Proviamo a rivedere i nostri concetti di «priorità» e «urgenza»
Avete mai ricevuto una mail del tipo:
“Cortesemente, potresti scrivere con urgenza il report? Domani sera c’è l’Apocalisse”
“URGENTEEEE! Manda il file a Tizio, poi ti spiego”
“TI PREGO URGENTEMENTE DI EVADERE L’ORDINE CON URGENZA. NE VA DELLA TUA VITA. È URGENTE!”
Con tutta questa urgenza, con tutte queste giornate in cui il piede è a tavoletta sull’acceleratore, perché l’Italia è fanalino di coda nelle classifiche UE sui tassi di crescita di inizio 2019?
Siamo una nazione di mezze pippe improduttive (beh, sul tema della produttività ci sarebbe da aprire più di una parentesi, a dire il vero…), vista la mole di scadenze subitanee che si accumulano sulla tastiera, aprendo e chiudendo ogni file come se fosse l’ultimo?
Ecco, ogni tanto mi piacerebbe fermarmi qualche secondo a riflettere sul concetto di emergenza.
SPOILER: non è un elogio della lentezza, della descrescita serena, del ritorno a un’Arcadia bucolica.
È la semplice considerazione che l’istinto dell’”adesso o mai più” all’umanità non è che abbia portato troppo bene.
Gira in rete una scritta caldea del 3800 a.C.:
“Siamo precipitati in tempi orribili/Il mondo è diventato troppo decadente e malvagio/La politica è sempre più corrotta/I giovani non rispettano più i loro genitori”.
Oh, mamma (che non rispettavo più quando ero giovane), qual è il corto circuito che ci porta a vivere tutto come se fosse un eterno presente immutabile, e paradossalmente ora, che viviamo i tempi della disruption?
Un po’ è un naturale istinto alla negatività del genere umano, da vincere con la sana terapia dei dati: la rinfrescante 10 Years Challenge del mondo 2008-2018 mostra che gli indicatori relativi ad aspettativa di vita, povertà estrema, tasso di alfabetizzazione e mortalità infantile sono tutti migliorati e sensibilmente.
Un altro po’ è un maledetto senso di protagonismo, che ci sta pure come ambizione ma che bisogna frenare: questo sentirsi irripetibili e indispensabili, protagonisti di una fase storica “senza precedenti nella storia dell’umanità”.
Ma davvero? C’è mai stato un periodo che non si è sentito così?
Davvero ci sono esseri umani che vivono e dicono: “Questi qua sono tempi piatti in cui non succede nulla?”
E torniamo dunque all’urgenza.
Fate un sereno esame di coscienza, la sera, pensando di dividere in quadranti la vostra attività tra: importanti e urgenti, non importanti e non urgenti, non importanti e urgenti, importanti e non urgenti.
E, con la stessa serenità, stimate una percentuale di attività che rientrano nel primo quadrante.
Una bella dieta del tempo, come per il mangiare, non per forza richiede lo sforzo della costrizione ipocalorica.
Come sempre, è più corretto un bilanciamento consapevole.
Davvero, però, vivere perennemente in corsia di sorpasso non aiuta di certo a rendere il motore più efficiente. Ne avevo già scritto proprio qui, ma ricordate sempre che, nell’arco di un’intera vita, la fisica stima che i battiti del cuore di un topolino sono gli stessi di un elefante.
Tranne che uno vive pochi anni e l’altro è molto longevo.
Imparate a frenare l’istinto di vivere una giornata di lavoro come se fosse il Black Friday delle scadenze.
E abituatevi a rasserenare il senso di emergenza che vi scatta in cuore. Con urgenza.