Empowerment
Stai cercando un nuovo lavoro? Potenzia la tua vita sociale (e fatti avanti)
Di
Lorenzo Cavalieri
Fondatore e Direttore di Sparring, società di formazione e consulenza che diffonde la cultura della buona vendita: allenamento, semplicità, emozioni.
Dopo un’esperienza manageriale come selezionatore e cacciatore di teste si occupa dal 2008 di sviluppo delle risorse umane, outplacement e coaching (è un coach certificato ICF).
Da specialista di orientamento nel mondo del lavoro cura per scuole, università e business school progetti di promozione di un approccio imprenditoriale al lavoro. Ha raccolto la sua visione del nuovo mondo del lavoro nel libro “Il lavoro non è un posto”. Precedentemente aveva pubblicato “Mi vendo bene ma non sono in vendita” e “Vendere [...]
Per coltivare il desiderio di un nuovo lavoro è importante fare leva sulle tue conoscenze attuali. Non basta ovviamente. Devi allargare il numero delle persone che ti conoscono e che ti possono offrire suggerimenti e opportunità.
Devi propiziare la cosiddetta serendipità, ovvero la fortuna di fare felici scoperte per puro caso o, anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un’altra.
In sostanza se ci pensi bene cercare un nuovo lavoro significa parlare di lavoro con il maggior numero di persone possibile. In questa prospettiva il tuo stile di vita deve essere orientato a generare un maggior numero di occasioni d’incontro e occasioni di dialogo. Ecco una serie di suggerimenti concreti:
- Dai più spazio alla tua “vita sociale”. Non è detto che il miglior modo di generare relazioni professionali sia quello di frequentare associazioni di categoria o gruppi fondati su un comune denominatore professionale. Talvolta questi ambienti generano comportamenti competitivi e ansie da performance. A volte diamo il meglio di noi stessi in ambienti completamente slegati dalla nostra attività lavorativa (sport, cultura, volontariato), dove la nostra personalità può esprimersi liberamente. Come sai perfettamente per esperienza anche da un corso di ballo, da un’iscrizione in palestra, da una cena con i genitori dei compagni di scuola dei tuoi figli possono nascere connessioni, progetti, segnalazioni. Concettualmente è In pratica però la leva della “vita sociale” non è così sfruttata perché spesso quando cerchiamo lavoro non siamo sereni, e quando non siamo sereni, come è ovvio, perdiamo il desiderio di fare “vita sociale”, di sorridere, di essere gioviali e socievoli. Inoltre le preoccupazioni economiche associate al non avere un lavoro ci portano più o meno consapevolmente a tagliare il budget “della vita sociale”. Paradossalmente invece dovremmo aumentarlo. Sarebbe anzi buona norma quella di darsi un budget mensile di ore dedicate al «networking in carne e ossa». Ricordati che incrementare i propri contatti professionali non sempre coincide con lo stare piacevolmente in compagnia di altre persone. Secondo alcuni, anzi, se ci divertiamo troppo a fare networking significa che non lo stiamo facendo bene. Coltivare relazioni non significa chiacchierare solo con chi ci sta simpatico: significa anche frequentare riunioni noiose, sacrificare davanti al pc minuti preziosi del nostro tempo libero, inseguire persone non sempre ben disposte, fare il primo passo per ricucire rapporti deteriorati, prendere porte in faccia. Ci vuole metodo e fatica, anche per i caratteri più solari e compagnoni.
- Sollecita un piccolo salto di qualità nei rapporti umani con conoscenti abituali, con cui non ti sei mai dato l’opportunità di parlare di lavoro davanti a un caffè. Sono quelle persone con cui il rapporto si ferma ad un saluto cordiale. Ti può bastare una domanda “Come va il lavoro?” “Tu di cosa ti occupi precisamente?” per attivare una conversazione. Se ti risponde con piacere dai sfogo alla tua curiosità e ponigli un’ulteriore domande sul suo lavoro, oppure offrigli un tuo commento a ciò che ti sta rappresentando. A quel punto anche lui ti chiederà qualcosa e avrai l’occasione per parlargli dei tuoi progetti e per verificare se esistono tra di voi dei possibili spazi di interazione, dove lui può far qualcosa per te e tu per lui.
- Approccia gli sconosciuti. Sia in occasione di eventi di natura professionale che in situazioni del tutto casuali (il vicino di posto in treno o in una sala d’attesa per esempio) sforzati di approcciare gli sconosciuti. Quando non esistevano gli smartphone era più Anche oggi però grazie al cielo le persone conservano il piacere di chiacchierare. Rompi il ghiaccio con qualche pretesto e poi quando hai verificato che lo “sconosciuto” è disponibile a scambiare qualche parola lanciati con la domanda “apriscatole”: “di cosa si occupa?” E’ una domanda generica, non invadente, che lascia libero il tuo interlocutore di aprirsi per quanto ritiene. Da lì in poi sta a te ascoltando con attenzione, commentando, ponendo un’ulteriore domanda attivare il dialogo e scoprire eventuali spazi di interazione, dove lui può far qualcosa per te e tu per lui.
- Venditi bene. E’ molto importante che nel tuo interlocutore non scattino le fantasie e i pregiudizi associati al disoccupato che cerca lavoro. In una prima fase del dialogo per esempio non c’è nessun bisogno di pronunciare frasi come “sono alla ricerca”, “in questo momento sono fermo”, “sto cercando di ricollocarmi”. Per venderti bene non devi utilizzare la leva della solidarietà umana “dammi una mano”. Non funziona. Rappresenta invece la tua situazione lavorativa dal punto di vista delle tue competenze e dei tuoi progetti. Dal punto di vista del tuo interlocutore non è così importante che tu lo stia facendo, ma è importante che tu abbia competenze ed esperienze credibili per farlo da domani mattina. Inoltre se il tuo interlocutore non conosce bene il tuo settore professionale aiutalo con un esempio concreto, magari una storia di successo, per esempio “organizzo e promuovo eventi per le aziende. lo faccio da x anni. Hai presente le convention e i viaggi aziendali? Ecco io vendo e organizzo quel tipo di servizi. ho fatto dei progetti per aziende con migliaia di dipendenti ma capita anche di farlo per aziende con decine di dipendenti”. Se dovesse aumentare l’interesse ad approfondire da parte del tuo interlocutore (per esempio “Come si chiama l’azienda per cui lavori? “Sei dipendente o autonomo?” “In questo momento su che cliente/progetto stai lavorando?”) ovviamente non potrai nasconderti. Descriverai la tua attività di ricerca di una nuova collocazione nel contesto di un tuo desiderio di qualcosa di diverso. Il messaggio che dovrai trasmettere è che non sei stato costretto a subire passivamente una situazione. Il messaggio che dovrai trasmettere è che sei stato tu spontaneamente a volere una transizione di carriera in direzione di un nuovo approdo e che stai coltivando degli obiettivi specifici e ambiziosi: “In questo momento sto valutando l’opportunità di una nuova collocazione nell’ambito x che per me è interessantissimo perché…”.
- Chiedi piccoli impegni. Se il tuo interlocutore nel corso del dialogo ti ha parlato della possibilità di fare qualcosa per te (metterti in contatto con qualcuno, prendere delle informazioni da un suo collega, segnalarti un’opportunità) consolida il suo impegno proponendogli un follow up ben definito: una data un orario e un’attività che tu e lui vi impegnate da adesso a svolgere o condividere (“se sei d’accordo allora dopodomani dopo le 18 ti scrivo un messaggio di due righe in modo che tu lo possa inoltrare…”). E’ importante che lui prenda un impegno per quanto piccolo o banale.
- Tieni traccia delle conversazioni. Al termine delle chiacchierata, qualora non sia emerso nulla di particolare, proponi comunque di scambiare i recapiti telefonici e/o mail. Non aspettare che lo facciano gli altri. Inoltre verifica che il tuo interlocutore sia presente sui social per attivare una connessione anche sui social, dove puoi contestualmente inviargli un messaggio con cui lo ringrazi per il confronto o per gli eventuali spunti/suggerimenti emersi.