere come ragionano le aziende, quali valori e logiche guidano i loro processi decisionali, è indispensabile per trarre dall’esperienza di una selezione il massimo dell’apprendimento possibile.
In ogni ricerca che ha come oggetto la valutazione e la scelta della miglior risorsa disponibile in quel dato memento per quella data posizione, il selezionatore dispone di una bussola e di una mappa. La prima gli consente di definire il profilo del “candidato ideale”; la seconda riguarda invece la natura e i caratteri dell’istituzione per la quale sta conducendo la ricerca. Le domande: “chi è l’azienda | chi cerca| per fare cosa | in quale contesto organizzativo e in quale clima relazionale” rappresentano l’insieme delle coordinate spazio-temporali che gli consentiranno di portare a termine con successo la ricerca che gli è stata affidata. Va da sé che mentre l’azienda – la sua cultura organizzativa e i suoi obiettivi – sono un dato reale, il “candidato ideale” è un’astrazione necessaria che viene messa a punto per costruire un modello di riferimento. l quale a sua volta deve essere calato nella realtà del “qui e ora”.
Come interpretare un annuncio di ricerca
Comprendere pienamente un annuncio di ricerca è indispensabile per non perdere tempo, non farne perdere agli altri e, soprattutto, evitare frustrazioni. Non c’è nulla di più avvilente di vedersi rifiutato l’accesso alla fase di selezione vera e propria, in particolare quando si tratta di persone alle prime esperienze. La parola d’ordine è dunque consapevolezza. Anche il miglior curriculum vitae è perfettamente inutile se… il candidato è fuori età, non ha maturato l’esperienza richiesta, non conosce gli strumenti professionali previsti dalla mansione (lingue, software applicativi etc.). Nel corso della mia esperienza mi è capitato molto spesso di ricevere CV di persone indubbiamente molto interessanti e stimolanti ma, ahinoi, completamente fuori profilo. Ricordo di aver ogni volta catalogato e riposto con cura i loro documenti. Purtroppo non ricordo una sola volta in cui mi siano tornati utili. Come molte altre cose della nostra vita, nche la “ricerca e selezione” delle risorse umane risponde alla logica dell’hic et nunc.
Curriculum europeo o modello personale?
Nel 2000 è stato introdotto il Curriculum Vitae Formato Europeo (Europass) un nuovo formato valido e riconosciuto in tutta Europa nato con lo scopo di rendere omogenee le informazioni nei paesi UE. Obbligatorio nel caso la ricerca riguardi un’istituzione pubblica, non è tuttavia il modello preferito da imprese, selezionatori e, più in generale, da chi è chiamato a scegliere le risorse che faranno parte del suo team. La richiesta da parte delle aziende premia curricula vitae che rispondano a requisiti solo apparentemente contradditori. Alla concisione (non più di 2 pagine) deve corrispondere una rappresentazione delle esperienze maturate in grado di esprimere i caratteri e la specificità di compiti e mansioni ricoperte e la natura degli obiettivi perseguiti.
Curriculum vitae, “specchio dell’anima”?
Siamo animali simbolici. In ogni atto del comunicare, colori, forme, rapporto tra vuoti e pieni, hanno importanza. Certo, non la stessa dei contenuti. Ma è indubbio che un cv impaginato in modo funzionale ed elegante, la scelta di un carattere e di un corpo tali favorire la leggibilità, hanno il loro peso. Per capirci, scegliere un font come il comic per raccontare quanto si è bravi con l’Excel, non è una buona idea. Affrontiamo ora il tema dei contenuti. A meno che non siate Mario Draghi o il Presidente Mattarella, avete solo due sole pagine a disposizione, non di più. Rammentate che… farsi leggere è farsi ricordare. Chiarezza espositiva (la si ottiene utilizzando prevalentemente brevi frasi paratattiche) precisione nei riferimenti temporali (dal / al) cronologia degli avvenimenti partendo dall’ultima esperienza e procedendo a ritroso nel tempo, mansioni ricoperte ed obiettivi perseguiti in ogni esperienza, rappresentano il cuore di ogni cv che rispetti. Manca solo un capitolo, il più difficile: qual è il valore che meglio ci rappresenta? In altre parole, qual è la molla che ci spinge, ci motiva, ci dà la voglia di alzarci dal letto tutte le mattine? Imparare cose nuove, conquistare la fiducia e la stima degli altri? Realizzare un sogno di bambino? Dichiarare chi si è e cosa ci anima è indubbiamente un rischio: le idiosincrasie sono sempre in agguato. Ma scegliere di essere un signor nessuno sbiadito come una fotocopia a cui è mancato il toner, è un rischio infinitamente maggiore.
Colloquio di selezione: un processo di vendita o di acquisto?
Come in tutti i mercati, anche nel mercato del lavoro acquisti e vendite sono elementi indisgiungibili e avvengono simultaneamente. Chi seleziona ha l’obiettivo di “vendere” ai candidati migliori la posizione oggetto della ricerca; analogamente il candidato persegue l’obiettivo di porre nella miglior luce possibile il proprio potenziale. È un gioco delle parti che rispecchia fedelmente la forza contrattuale di entrambi i contraenti. I candidati le cui competenze sono più ambite dalle aziende sanno di avere la possibilità di scegliere tra molte offerte interessanti; le aziende più prestigiose, più stimolanti o più innovative, a loro volta hanno molte più possibilità di attrarre e motivare le migliori risorse professionali.
Colloquio di selezione = colloquio di riflessione
Chi è giunto sin qui ha certamente compreso che il miglior modo per prepararsi ad affrontare un colloquio di selezione è la riflessione. Voglio davvero quella posizione? E in caso affermativo, per quale ragione? Lavorerò meglio, sarò una persona più realizzata (variante: più felice) se indosserò la casacca dell’azienda X piuttosto che Y? Le motivazioni sono tutto nella scelta di un nuovo lavoro. Proprio come l’inizio di una nuova relazione affettiva – il paragone non suoni blasfemo – anche i rapporti di lavoro non sono più “a vita” neppure nel tradizionalissimo Giappone. Se quindi è naturale oltre che sano mettersi in discussione e cambiare azienda, affrontare un nuovo ambiente di lavoro è in ogni caso impegnativo. Dovremo dare il meglio di noi stessi in un breve arco di tempo (non esiste una seconda possibilità di “fare una buona prima impressione”). Dovremo comprendere il più rapidamente possibile il “linguaggio” della nuova azienda (ogni azienda ha il suo). Dovremo imparare a conoscere pregi e limiti di collaboratori, colleghi e capi. La consapevolezza di sé, dei propri desideri come dei propri limiti, è la conquista più grande.
Andare a sé stessi
Detto con franchezza: anche se foste Einstein barare non serve. Com’è noto, il più grande scienziato del Novecento era un appassionato violinista, tuttavia non si sarebbe mai sognato di candidarsi per un posto di primo violino nella Chicago Symphony Orchestra. Siate voi stessi. Senza forzature né esibizioni, ma anche senza false timidezze. Ricordate che insieme al selezionatore state ragionando riguardo ad un affare. L’affare, il business, siete voi, la vostra vita e per certi aspetti anche il vostro futuro. Può sembrare una sciarada mistica, ma è la verità e soprattutto funziona: “vendetevi nella stessa misura in cui ritenete sia un affare comprarvi”. Perché lui (il selezionatore) sta cercando di comprendere se siete un buon affare; e voi (il candidato) dovete comprendere se l’azienda che vi sta vendendo lo sia altrettanto. I buoni affari, lo sanno anche i sassi, si fanno in due. Gli anglosassoni che possiedono una lingua sintetica, rapida e scattante, la chiamano negoziazione win-win.
Buon colloquio e buona fortuna.