Tra 20 anni un italiano su 3 avrà più di 60 anni: i dati del rapporto Censis-Janssen
Numeri, grafici, previsioni. A vederseli scorrere davanti su un foglio di carta non fanno alcuna paura. Perché, come spesso accade ai numeri, sono tanti e si rincorrono: cifre su cifre che permettono a ciascuno di noi di comporre (e ricomporre) la sua verità. Ma ci sono numeri su cui è difficile non strabuzzare gli occhi.
Qualche settimana fa è stato pubblicato The Italian Health Day, il 1° Rapporto annuale Janssen-Censis sulla sanità italiana: un dossier che vuole tracciare l’identikit della sanità del futuro, anche alla luce di quanto è avvenuto negli ultimi anni e ha cambiato, forse definitivamente, il nostro rapporto con l’idea stessa di salute pubblica. Il dossier è ricco di spunti, ma è sul finale che la lettura si fa interessante, nel capitolo sugli Health Files, dove i ricercatori del Censis imprimono l’instantanea del nostro paese proiettato nel futuro.
Tra 20 anni 3 milioni in meno di italiani
La prima cifra che impressiona è 3. Tre come i 3 milioni di individui che la popolazione italiana perderà nei prossimi 20 anni. Niente di nuovo, in realtà. Il Rapporto Censis-Janssen spiega che dal 2014 ad oggi l’Italia ha già perso più di 1 milione e centomila unità (l’1,8 della popolazione). Meno residenti e sempre più anziani, ultra-sessantenni: “questi ultimi erano 10,6 milioni nel 2002 (il 18,7% del totale popolazione), sono 14 milioni attualmente (il 23,5%), saranno 19 milioni tra vent’anni (33,4%)”. Detto in modo più semplice, tempo vent’anni e un italiano su 3 avrà più di 60 anni.
Meno figli, meno giovani
Quella che il rapporto definisce “la dittatura demografica dell’invecchiamento” deriva a sua volta dal fatto che in Italia si fanno sempre meno figli. “Le nuove nascite in un anno hanno toccato il minimo storico di 404.892 nel 2020: -157.052 nuovi nati rispetto al 2010”, si legge. “Crolla il tasso di natalità passato da 9,4 a 6,8 (9,1 media Ue), le coppie con figli sono 8,4 milioni (-905 mila rispetto a dieci anni prima). Una società con sempre meno figli e sempre meno giovani: i 0-14enni sono 7,6 milioni pari al 12,9%: 460.592 persone in meno rispetto a venti anni fa. Tra vent’anni saranno 6,4 milioni, -1,2 milioni, pari all’11,4%”.
Nel paese dei single
Dalla lettura deriva anche un’altra fosca previsione. “Nel 2010 le famiglie unipersonali erano il 28,4% del totale famiglie, nel 2020 il 32,9% e tra venti anni il 38,8%”. In pratica, sempre tra 20 anni, 4 italiani su 10 vivranno da soli o, per essere precisi, comporranno un nucleo familiare unipersonale. “Alta la quota di persone con almeno 60 anni: nel 2020 sono 4,8 milioni (il 56,8% del totale dei nuclei unipersonali), un milione in più rispetto al 2010 (erano il 54,6% del totale): tra 20 anni saranno 6 milioni, il 65% del totale”. Uno scenario che i ricercatori definiscono “molto complicato per un paese dove il care giver familiare è decisivo”.
La buona notizia è che l’Italia che invecchia, rispetto al passato dovrebbe poter aver il conforto di quello che che il Censis indica come “un ecosistema sanitario non passivo e riparativo, ma proattivo, orientato alla prevenzione ed all’innovazione”. Ed è proprio quest’ultima, forse, la parola a cui aggrapparsi per immaginare un futuro meno minaccioso. Innovazione e anche un po’ di ottimismo, visto il numero dei centenari che nel 2022 ha raggiunto il suo più alto livello, oltrepassando la soglia delle 20 mila unità. Insomma l’Italia invecchia ma è anche più longeva.