Sei a corto di idee creative? Bevi un bicchiere di birra (o di vino)
Ti è mai capitato di “arrovellarti” su un problema senza giungere ad alcuna conclusione? Un collega o un cliente ti hanno chiesto (insistentemente) una nuova idea, ma a te non veniva in mente niente?
Se anche a te è successo di rimanere immobile davanti a un foglio bianco, o perplesso davanti a un elenco di proposte mediocri e scontate, non preoccuparti: la soluzione alle tue difficoltà potrebbe trovarsi sul fondo di un bicchiere di birra. Il secondo, per la precisione.
Il suggerimento di bere un bicchiere di birra non ha lo scopo di incentivare il consumo di alcolici, ma nasce dall’esito di diversi studi scientifici.
La psicologa Jennifer Wiley, docente presso l’Università dell’Illinois a Chicago, nel 2012 ha svolto una ricerca decisamente originale (“Uncorking the muse: Alcohol intoxication facilitates creative problem solving”): ha selezionato 40 uomini, giovani e in buona salute (non sappiamo se di bella presenza, ma questo non sembra essere influente ai fini dell’esperimento), e ha presentato loro una serie di giochi, quiz ed esercizi, la cui soluzione richiedeva un mix di abilità logiche e creative. Alcuni test, inoltre, richiedevano spiccate abilità di pensiero divergente come, ad esempio, quelli in cui venivano presentate tre parole e i soggetti dovevano individuare il termine che poteva essere associato a tutte e tre (Remote Associates Test).
Durante l’esperimento, a 20 persone è stato concesso di bere due bicchieri di birra, mentre le altre hanno avuto solo bibite analcoliche. Monitorando le risposte che venivano via via fornite dai soggetti, la Wiley ha evidenziato una correlazione favorevole tra l’assunzione di alcol e i risultati positivi al test sul pensiero creativo.
Le persone che avevano bevuto la birra hanno mostrato performance decisamente superiori: sono state in grado di risolvere il 40% in più di problemi, impiegando, in media, 12 secondi per risolvere ogni esercizio contro i 15,5 dei colleghi rimasti “sobri”.
Qual è la spiegazione?
“Essere capaci di focalizzarsi su un aspetto del problema, così come avere una certa esperienza nel problem solving, è sicuramente utile” – afferma la Wiley – “ma l’innovazione spesso scaturisce quando le persone riescono a cogliere un quadro d’insieme”.
La birra (ricca di minerali come potassio, magnesio e fosforo) in quantità moderate (attenzione: parliamo di circa 0,07 grammi/alcol per litro) sembra contribuire a rilassare la persona, a ridurre le difese psicologiche, a rendere più “fluidi” i pensieri e più flessibile la mente.
Questi fattori consentono di avere, secondo me, un punto di vista “differente” sul problema, di osservarlo da nuove prospettive e di cogliere aspetti che prima non sembravano rilevanti.
La teoria della Wiley viene (parzialmente) confermata anche da un’altra ricerca “Creativity on tap? Effects of alcohol intoxication on creative cognition” svolta nel 2017 dallo psicologo Mathias Benedek (insieme a Lisa Panzierer, Emanuel Jauk e Aljoscha Neubauer) presso l’Istituto di Psicologia dell’Università Karl-Franzens di Graz in Austria.
I ricercatori hanno selezionato 70 studenti (maggiorenni, che non avessero problemi di salute fisica o mentale, che fossero bevitori occasionali e non fossero in gravidanza), con età compresa tra i 19 e i 32 anni, metà uomini e metà donne (le donne, per la precisione, erano il 54%). Hanno chiesto loro di non bere caffè e di non mangiare nulla nelle due ore antecedenti i test e di non assumere alcol, o altre droghe, nelle 24 ore precedenti.
Hanno sottoposto a tutti i partecipanti alcuni pre-test (Remote Associates Test, Divergent Thinking Test, ecc.) utili a misurare le funzioni esecutive, il potenziale creativo e il pensiero divergente (da sobri). Poi è stato chiesto loro di bere un boccale di birra (circa 500 ml per i ragazzi e circa 350 ml per le ragazze, in proporzione alla massa corporea) mentre guardavano un documentario: ad un gruppo è stata servita birra alcolica, all’altro birra analcolica (per misurare l’effetto placebo). Poi i partecipanti hanno svolto delle versioni differenti degli stessi test iniziali.
È emerso che basse dosi di birra alcolica (circa 0,03 grammi/alcol per litro) erano riuscite a ridurre l’autocontrollo dei partecipanti rendendoli di fatto più creativi e facilitando le loro capacità di problem solving (mentre l’effetto sul pensiero divergente è apparso trascurabile). Anche in questo caso i ricercatori hanno evidenziato che quando i partecipanti erano un po’ “brilli” riuscivano rilassarsi e a lasciar emergere il pensiero creativo.
Il professor Andrew Jarosz dell’Università del Mississippi, nel 2018, ha svolto un’ulteriore ricerca. Ha selezionato 40 uomini, tra i 21 e i 30 anni, che avevano abitudini simili nel bere; ha chiesto loro di astenersi dall’assumere alcol o droghe per 24 ore prima dell’esperimento e di non mangiare né bere caffeina per quattro ore prima.
Per “bilanciare” i due gruppi (in modo da evitare che tutte le persone più brillanti fossero in un team e quelle meno brillanti nell’altro) è stato fatto un pre-test sull’acutezza mentale e sulla memoria. A tutti i partecipanti sono state sottoposte una serie di parole, intervallate da problemi di matematica, e, alla fine, è stato chiesto loro di elencare le parole in ordine. In base alla classifica emersa, i partecipanti sono stati distribuiti equamente nei due team (in modo che i punteggi medi dei due gruppi fossero equivalenti).
Ai partecipanti è stato dato uno spuntino (in porzione al loro peso) e poi, mentre guardavano un film d’animazione, a 20 ragazzi sono stati serviti tre drink, con vodka e succo di mirtilli, nell’arco di 30 minuti, mentre agli altri 20 solo succhi analcolici ai mirtilli. Poi i ricercatori hanno verificato, tramite un etilometro, che i partecipanti del primo gruppo avessero un tasso alcolico intorno al 0,075 grammi/alcol per litro.
A tutti i partecipanti, poi, è stato somministrato un test (Remote Associates Test) di 15 domande. Ciò che è emerso, ancora una volta, è che i partecipanti “ebbri” sono riusciti a risolvere da 13% al 20% di problemi in più rispetto a quelli sobri. Non solo: le loro risposte sono state decisamente più rapide: poco meno di un minuto a domanda.
Una curiosità: alla fine dell’esperimento i ricercatori hanno somministrato, di nuovo, il test iniziale su acutezza mentale e memoria: hanno scoperto che le persone “sobrie” avevano ottenuto un punteggio migliore rispetto alla prima volta, mentre le persone “brille” no.
A questo punto, probabilmente, ti sarà venuta voglia di versarti una birra o un cocktail, ma aspetta un attimo: vediamo un ultimo esperimento e poi ti svelo perché una piccola dose di alcool può migliorare le tue abilità di problem solving.
Quest’ultimo esperimento (“Judge Experiment: does alcohol improve ideas?“) è molto pragmatico e nasce dalla mente del Creative Director Dave Birss. Diciotto pubblicitari creativi sono stati suddivisi in due gruppi, omogenei per competenza e anzianità di servizio. Ad una squadra è stato concesso di bere alcol (senza alcuna limitazione), mentre all’altra è stata concessa solo acqua. Ogni team ha avuto tre ore per lavorare su un brief (sul binge drinking). Visto che i pubblicitari partecipavano come parte di un team creativo, Birss si aspettava che, come di consueto, lavorassero in coppia con il proprio partner; in entrambi i gruppi, invece, i partecipanti hanno cominciato a lavorare tutti insieme con il brainstorming. Una volta completato, il loro lavoro è stato giudicato da un team di Direttori Creativi di grande esperienza e talento.
I “bevitori”, come c’era da aspettarsi, hanno generato un maggior numero di idee: 59 contro le 48 del gruppo dei “sobri”, dimostrandosi il 23% più produttivi (nonostante avessero perso due membri, dopo un’ora, a causa di un consumo eccessivo di vino).
Ogni gruppo ha selezionato le proprie cinque migliori idee e tutte e dieci sono state sottoposte (in forma anonima) alla giuria di esperti perché le valutasse, collettivamente, dalla migliore (premiata con 10 punti) alla peggiore (valutata solo 1 punto). I “bevitori” hanno ideato quattro delle cinque idee più apprezzate, ottenendo un punteggio totale di 31 punti, mentre i “sobri” hanno escogitato quattro delle cinque idee peggiori ricavando 24 punti.
Anche in questo caso, quindi, l’alcool è stato un elemento utile per far emergere il pensiero creativo.
Ma veniamo alla domanda che, probabilmente, ti ronza in testa da qualche minuto: “Perché una (piccola) dose di alcool può migliorare le abilità di problem solving?”
Mark Beeman, ricercatore del Dipartimento di Psicologia della Northwestern University (Illinois), in collaborazione con John Kounios, docente di Psicologia alla Drexel University (Pennsylvania), ha condotto alcuni esperimenti (tra cui “The Aha! Moment: The Cognitive Neuroscience of Insight”) per comprendere in quali circostanze avviene un’illuminazione creativa (Aha moment).
L’illuminazione si verifica quando una persona reinterpreta, in modo repentino e originale, uno stimolo, una situazione o un evento. Questa intuizione può portare alla comprensione di uno scherzo o di una metafora, oppure alla generazione di una soluzione ad un problema (Aha moment).
Beeman e Kounios hanno analizzato le scansioni cerebrali (ottenute con l’elettroencefalogramma (EEG) e la risonanza magnetica funzionale (fMRI) dei partecipanti mentre stavano cercando di risolvere dei problemi complessi che richiedevano un approccio creativo. Hanno scoperto che i partecipanti che si concentravano troppo sul problema, inibivano, molto spesso, i processi creativi necessari per la risoluzione.
Nei partecipanti che erano più rilassati, e che si “distraevano” per qualche minuto dal problema, i “momenti di Eureka” erano molto più frequenti ed erano preceduti (circa 1,5 secondi prima) da un aumento dell’attività nel giro temporale superiore (la parte laterale del cervello che si trova, orientativamente, tra la tempia e l’orecchio). Il Lobo Temporale gioca un ruolo chiave nella comprensione del linguaggio, nella memoria verbale, nei processi di percezione e nell’interpretazione degli stimoli visivi.
Ecco svelato, allora, il misterioso collegamento tra alcool e pensiero creativo.
Una moderata quantità di alcool svolge, contemporaneamente, due funzioni:
- Rende la persona più rilassata e più capace, quindi, di prendere le distanze dal problema;
- Riduce la funzione esecutiva e stimola l’immaginazione e il pensiero divergente.
Pensa che c’è un’azienda danese che ha prodotto una bottiglia di birra per stimolare il pensiero creativo: sul retro della bottiglia c’è un grafico graduato (con il peso distinto per uomini e donne), che mostra esattamente quanto bere per raggiungere la soglia di 0,075 grammi/alcol e favorire un “picco di creatività”.
Insomma, da tutte queste ricerche emerge, chiaramente, che bere un boccale di birra, o un bicchiere di vino (mi raccomando, però, soltanto uno), può creare le condizioni ottimali per far emergere il pensiero creativo e trovare soluzioni innovative ai problemi. Cin Cin.