Il professionista del futuro? Ha ottime capacità sociali e matematiche
Siamo in un periodo di profonda trasformazione dei nostri stili di vita, dovuta in massima parte alla velocità di propagazione delle innovazioni tecnologiche: la cosiddetta disruption. Rapidamente abbiamo mandato in pensione attività e gesti che eravamo soliti compiere anche solo pochi anni fa. Oggi diamo per scontato che sia possibile non possedere più un’auto ma utilizzare il car sharing, e che il caffè al bar possa essere pagato con lo smartphone. Nel nostro immediato futuro vediamo vetture che si guidano da sole, droni-postini che consegnano pacchi e buste e supermercati senza cassa dai quali uscire pagando in modo automatico. Ad accompagnare questa rivoluzione del modo di vivere c’è un profondo cambiamento del lavoro.
Qual è il futuro, ad esempio, dei taxi, delle edicole, delle cassiere? Riusciranno a sopravvivere? Secondo un recente studio dell’ONU, la robotica potrebbe sostituire due terzi dei lavori umani, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Non solo. Il World Economic Forum monitora in modo costante i trend del lavoro ed evidenzia come, entro il 2020, nelle 15 economie più sviluppate, si perderanno oltre 7 milioni di posti, due terzi dei quali concentrati nelle funzioni amministrative e impiegatizie. Il saldo sarà, dunque, negativo, soprattutto a carico dei colletti bianchi.
Michio Kaku, professore di fisica teoretica e divulgatore scientifico, sostiene che tutti i lavori con un elevato tasso di ripetitività sono destinati a perdere la sfida con la tecnologia e, in particolare, con la robotica. Occorre, quindi, puntare sulla creatività e su tutte le qualità tipicamente umane e difficilmente replicabili da una macchina, per quanto intelligente. Moral Machine, ad esempio, è un esperimento del MIT che consente di partecipare alle scelte che un pilota automatico di una Google Car esercita e le logiche secondo le quali sceglie il male minore. In caso di pericolo, è preferibile salvare i due occupanti del veicolo o cinque pedoni?
I dilemmi di carattere morale sono un chiaro esempio di come la tecnologia non sia in grado di fare da sé ma che, al contrario, ci offra la possibilità di avere un ruolo di guida in una trasformazione profonda che in molti non esitano a definire “quarta rivoluzione industriale”.
Quali sono, dunque, le caratteristiche che ci servono per prepararci a questi cambiamenti, portando valore a noi stessi e alle nostre comunità?
I lavoratori del futuro, secondo David Deming, professore ad Harvard, dovranno coltivare soprattutto due capacità: quelle matematiche e quelle sociali. Esaminando le tendenze che hanno caratterizzato il mercato del lavoro dal 1980 ad oggi, si nota che crescono i profili che primeggiano in almeno una delle due competenze: gli educatori (alte abilità relazionali), i contabili (alte abilità matematiche), i manager (alte abilità relazionali e matematiche).
Riuscire a combinare le capacità matematiche e sociali è, dunque, la sfida cui siamo chiamati per costruire il nostro lavoro nell’immediato futuro. Ed è la sfida cui il sistema educativo deve dare una risposta per preparare le professionalità di domani.