Sammy Basso raggiunge un altro traguardo: curiosità, passione e impegno sono la chiave del successo
“Voglio farmi stupire dalla vita. A volte si fanno tanti progetti e poi la vita ti porta da qualche altra parte” così Sammy Basso ci racconta il suo percorso: un percorso che ha visto tante vittorie, come il recente conseguimento della laurea magistrale in Biologia Molecolare. “Avevo delle idee precise sul percorso che volevo fare. Ero partito facendo fisica, però poi la vita per vari motivi mi ha portato da un’altra parte: è stata dura da accettare, l’ho vissuto quasi come un fallimento e invece mi sono accorto che alla fine ha avuto un senso”. Uno sguardo rivolto al futuro, sempre, con la forza di un guerriero e la voglia di fare, di lavorare sodo per costruire un futuro migliore per sé stesso e per gli altri.
Con questo obiettivo, Sammy Basso presenta il suo lavoro di tesi sperimentale il 25 marzo: sebbene il contesto non abbia di certo favorito la stesura della tesi che, come tutte le tesi scientifiche, prevede un impegno fisico in laboratorio per valutare gli esperimenti, grazie ai Co-Tutor con cui collabora da anni, è stato possibile ugualmente procedere con i lavori. Sperimentazioni durate circa un anno: il tirocinio sarebbe dovuto partire proprio ad aprile 2020 a Bologna presso l’IGM CNR di Bologna, l’Istituto di Genetica Molecolare che è parte del Consiglio Nazionale della Ricerca, ma a causa del primo lockdown, purtroppo, non è stato possibile. “Non ho potuto collaborare per quanto riguarda la parte manuale, ma ho contribuito per tutto quel che riguarda il processo di rielaborazione dei dati, di stesura e dunque è stato molto bello lo stesso perché ho avuto modo di esprimere la mia opinione scientifica e di dare una lettura particolare ai dati rilevati che è comunque ciò che viene richiesto a un laureando”. Non c’è risentimento nelle parole di Sammy, parole che cercano di vedere sempre il lato positivo delle cose: l’assenza fisica nei laboratori non gli ha precluso comunque di imparare il lavoro manuale e di fatto si può dire che il lockdown ha favorito la stesura della tesi in termini di tempo e di scrittura. Sicuramente, una parte che è mancata è l’aspetto umano: “è mancato quel momento di unione fisica, perché comunque il lavoro in laboratorio è molto bello e poi stare assieme ad alcuni ricercatori e vedere gli esperimenti insieme fa crescere ed è divertente perché si stabiliscono legami di collaborazione stretta che vanno oltre il legame lavorativo”. Il lavoro di tesi è stato oltremodo impegnativo, collegamenti da remoto per visionare gli esperimenti e per discutere i dati: un progetto estremamente importante che è stato ascoltato perfino dai ricercatori degli Stati Uniti.
“Ho studiato la mia malattia”, Progeria e in particolare la relazione con l’infiammazione. “È un progetto effettivamente grande: siamo partiti dalla letteratura scientifica dove viene descritto uno stato di infiammazione alto nei malati di Progeria ma anche negli anziani”. Con i numerosi esperimenti di laboratorio si sono accorti che la Progeria fa sì che ci siano livelli più alti di infiammazione nel corpo, ma soprattutto che inibendo questa infiammazione si ha un miglioramento dei sintomi di Progeria: insomma risultati molto buoni. “Sappiamo che succede, sappiamo che c’è una relazione ma non sappiamo di preciso quale sia”, ci spiega Sammy, il cui lavoro apre un lume di speranza sul futuro. A fronte di queste scoperte “abbiamo pianificato due anni in più di esperimenti per capire perché succede: quali siano i meccanismi che la governano. Questi due anni in più permetterebbero di capire i meccanismi di Progeria che non erano noti. Non solo, ma anche capire i meccanismi nell’invecchiamento e sarebbe ottimo capirli in fondo perché tutti invecchiamo, quindi si tratterebbe di un altro passo per quello che si potrebbe concretizzare in un invecchiamento più salutare”.
Non ci stupisce, dunque, ascoltando le parole di Sammy, il perché la vita lo abbia portato a intraprendere questo percorso: la passione e la curiosità che lo hanno spinto e lo spingono tuttora a voler conoscere la sua malattia, ma soprattutto ad essere un ricercatore. Sui progetti futuri si tiene vago “intanto vorrei riposare un po’”, ci racconta ridendo. Sicuramente un primo progetto è quello di fare il ricercatore e continuare quello che è stato il percorso di vita intrapreso fino ad oggi, ma “non voglio precludermi altre vie”, conclude Sammy. “Voglio capire da quale parte mi porta la vita in maniera meno ragionata che non vuol dire meno seria ma vedere cosa il mondo ha da offrire”. Come parte dell’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso onlus e collaborando con molti ricercatori, Sammy è aperto ai consigli e la rete forte che si è creato nel corso di questi anni lo ha aiutato a capire chi volesse essere. Una parte del suo essere è bene espressa dal suo nome navajo “Chaànaàgahiì”, che significa “Persona che ha molta strada da fare”: durante il suo viaggio negli Stati Uniti, la guida navajo della Monument Valley lo paragona a un’aquila che vuole scrutare tutto dal cielo e gli conferisce questo nome. Per queste tribù i nomi sono molto importanti rappresentano quello che sei e quello a cui devi puntare: mai nome fu più pertinente per Sammy Basso il cui impegno, passione e curiosità lo hanno portato e lo porteranno a risultati sempre più eccezionali. Complimenti Sammy!