Perché leggere «La coscienza di Zeno» di Italo Svevo
Alla vita manca sempre qualcosa per essere perfetta. Forse é per questo che é così bella, nonostante tutto. É il senso di inadeguatezza con il mondo e anche con sé stesso il carattere principale di Zeno Cosini, il protagonista de La coscienza di Zeno, il romanzo di Italo Svevo, un libro che rivoluzionò una cultura letteraria. Uno scritto che sovvertì un po’ tutto: non convinse al momento della sua pubblicazione ma poi scompaginò le regole della letteratura del tempo, anche quelle non scritte, e mise in primo piano, forse per la prima volta, la psicoanalisi.
Quanto ci ha aiutato nei decenni questa scienza il cui padre, Sigmund Freud, sosteneva avrebbe cambiato la visione del mondo. E così è stato. Dall’interpretazione dell’inconscio alla natura sessuale delle nevrosi, dal transfert terapeutico al complesso di Edipo, grazie alla psicoanalisi ci conosciamo tutti un po’ di più. La coscienza di Zeno narra la storia di un inetto. Zeno Cosini è ‘un uomo senza qualità’, un malato immaginario ostaggio di un vizio che non riesce a vincere: il fumo. Lo lacera, lo disgusta ma non riesce a farne a meno. È una dipendenza e come tutte le dipendenze sia dalle cose che dalle persone è deleteria. A un iniziale momento paradisiaco poi lascia spazio alle peggiori sofferenze umane e annienta l’equilibrio. Zeno é del tutto avulso dalla vita cui sembra costretto a partecipare ma allo stesso tempo è un mediocre che riesce in qualche modo ad avere successo. Viviamo in un periodo singolare. Non sempre le persone che lavorano duramente emergono, a volte ci capita di vedere ‘improvvisati’ che riescono a eccellere. E in quel momento ci scatta il senso d’ingiustizia. Ma non dobbiamo cedere all’astio. Non c’è nulla che consuma più del risentimento. Dobbiamo andare avanti per la nostra strada e non piegarci, non distogliere gli occhi e la mente dai nostri obiettivi. Se non ci arrendiamo, se non ci lasciamo vincere e continuiamo a lottare saremo noi ad avere la meglio. I mediocri spesso si travestono, si sanno vendere, sanno stare ben piantati in questo
Mondo. È così il perfetto contraltare di Zeno, l’antagonista: si chiama Guido, è suo cognato. Almeno a prima vista sembra avere tutto ciò che il protagonista del romanzo di Italo Svevo non ha e mai potrà ottenere. Se Zeno è insicuro, fragile e modesto, Guido è bello, carismatico e con un’eleganza naturale che affascina. Grazie alla sua eloquenza e alle maniere raffinate conquista tutti. Quante volte ci capita di vedere valorizzate le doti di persone che per noi non hanno alcun valore? Dobbiamo deviare verso la positività e cercare di emulare quel qualcosa di loro che potrebbe comunque aiutarci a essere migliori.
La coscienza di Zeno è un libro che ci fa pensare e ripensare a noi stessi e ai nostri limiti. La conclusione del romanzo è profondamente moderna: la visione di Zeno e quindi di Italo Svevo sulla Psicoanalisi. É il disagio a mettere l’uomo in discussione con sè stesso e con gli altri. Non esiste nessuna medicina che riesca a curare la malattia dell’anima, solo la forza interiore potrà aiutarci, solo conoscendo davvero noi stessi potremo cambiare e ritrovarci. É l’uomo stesso il creatore dei suoi mostri distruttivi, dei demoni che sembrano invincibili. La psicoanalisi può indicarci una via: non guarisce l’uomo ma lo aiuta a conoscersi e a comprendersi. Non è forse questa la vittoria più grande che l’uomo contemporaneo potrebbe ottenere? Ci sono libri che non riusciamo a dimenticare, che in alcuni passaggi ci lasciano intontiti a pensare. E ci affollano la mente, le parole argute di Zeno ne sono una testimonianza. “La vita”, diceva l’uomo senza qualità, “somiglia un poco alla malattia come procede per crisi e lisi ed ha i giornalieri miglioramenti e peggioramenti. A differenza delle altre malattie però la vita è sempre mortale”.