Sammy Basso racconta la felicità di un ragazzo straordinariamente normale
“Domattina ho l’esame di Genetica in Università, non c’è nessuno che conosce il professore per mettere una buona parola? Ne avrei bisogno…” comincia così, con la più normale delle richieste, la serata Centodieci è Ispirazione con Sammy Basso.
Normale, perché Sammy è un normalissimo ragazzo di 20 anni che frequenta l’università, ma superficialmente si potrebbe pensare che di normale c’è ben poco se si guarda al palco: “Sono normale ma diverso, in fondo siamo tutti diversi, no?” domanda subito dopo essersi presentato.
Primo colpo, la platea applaude. Al suo fianco Gianluca Randazzo, CSR Manager di Banca Mediolanum, che introduce la serata spiegando perché fare del bene è importante, sia per le aziende che per i singoli individui. E Sammy? Racconta del suo viaggio, nella vita come negli Stati Uniti, nell’approccio alle difficoltà come nella fede religiosa, pur essendo un uomo di scienza: “Viaggiano su un unico binario, la fede mi indica la strada da seguire, la scienza un obiettivo”. 2-0.
Serata dai temi pesanti? Dipende dai punti di vista.
“Un giorno sono andato a Roswell” racconta Sammy, “quel posto dove si dice sia caduta una astronave aliena, la gente lì è facilmente suggestionabile e siccome mi dicono che somiglio a un alieno ho messo gli occhiali e ho fatto finta di esserlo davvero. Una signora se l’è fatta sotto dallo spavento, è stato molto divertente. La mia lingua per far credere che vengo da un altro pianeta? Il veneto”. Funny, normalmente funny, per dirla a modo suo. Il viaggio procede, lui racconta di avere un nome Navajo, di essere il primo veneto Navajo perché è stata proprio la tribù indiana ad accoglierlo come parte integrante della famiglia durante la sua visita, ma se si parla di famiglia, quella vera, Sammy elogia papà Amerigo e mamma Laura: “Sono loro grato, hanno combattuto le mie battaglie quando non potevo farlo io e mi hanno insegnato a combattere ora che posso farlo”.
E la Progeria, quella malattia rara che colpisce una persona ogni 8 milioni e riguarda l’invecchiamento precoce? Conta, certo, ma non troppo: “Dio mi ha dato una famiglia, gli amici, il mare. Molto più di quanto una malattia possa portarmi via”, spiega con semplicità. “Ah, interessante…” si sente tra il brusio della sala colma del teatro. E loro, i genitori, che cosa dicono in proposito? “Dovevamo scegliere se mettere Sammy in una campana di vetro e proteggerlo dall’esterno” raccontano all’unisono, “oppure decidere di farlo vivere, per davvero, come tutte le persone di questo mondo. Abbiamo scelto la seconda ipotesi”, applauso in sala.
Il viaggio del protagonista diventa viaggio collettivo, dal Papa a James Cameron, nessuno è risparmiato; perché una vita vissuta così intensamente? “Einstein diceva che il tempo è relativo. È un dono, non sappiamo quanto ne avremo, va vissuto al massimo, senza aspettare”, risponde.
“Tanto normale questo ragazzo non è” si sente ancora tra le fila degli spettatori. Effettivamente no, finché non riaffiora il suo essere veneto: “Adoro far festa, è uno dei modi migliori di vivere, è bello stare con gli amici. E non è così scontato”. Ma non hai paura? “La paura è positiva, perché crea allerta, ma non devi lasciare che ti comandi, se no ti blocca. È la tua sfida da vincere” risponde con estrema tranquillità.
Arrivano le domande dal pubblico, alza la mano una signora: “Meglio rischiare per ottenere di più nella vita o restare nella comfort zone che magari non ci accontenta fino in fondo?”, chiede. “Bisogna pensare a quello che è il nostro obiettivo” risponde Sammy con un sorriso. “Quando lo abbiamo ben chiaro in testa sappiamo quale strada dobbiamo prendere”.
Normale, tutto straordinariamente normale.