Somaliland, lo stato che non c’è
Forse pochi hanno sentito parlare del Somaliland. È una striscia di terra lunga 800 km che si affaccia sul Golfo di Aden con quattro milioni di abitanti di cui circa un milione vive nella capitale Hargeisa. Si trova nel nord ovest della Somalia e soddisfa tutti i requisiti per essere uno Stato. Ha una sua moneta, un proprio governo, forze armate ma ufficialmente questo Stato non esiste eppure per molti, è considerato un esempio di buon governo per tutta l’Africa.
Edna Adan Ismail
Edna Adan Ismail è una donna di 84 anni con un’energia incredibile. Suo marito, Mohamed Haji Ibrahim Egal, è stato presidente del Somaliland dal 1993 al 2002 mentre lei è stata ministra degli esteri dal 2003 al 2006. Oggi dirige l’Università a lei intitolata ed una clinica ad Hargeisa. “In realtà non volevo fare il ministro”, puntualizza Edna Adan. “Ho accettato soprattutto perché volevo essere un esempio per altre donne capaci di ricoprire ruoli di potere”. Edna è stata la prima ostetrica del Paese ad aver studiato nel Regno Unito, la prima donna del Somaliland ad aver guidato un’auto ed oggi è considerata una delle donne più influenti del mondo. Su internet si trovano i suoi discorsi appassionati sui temi che le stanno più a cuore, combattere la pratica dell’infibulazione sulle donne ed il riconoscimento della comunità internazionale del Somaliland, la sua terra.
La storia
Ma facciamo un passo indietro. Fino al 1960 l’attuale Somaliland apparteneva alla Somalia britannica. Dopo tale data, la Somalia italiana e quella britannica decisero di unificarsi volontariamente. Un matrimonio infelice e nel 1991 il Somaliland, unilateralmente, decise di autoproclamarsi stato indipendente.
“L’ex Somaliland britannico era una nazione somala indipendente. Non parliamo nemmeno la stessa lingua somala dei clan che vivono in Somalia. Unione volontaria, separazione volontaria” chiosa l’ex Ministro degli Esteri.
In questi trent’anni il Somaliland ha dimostrato di sapersi autogovernare in modo più efficiente rispetto alla Somalia. Nessun colpo di stato, elezioni trasparenti, democrazia efficiente. Hargeisa, la capitale, è una città sicura, non serve la scorta per spostarsi. La connessione internet è tra le più veloci di tutta l’Africa e le donne frequentano palestre a loro riservate e giocano a pallacanestro. A tutto questo va aggiunto che, non essendo uno Stato riconosciuto, ha ricevuto meno finanziamenti rispetto alla Somalia eppure questo non ha impedito al Somaliland di avere performance migliori rispetto al paese confinante. Dambisa Moyo, economista di fama internazionale è diventata celebre con il suo libro “la carità che uccide” dove sostanzialmente critica gli aiuti internazionali in Africa considerandoli un’elemosina che costringe l’Africa ad una perenne adolescenza economica rendendola dipendente come una droga.
Gli unici paesi africani che hanno ottenuto un ampio riconoscimento internazionale sono l’Eritrea ed il Sud Sudan, il Somaliland vorrebbe aggiungersi alla lista ma l’Unione Africana nega questo riconoscimento temendo di creare dei precedenti.
Riconoscimento internazionale
Ma se il Somaliland è già un esempio di buon governo, perché ha bisogno del riconoscimento internazionale?
“Senza riconoscimento, siamo esclusi da tutte quelle piattaforme in cui vengono prese le decisioni sul nostro pianeta. Facciamo parte del mondo, siamo più stabili e funzioniamo meglio di molti paesi riconosciuti. Il mondo ha bisogno di vedere e valutare il contributo che avremmo potuto dare alla stabilità del Corno d’Africa. Invece, siamo visti come parte del problema della Somalia, quando in realtà potremmo essere parte della soluzione” puntualizza Edna.
Secondo l’ex Ministro degli Esteri del Somaliland, l’Italia in tutta questa vicenda, ricopre un ruolo decisivo.
“È mia opinione che l’Italia sia molto ostile al Somaliland ovvero l’ex Somaliland britannico. Abbiamo performance migliori rispetto alla Somalia (che era l’ex Somalia italiana). Credo che l’Italia sia uno dei motivi per cui i paesi europei esitano a riconoscere il Somaliland per non mettere in imbarazzo il vostro paese.”
L’Ambasciatore Italiano in Somalia Alberto Vecchi, interpellato al riguardo, afferma che al momento il Somaliland è riconosciuta solo come “regione autonoma” e pertanto i rapporti diplomatici sono intrattenuti con Mogadiscio e non con Hargeisa. “In Somaliland la Cooperazione Italiana sostiene la scuola veterinaria di Sheyck e rappresenta l’unico progetto bilaterale” afferma l’Ambasciatore.
Al momento l’unico Paese al mondo ad aver riconosciuto il Somaliland è Taiwan, altro stato non riconosciuto pienamente a livello mondiale.
Luci e ombre
Seppur sotto molti aspetti il Somaliland possa essere portato ad esempio, rimangono numerosi problemi come quelli legati alla fragile economia ed alla disoccupazione che si attesta attorno al 70%
Michael Walls, professore di Economia e Sviluppo all’University College di Londra, uno dei massimi esperti del Corno d’Africa, invita a frenare gli entusiasmi. “Il Somaliland ha indubbiamente raggiunto risultati importanti ma non dobbiamo romanzare questi risultati, farlo potrebbe dare soddisfazione a breve termine ma non aiuta ad ottenere il riconoscimento internazionale o affrontare le sfide reali, basta guardare a cosa è successo con la Palestina o Cipro del Nord. Numerosi paesi li hanno riconosciuti senza che nella sostanza sia cambiato il loro status internazionale”.
Secondo il professor Walls il riconoscimento internazionale può arrivare solo se “alleati” internazionali vedono la necessità strategica ed economica per farlo, ed al momento non esistono i presupposti.
“Dopo trent’anni dalla nostra separazione, quasi il 50% della nostra gente non sa nulla della Somalia se non che ospita il gruppo di miliziani Al-Shabab, che è uno Stato fallito, che è il paese più infestato dai pirati del Corno d’Africa e che non ha avuto un governo funzionante negli ultimi 30 anni. Non c’è modo che la gente del Somaliland trovi attraente o vantaggioso ricongiungersi al caos che sta vivendo la Somalia” conclude Edna Adan Ismail.
La sua bellissima storia è racchiusa nel libro “A Woman of Firsts”. Ad 84 anni sembra pronta a scrivere nuovi capitoli. “Se avrò tempo mi piacerebbe scrivere il continuo di quel libro”. Chissà che un giorno possa aggiungere il capitolo più importante, quello sullo Stato del Somaliland.