Segui il tuo istinto: se senti il bisogno di cambiare lavoro, è il momento di farlo
Abbiamo deciso di cambiare lavoro. Oppure ci troviamo nella necessità di doverlo cambiare. Una simile situazione può provocare un considerevole aumento del nostro livello di stress, in particolare se da molti anni lavoriamo nello stesso contesto organizzativo. Ma una nuova sfida professionale può rappresentare anche un momento di reale svolta positiva, che può contribuire ad arricchire la nostra vita di nuovi stimoli e nuove motivazioni.
Quanto siamo pronti ad affrontare un nuovo lavoro?
Rispondere a questa domanda significa fare chiarezza sulla nostra condizione di transizione professionale, su ciò che stiamo abbandonando, così come su ciò verso cui ci stiamo orientando. Cambiare lavoro significa perdere e guadagnare al tempo stesso. Si perdono alcune certezze, abitudini quotidiane, rassicuranti consuetudini, piccole ritualità; tutto ciò che è andato a delineare negli anni i confini della nostra comfort zone. A fronte di tali perdite, i guadagni si possono misurare in termini di nuove esperienze, nuove prospettive, nuove consapevolezze, nuove opportunità di crescita, non solo di natura economica e professionale, ma anche personale.
Sono lontani i tempi in cui si trascorreva un’intera vita presso la stessa azienda. Grazie alla mia attività di consulenza, mi capita sempre più spesso di incontrare persone che decidono di cambiare lavoro. Ma quali sono i principali motivi che ci spingono a tale scelta? Ne ho individuati 6.
- Remunerazione più elevata
Il “vil denaro”, molto spesso, funge da spinta propulsiva al cambiamento professionale. Tuttavia, la motivazione derivante da uno stipendio più elevato potrebbe durare poco. Occorre analizzare in quale contesto, per quale mansione e per quali responsabilità ci verrà corrisposta una remunerazione migliore di quanto l’attuale lavoro ci garantisce. Potrebbe trattarsi di un’azienda più piccola, dove però godremo di più ampie responsabilità e di maggiore libertà d’azione; oppure di un’organizzazione più grande e di maggior prestigio, dove tuttavia, nonostante una retribuzione più sostanziosa, il nostro apporto ideativo e creativo potrebbe risultare ridotto. Cambiare lavoro solo per motivi economici potrebbe rivelarsi, sul medio-lungo periodo, una scelta di cui pentirsi. Un cambiamento lavorativo è un fatto importante nella nostra vita, e come tale necessita di valutazioni più ragionate e sofisticate. - Crescita professionale
Se l’attuale lavoro non ci consente di avanzare professionalmente, virare verso un nuovo contesto in grado di soddisfare tale legittima ambizione può apparire più che ragionevole. Se, dopo anni nello stesso ruolo, realizziamo che il nostro contributo professionale e il nostro livello di responsabilità sono inferiori rispetto alle nostre aspirazioni e all’esperienza effettivamente maturata, potrebbe essere arrivato il momento di cercare un nuovo lavoro che ci offra la concreta opportunità di crescere, a livello professionale e personale, oltre che remunerativo. - Ricerca di nuove sfide
Se da tempo ci occupiamo delle solite attività, nel medesimo ruolo, nella stessa azienda, potremmo provare una sensazione di appagante soddisfazione, ma al contempo avvertire di aver perso l’adrenalinico brivido della più autentica motivazione. Il nostro lavoro non ci regala più quegli stimoli positivi che agli esordi caratterizzavano le nostre giornate. E questo, a lungo andare, può provocare noia, monotonia, progressivo senso di appiattimento. Per alcune persone rimettersi totalmente in gioco, abbandonando solide certezze e granitiche sicurezze, alla ricerca di nuove sfide, avvincenti ed appassionanti, può rappresentare qualcosa di estremamente stimolante. L’inizio di un nuovo percorso professionale può sprigionare un rinnovato entusiasmo, rendere la nostra quotidianità ricca di emozioni positive, facendoci sentire di nuovo vivi, attivi, energici e realmente motivati. - Migliore qualità di vita
Quando il nostro benessere psicofisico viene messo a repentaglio dall’attuale lavoro, l’idea di cambiarlo diventa più di una vaga suggestione. Lavorare vicino a casa, evitando ore snervanti nel traffico o pesanti tragitti di pendolarismo, avere orari e ritmi di lavoro meglio integrati con la nostra vita personale e familiare, rappresentano dei concreti benefici che possono influire positivamente sulla nostra qualità di vita complessiva. - Fuga da un contesto di crisi
I segnali di crisi nella nostra azienda cominciano a essere evidenti e seriamente preoccupanti? In questo caso, abbandonare la nave prima che affondi è una reazione quasi istintiva. Il problema, semmai, potrebbe essere quello di non fare attente ed accurate valutazioni sul nuovo lavoro che si sta per scegliere. Pur di fuggire da una situazione ormai critica, che genera ansie e timori, qualsiasi alternativa può apparire buona. Spesso, tuttavia, non è così. La nuova occupazione potrebbe rivelarsi una soluzione di ripiego, che col tempo andremo a riconsiderare e magari a ritenere non così valida, trovandoci nella condizione di dover nuovamente impegnarci a cercare di meglio. - Fuga da una situazione relazionale difficile
Un capo assillante, dei colleghi impossibili, un clima relazionale pesante, cupo, insopportabile: di fronte ad un simile scenario, il desiderio di cambiare lavoro è decisamente comprensibile. Se riteniamo i rapporti interpersonali un aspetto significativo, un lavoro che ci consenta di vivere in un ambiente più sereno, aperto e collaborativo è ciò che fa per noi. Non abbiamo la certezza che sarà proprio ciò che troveremo; ma a volte, anche solo un colloquio ed una visita nella nuova azienda verso la quale ci stiamo indirizzando, possono fornirci qualche buona indicazione sull’aria che si respira.
Ciò che accomuna queste sei principali motivazioni è rappresentato da un gap fra i nostri valori e quelli dell’ambiente professionale che abbiamo deciso di lasciare. Di conseguenza, ciò che spesso cerchiamo in un nuovo lavoro è un migliore allineamento fra il nostro universo valoriale e quello dell’organizzazione che è pronta ad accoglierci. Ritengo illuminante, in tal senso, una riflessione di Peter Drucker: “Anch’io, molti anni fa, dovetti decidere fra un lavoro che ero capace di fare bene e con successo, e i miei valori. Ero un giovane funzionario di una investment bank londinese, e l’incarico si attanagliava perfettamente ai miei punti di forza. E tuttavia non mi vedevo come asset manager. Io sapevo che i miei valori sono le persone. E non vedevo alcun vantaggio nell’essere ricco in un cimitero. Erano gli anni Trenta, quelli della Grande Depressione; non avevo denaro, né lavoro, né prospettive. Ma mi licenziai. E feci la cosa giusta”.
Analizzare la propria gerarchia di valori, nella scelta di un nuovo lavoro, può rivelarsi un’attività preliminare particolarmente utile per orientare con maggiore efficacia la nostra decisione.