Intraprendenza, autenticità, curiosità: ecco le doti necessarie nella giungla del lavoro
Nel medioevo il lavoro era semplice: nascevi contadino e morivi contadino; nascevi nobile e morivi nobile. Da A ad A e da B a B; l’esistenza riassumibile in un segmento lineare. Forse alcuni di voi potranno obiettare che ancora oggi sia così, probabilmente a ragione. Di certo lo scenario è cambiato, viviamo in un mondo di straordinarie opportunità e pericolose insidie, dominato dalla complessità. E per affrontare tale complessità è bene mantenere la barra dritta, con pochi punti fermi ma chiari.
Provo a esporre, a oggi, le caratteristiche che reputo essenziali per avventurarsi nella giungla del lavoro, frutto della mia esperienza.
Innanzitutto la curiosità, ossia quell’attitudine che ci consente di esplorare, scoprire, non fermarci al lido sicuro ma muoverci verso l’ignoto. Solo attraverso tale movimento è possibile conoscere ciò che accade e allargare i propri orizzonti; e solo quando l’orizzonte è ampio è possibile leggere gli scenari per coglierne le migliori opportunità. Le persone meno curiose tendono all’immobilismo e non c’è nulla di più rischioso che restare fermi in un contesto mutevole.
Poi l’intraprendenza: senza la spinta ad agire tutto rimane teorico e, ahimè, sterile. Essere intraprendenti significa innanzitutto essere coraggiosi, mettere da parte le paure e agire. Farsi promotori del nuovo e non aspettare che sia qualcuno che lo faccia al posto nostro. Le migliori opportunità risiedono in ciò che non esiste ancora e per colmare tale vuoto serve necessariamente tanto coraggio, guardando in faccia e ascoltando nello stomaco la solitudine dei pionieri. Al contrario, chi non è intraprendente può solo sperare di essere fortunato e trovarsi in contesti che lo possano valorizzare.
In uno scenario complesso vince chi cavalca la trasversalità. Chi mischia, contamina, ibrida saperi ed esperienze, ha la possibilità di delineare nuove e straordinarie opportunità. I lavoratori a una dimensione, prima o poi, verranno sostituiti dalle macchine e ci sarà spazio solo per chi riesce a coniugare diverse dimensioni, anche apparentemente opposte: il lato umano a quello tecnologico, il lato creativo a quello rigoroso, il lato spirituale a quello mercantile e così via… L’era degli iperspecialisti sta per terminare proprio per l’avanzare della tecnologia; per opposto il fattore umano (e tutta la complessità che ne consegue) sarà sempre più rilevante.
Tutto quanto detto è irrealizzabile senza la relazione con l’altro. Siamo esseri sociali ed è molto importante sapersi immergere in tale aspetto. Innanzitutto perché incontrare l’altro è bello; mi fa un po’ paura chi usa la parola ‘networking’, ha una sapore vagamente strumentale, in cui la relazione con l’altro è subordinata ad averne un beneficio. Senza dimenticare l’attitudine alla collaborazione: 1+1 fa 3, o magari anche 10, 100, 1000… di certo è maggiore della somma degli addendi. La competizione può spronare a migliorarsi, ma è solo con la collaborazione che si possono realizzare grandi cose. Purtroppo a scuola ci hanno insegnato poco la collaborazione, in una dinamica spesso individuale (spiegazione-studio-interrogazione), mentre cooperare con gli altri per un obiettivo comune è essenziale nel lavoro di oggi.
Anche per questo è necessario investire in fiducia, costruire piano piano una granitica reputazione. La fiducia è il lubrificante che consente agli ingranaggi della nostra vita di muoversi, correre veloci verso gli obiettivi. Le piccole e misere astuzie consentono forse un beneficio momentaneo ma alla lunga sono granelli di sabbia che fanno inceppare il meccanismo. Il tempo dei furbetti è finito, così come il tempo delle aziende ‘furbette’.
Infine l’autenticità. Guardarci allo specchio e capire se quello che facciamo tutti i giorni ci appartiene o se viviamo la vita di qualcun altro, se quello che diciamo corrisponde a quello che pensiamo. Possiamo possedere tutte le sopracitate qualità ma se siamo troppo lontani dalla nostra natura esse si annullano e viviamo male. Quindi il primo passo è ascoltare noi stessi e liberare la nostra volontà.