Se offri un dito ma finisci per dare un braccio, ricorda che un pizzico di egoismo è utile
Inizia tutto in un momento esatto, a due-tre anni: sei seduto a tavola con la famiglia, il seggiolone porta il tuo piccolo corpo all’altezza di quello dei grandi, hai iniziato da poco a usare frasi strutturate e l’azione stessa del tuo parlare non suscita più lo stupore e la meraviglia che provocava solo un paio di mesi prima.
Tendi, come hai sempre fatto, la mano verso qualcosa che desideri – acqua, cibo – e invece di vedere immediatamente esaudita la tua richiesta si palesa una specie di ricatto. Mamma, papà e nonni non soddisfano subito il tuo bisogno ma ti chiedono: “Come si dice?”. Inizia così la tua educazione alla buona educazione. D’ora in avanti dovrai essere Gentile, far sentire il prossimo importante.
All’inizio è molto semplice: il tuo garbo infantile viene apprezzato tantissimo dagli adulti. Ma poi avere gli stessi riscontri diventa sempre più difficile, il “per favore” da solo non ce la fa, l’asticella si alza e da essere educati si diventa generosi e poi altruisti e poi forse persino altruisti in maniera eccessiva.
Ora, evitare che la porta che stai aprendo si richiuda sulla faccia di chi ti segue è completamente ragionevole, ma reggerla alle dieci persone successive non inizia a essere un po’ troppo?
Facciamo il punto insieme.
Se sono Gentile, allora…
Una percentuale enorme delle azioni umane che non sono volte alla sopravvivenza fisiologica ha una singola motivazione: piacere agli altri. Essere amati. I complimenti che ci facevano i nostri genitori a due anni quando dicevamo “grazie” o “per favore” ci gratificavano, e la cosa poi ci è sfuggita di mano. Infatti pensiamo: se sono buono, educato, generoso, gentile allora gli altri dovranno amarmi. Questo meccanismo è piuttosto pericoloso, perché purtroppo non basta essere gentili per essere amati o benvoluti. Le relazioni interpersonali sono più complesse di così, e soprattutto non apprezzano le generalizzazioni in cui cade puntualmente il Gentile che vuole esser benvoluto, da tutti.
L’economia della generosità
Il Gentile tende ad essere gradevole e generoso con il prossimo, e il suo prossimo s’allarga e s’allontana sempre di più. Non voglio essere cinica ma solo realistica: il Gentile consuma tanto, tantissimo tempo nel fare favori, aiutare, sostenere, ascoltare persone che non stanno all’interno della sua cerchia più ristretta di amici o parenti. Queste persone apprezzeranno il gesto ma, non essendo rinchiuse nel meccanismo in cui è rinchiuso il Gentile, probabilmente non sentiranno nessun vero legame e obbligo nei confronti di chi, come il Gentile, sta fuori dal giro più stretto delle persone che amano.
Il senso di colpa
Ai due precedenti va aggiunto un terzo meccanismo, perverso, che rende molto difficile sfuggire al ruolo di Gentile assoluto: ormai parecchie persone si aspettano molto da te e tu non vuoi deluderle. Queste persone danno per scontato che quando ti telefoneranno avranno subito ascolto, sostegno, generosità in quantità infinite: qualsiasi richiesta che potrebbe sembrare assurda se applicata ad altri (a cominciare da loro stessi) appare completamente naturale nel momento in cui è rivolta a te, Gentile. Vivere a casa mia per tre mesi? Ma certo! Prestarti ogni giorno l’auto per andare a lavoro e magari farti pure la benzina? Naturalmente! Gentile, ti sei messo in una posizione di magnanima superiorità donando e regalando non solo soldi o oggetti ma soprattutto la tua cura e il tuo tempo, e le persone che ne hanno beneficiato ora vivono nella comoda illusione che le tue giornate siano fatte di molte più ore di quelle delle persone normali. Dire no a questo punto diventa estremamente difficile: la persona che chiede si è abituata a dare scontato il tuo aiuto e reagirà al rifiuto dandoti dell’egoista. E tu non vuoi essere uno sporco egoista, non vuoi sentirti in colpa.
L’«egoismo»
Ma arrivato a questo punto, mio caro Gentile, devi capire cos’è l’«egoismo» e perché è in una certa misura utile, necessario, salvifico. Le ore di vita e le energie concesse a ogni essere umano sono limitate, e continuare a dare via le proprie senza criterio ti porterà a essere sempre più triste, stressato e – per un doloroso paradosso – sempre meno Gentile proprio nei confronti dei pochi che veramente si meriterebbero la tua assoluta gentilezza. Intendiamoci: sacrificarsi per gli altri è giusto, e le storie di sacrificio sono sempre ammirevoli. Ma dovendo scegliere uno schema narrativo per la propria esistenza, non dovremmo forse dimenticare del tutto le istruzioni di sicurezza dei viaggi aerei: in caso di un’improvvisa perdita di pressione in cabina le maschere d’ossigeno cadranno giù dal pannello sopra la vostra testa. Indossare la propria maschera prima di aiutare gli altri.