Quiet leadership: gli introversi salveranno il mondo?
Meglio “sbruffoni e spacconi” o meglio “contemplativi e calmi”?
Per molto tempo nell’immaginario collettivo i leader sono stati identificati come persone estroverse, rumorose e sicure di sé. Ma si sta facendo sempre più strada un nuovo modello: la quiet leadership, per condurre persone e gruppi di lavoro con un approccio più tranquillo.
Lo spiega molto bene la dottoressa Jacqueline Baxter dell’Open University in questo video del progetto sviluppato insieme alla BBC proprio sulla quiet leadership.
Leader estroversi vs introversi
Secondo lo scrittore canadese Robin Sharma, un buon leader – sia esso estroverso o introverso, è colui che genera “impatto, influenza e ispirazione. L’impatto comporta l’ottenimento di risultati, l’influenza consiste nel diffondere la passione per il proprio lavoro e nell’ispirare compagni di squadra e clienti”.
Ma quali sono le principali differenze tra estroversi e introversi? E davvero esiste uno stile di leadership migliore dell’altro?
Secondo lo psicoanalista Carl Jung un estroverso è colui che trova un significato al di fuori di sé, preferendo il mondo esterno degli oggetti, delle attività e delle interazioni con le persone; mentre un introverso è colui che è introspettivo e si concentra su pensieri, sentimenti e idee. L’estroverso si ricarica impegnandosi in attività e interagendo con le persone, mentre l’introverso si ricarica con la solitudine e la riflessione. Jung credeva che entrambi questi tratti caratteriali esistessero in ogni persona, con un tipo dominante rispetto all’altro.
Dal punto di vista della leadership gli estroversi sono individui caratterizzati da una grande energia, entusiasmo e assertività; sono orientati all’azione e alla conversazione e questo si riflette anche nel loro approccio alla leadership. Gli introversi, di contro, tendono a essere tranquilli, consapevoli e intenzionali, e molto bravi nella risoluzione dei problemi. Secondo una ricerca condotta da Candance Atamanik del Center for Leadership della Florida International University, “i leader tranquilli e introversi non sono motivati dalla necessità di dominare, né si sentono minacciati dai loro dipendenti o colleghi proattivi; pertanto sono più disposti ad ascoltare gli altri e ad accettare i loro suggerimenti”. Sempre dai risultati di questo studio si evince che “i dipendenti proattivi sono più produttivi se guidati da un leader introverso, mentre i dipendenti passivi riportano una maggiore soddisfazione sul posto di lavoro se guidati da un individuo estroverso”.
Di conseguenza, sia gli estroversi che gli introversi possono essere leader efficaci. Semplicemente esistono tempi e luoghi adatti ad approcci di leadership differenti.
Il potere della quiet leadership
In un mondo sempre più complesso è necessario valorizzare le differenze tra leader estroversi e introversi, promuovendo i punti di forza di entrambi, favorendo la crescita e supportando nuovi leader con approcci diversi.
Così come ci sono casi in cui la leadership estroversa è vantaggiosa, ci sono anche situazioni in cui la quiet leadership (o leadership introversa) può essere più efficace. I leader introversi tendono a concentrarsi sulle azioni invece che sulle parole e sono in grado di generare entusiasmo e sviluppare la lealtà in coloro che sono sotto la loro guida.
I leader introversi influenzano le persone dando loro grande attenzione e considerazione. Capiscono che per essere efficaci ed efficienti devono analizzare uno scenario considerandone tutti gli aspetti e i potenziali risultati. Si concentrano sui punti di forza unici di ciascun membro del team e li valorizzano. Sanno che per essere influenti non devono forzare le persone a vedere le cose in un certo modo, ma devono imparare dagli altri e trovare insieme a loro un compromesso, una soluzione utile per entrambi.
La quiet leadership è caratterizzata dal lasciare andare l’ego e mantenere la calma anche in situazioni di grande stress
I leader silenziosi comprendono l’importanza di ascoltare, lasciare andare l’ego e mantenere la calma in situazioni di stress; non a caso nel mondo post Covid-19 si stanno ritagliando uno spazio sempre maggiore. “L’empatia è stata amplificata durante la pandemia – ha dichiarato Amy Morin, psicoterapeuta e autrice di “13 cose che le persone mentalmente forti non fanno – Un leader in grado di immedesimarsi nelle situazioni personali dei dipendenti ne uscirà più forte e migliore di prima. E diventerà più chiaro che un approccio unico per tutti non è una buona strategia di leadership”.
Questi individui sono particolarmente realistici, sono in grado di mettere a punto piani d’azione efficaci in situazioni di emergenza e danno grande valore alla fiducia. Possono essere le persone più adatte a condurre le persone in tempi di crisi e grandi cambiamenti. Per questo motivo le loro capacità devono essere coltivate. Come?
Fornendo loro spazio e tempo per sviluppare idee, creando opportunità per prepararsi prima delle riunioni, dando loro spazio dopo le riunioni per considerare pensieri e risposte, e rispettando il loro bisogno di solitudine dando loro l’opportunità per lavorare in modo indipendente.