Rassegnati, non puoi seguire tutto
Perché ti illudi di poterlo fare? È impossibile seguire tutto.
Mettitelo bene in testa.
Non puoi aprire e leggere tutte le newsletter che ti arrivano in una giornata.
Non puoi scorrere fino in fondo tutte le pagine web aperte da una settimana.
Non puoi immagazzinare tutte le informazioni delle video call a cui partecipi coi colleghi.
E non puoi nemmeno seguire tutte le chat di WhatsApp in cui ti hanno coinvolto.
Eppure, abbiamo la tentazione di dare un’occhiata a tutto.
Ma a quale prezzo?
REAGIRE COMUNICANDO
La pandemia è stato un doppio amplificatore.
Da una parte, ha potenziato i punti di contatto e delle occasioni di incontro, quelli virtuali, tra colleghi, partner, clienti, fornitori, ma anche amici e compagni di studio.
E così ha amplificato i normali flussi di comunicazione, contenuti, informazioni nell’ambito del lavoro, della scuola, delle comunità in generale.
Dall’altra ha aumentato la fame di informazioni tecniche, specifiche, sanitarie e sulla salute e l’economia.
Così siamo bombardati – sul pc e nello smartphone – da Pdf, slide, Power Point su report sanitari, ma anche regolamenti, orari, divieti ed anche prospettive molto molto ipotetiche sul prossimo futuro, in quello stile spavaldo da “domani si riapre”.
Va certo considerato che le restrizioni fisiche e il blocco di molte delle attività lavorative consuete ha spinto tantissime aziende ed altrettanti professionisti a reagire comunicando, e quindi essendo molto più attivi sui social network.
Riversando così sul web, e quindi nei nostri abituali canali di ricezione, tonnellate di webinar, talk, dirette Facebook, riunioni su Zoom e Teams.
E questo chissà per quanti altri mesi o anni ancora…
SOVRACCARICO COGNITIVO
Per questo bombardamento possiamo utilizzare un termine ormai diffuso, sovraccarico informativo. Un fenomeno che aggiunge un “carico ulteriore” e stressa in modo davvero pesante la nostra capacità di capire tutto ciò di cui siamo destinatari.
Comprenderlo, memorizzarlo, archiviarlo, analizzarlo, diventa altrettanto pesante.
Diventa un sovraccarico cognitivo.
Quanti dei report che riceviamo finiscono immancabilmente addormentati nella finestra di Safari?
Quante infografiche riusciamo davvero ad aprire, allargare con le dita e finalmente trasformare in “qualcosa di imparato” e non solamente cliccato o ri-condiviso sui social?
Quante delle note informative e dei DPCM – si, anche quelli! – riusciamo effettivamente a stampare e togliere dalla scrivania, spesso quella di casa…?
CONTENUTI INEFFICACI
Moltissimo di questo contenuto si ferma ben prima della porta d’accesso al nostro cervello.
Mail non aperte.
Chat non lette e silenziate.
Infografiche cestinate.
Call non seguite…intanto si fa altro.
Webinar in cui ci si nasconde dietro allo schermo nero per occuparsi di cose più urgenti e immolarsi così all’illusoria divinità del multitasking, che ti chiede sacrifici umani, senza darti risultati evidenti.
Così, benché moltissimo di questo materiale sia utile, importante, decisivo per comprendere, capire, orientarsi, studiare, imparare, decidere…non è efficace, perché non arriva davvero al destinatario.
Si ferma ben prima delle fasi di lettura lenta, ascolto approfondito, concentrazione che magari meriterebbe.
Niente stampa, niente appunti sul taccuino, niente sottolineatura.
Dalla casella in entrata al cestino, dalle cuffie stereo acquistate per sentire meglio, al muto.
BIG BANG
Il nostro cervello ha potenzialità probabilmente infinite, ma è proprio lui a mostrarci il vero vincolo.
Il tempo.
Quello che abbiamo a disposizione per occuparcene.
Ecco il vero e unico limite all’esperienza di questo big bang di informazioni che vanno in tutte le direzioni.
Il tempo, poco, ci impedisce di organizzarle, classificarle, analizzarle e filtrarle adeguatamente.
Poco tempo, tante informazioni. Ecco il problema.
La media ecologist israeliana Edna Pasher ha proposto la sua soluzione durante l’Information Overload Day del 2020.
Nel contesto del Covid19, connotato da informazioni amplificate, sbagliate, imprecise e sovrapposte, ha deciso di riceverle solo dalle persone in cui ripone maggiore fiducia.
Si è trovata così ad ascoltare voci spesso contrapposte, con lo svantaggio di decidere quale abbracciare, e il vantaggio di arricchirsi raccogliendo prospettive differenti.
A cui ha aggiunto un pizzico di realtà, dalle esperienze dirette di chi ha visto il virus da vicino.
È solo un semplice tentativo di ridurre e scegliere bene quanto cibo dare in pasto al nostro cervello.
Sempre affamato, ma non può mangiare per più di 24 ore al giorno.