Ecco la linea sottile che separa la superbia dall'autostima
C’è una parola che nessuno utilizza mai, o meglio, che nel linguaggio comune sembra quasi voler essere evitata accuratamente: superbia. A nessuno di noi piace conversare con un superbo, così come non ci fa piacere parlare di qualcuno descrivendolo pieno di superbia. Soprattutto ci stizziamo un po’ se ci viene fatto notare che siamo superbi, anche se momentaneamente e già solo per una ridotta dose. Come se nessuno sia capace di gestire la superbia che arriva dagli altri o quella che spunta fuori da noi stessi. Eppure il mondo di superbi ne è pieno. È diverso invece se parliamo di autostima. Cambia tutto in un attimo, il mondo si fa più buono, noi tutti siamo più positivi, una forza quasi incontrollabile ci pervade. Essere in compagnia di una persona che si autostima ci fa bene. Accorgerci di possedere una buona dose di autostima ci fa sentire invincibili. L’autostima fa bene a sé stessi e agli altri.
Ma superbia e autostima sono cugini, tanto differenti e allo stesso tempo tanto simili. Divisi da un filo sottile quasi trasparente che molte volte oltrepassiamo senza vederlo. E non c’è dubbio che il passaggio è sempre in un unico senso: ci vuole poco a far diventare l’autostima superbia.
Ci saranno quindi degli accorgimenti che possono riportarci sulla via della positività per essere utili per chi abbiamo intorno?
- Punta all’intimità, se ne accorgeranno tutti.
L’etimologia parla chiaro. Il suffisso nella parola autostima indica che si tratta di qualcosa di intimo. È una stima per sé stessi, che fa bene a chi la prova e la alimenta. Il superbo, diversamente, è sempre sul chi va là, nutre diffidenza verso gli altri che non ritiene mai al proprio livello e quindi capaci di poter sostenere un confronto. Fondamentalmente il superbo è solo, mette soggezione e tende a essere emarginato. La persona che si autostima piuttosto è ben disposta verso gli altri, ha un istintivo atteggiamento di apertura nei confronti delle persone che ha attorno e tende ad essere altruista, quantomeno collaborativa. È chiaro che qualità rare come queste non passano inosservate. È proprio per questo motivo che la persona che si autostima, anche se non fa nulla per far notare questa caratteristica agli altri, verrà comunque riconosciuta proprio grazie alla positività che ha verso le altre persone. È così che una disposizione intima diventa la prima peculiarità che, involontariamente, un individuo rivela di sé.
- Fatti parlare dietro, bene.
È un po’ la conseguenza del punto precedente. Allo stesso modo con cui gli altri parlano di noi se non ci comportiamo bene, lo faranno nel caso di un inconsueto piacere riscontrato nell’essersi confrontati con noi. Assunto che le persone per istinto sono portate a parlare degli altri in loro assenza, tanto vale che lo facciano esprimendo pareri positivi. E altrimenti non può essere se l’effetto sugli altri del nostro sentimento di autostima è quello descritto. Inoltre questo genererà un passaparola sicuramente positivo – e quindi posizionante e di buona reputazione – perché il passaparola è sempre lo strumento di comunicazione più efficace.
- Fai il giro lungo (non parlare di te ma fai arrivare gli altri a te).
Un punto importante. Mentre la superbia genera un inguaribile e insopportabile protagonismo necessario a consentire ai superbi di testimoniare il proprio ego, nel caso dell’autostima l’obiettivo non è parlare agli altri di sé stessi, piuttosto godere di uno status di positività intimo (che comunque arriva anche agli altri). Sarà bene quindi, per poter passare dalla superbia all’autostima, cominciare a parlare del proprio io agli altri sempre meno perché è proprio la ricerca costante di un ruolo da protagonisti che fa capire ai nostri interlocutori che siamo dei “personaggi in cerca di autore”, individui cioè che utilizzano la superbia proprio come maschera di una mancanza di ruolo in mezzo agli altri: persone senza contenuto, opinioni, competenza e valore aggiunto. Diversamente, interessare gli altri a cercare quei valori proprio perché non espressi in maniera volgare e grossolana, ma solo lasciati sospettare, ci farà protagonisti involontari di un interesse genuino da parte degli altri.
- Se cerchi un esempio, non sei tu.
La tipica conversazione con il superbo è pregna di “tu non sai che”, “prendi me che ho capito”, “credi a me”, e così via. La conversazione con il superbo è una carrellata di esempi, casi vissuti e opinioni in cui lui è sempre l’esempio da seguire. Ma la credibilità di una persona non viene da altro se non dai valori a cui essa si riferisce. L’esempio che vale per un individuo deve essere sempre qualcosa di esterno e, preferibilmente, migliore perché solo da un confronto costante con casi e persone migliori di noi ci farà crescere. Nella conversazione con qualcuno dimostrare che ci sono casi esemplari al di fuori di noi stessi, dimostra una costante ricerca nell’individuare quello che di volta in volta ci consente di essere migliori. Ritenere sé stessi il miglior esempio da suggerire agli altri è un atteggiamento che non paga, è superbo. Piuttosto è una buona regola quella di portare agli altri gli esempi che per noi sono stati validi. Rende noi credibili e gli altri soddisfatti.
- Meglio intelligente o stupido?
Carlo Maria Cipolla, nelle sue “Leggi fondamentali della stupidità umana” elenca quattro tipologie di persone classificate a seconda della loro disposizione a fare bel bene agli altri piuttosto che a sé stesse: gli intelligenti, gli stupidi, gli sprovveduti e i banditi. Lasciando qui gli ultimi due ai loro rispettivi mondi, è possibile allineare ai primi due i nostri superbi e coloro che si autostimano. Secondo Cipolla gli stupidi sono coloro che fanno male a sé stessi e agli altri mentre gli intelligenti creano vantaggi per gli altri e benessere per sé stessi. Non v’è dubbio che ogni superbo produce un danno agli altri così come a sé stesso, pur pensando il contrario, mentre è evidente i vantaggi che generano coloro che si autostimano. Non basta già questo a farci impegnare per passare da una posizione all’altra?
Non bastano pochi punti per poter passare da superbi a portatori sani di autostima perché più cerchiamo di fuggire dalla superbia, più ce li troviamo attorno. Come gli stupidi di Carlo Maria Cipolla. Soprattutto la superbia è insidiosa perché non è detto che una volta scrollata via, non torni.
È per questo che la regola delle regole è quella di trovare ogni giorno un modo per andare a dormire sereni e uno per alzarsi contenti. Sono questi i sintomi che rivelano la presenza di una autostima che fa bene a sé stessi e a tutti quelli che incontreremo in quel giorno.