Non smettere di migliorarti, solo così sarai autentico
Metterci la faccia è diventata da qualche tempo un’espressione discretamente di moda. Al netto della retorica che in tanti casi la ammanta, permettetemi di esprimere il mio compiacimento: perché questa idea del metterci la faccia rappresenta uno dei più sostanziosi salti evolutivi della nostra epoca. Metterci la faccia significa assumersi una responsabilità personale, significa essere disposti a pagare il prezzo delle proprie scelte, significa giocarsela a viso aperto, non dietro le spalle. Metterci la faccia significa avere il coraggio di essere pienamente se stessi, di presentarsi non con una maschera ma con il proprio volto.
Ecco, se oggi queste cose ci sembrano naturali, dobbiamo ringraziare Facebook. Perché – come dice il nome stesso – Facebook ci ha spinto proprio a mostrare il nostro viso e a voler vedere quello degli altri. Si è trattato di una vera metamorfosi radicale, perché invece tutti gli anni novanta e oltre erano stati segnati dalla simulazione: dalle chat a quel colossale bluff chiamato Second Life, prima dell’avvento di Facebook sembrava molto intelligente nascondersi dietro identità fittizie, simulare di essere chi non si era nella realtà. Personalmente trovavo noioso e odiosetto questo gioco di furbizie e dissimulazioni, e se ho esultato all’arrivo di Facebook è proprio perché spingerci a mostrare il nostro nome e il nostro viso spazzava via la supremazia di quel mondo artificioso e artefatto.
Se ci pensate, da quando c’è Facebook noi siamo tornati ad apprezzare il superiore valore dell’autenticità. Vogliamo vedere persone vere, credibili. Vogliamo storie e situazioni reali, non esibizioni inautentiche. Se fate gli schizzinosi davanti al successo dei reality, lasciatevi dire che sbagliate: se i reality sono pessimi, è perché mettono generalmente in scena persone tutt’altro che entusiasmanti, ma in sé l’idea di mostrare l’esistenza delle persone è eccellente proprio perché risponde a una molto sostanziosa domanda di autenticità (se qualche produttore mi sta leggendo, ho un’idea per un reality con un cast di esseri umani di una certa qualità e ricchezza vitale: sarebbe un enorme successo, credetemi).
O pensate al porno, dove i video di coppie amatoriali vere che si mostrano mentre fanno sesso gareggiano alla pari coi prodotti professionali costruiti a tavolino, più meccanici e stucchevoli. Oppure pensiamo all’irresistibile ascesa delle grandi serie tv: sì, lo so che sono inventate, sceneggiate e recitate, ma se ne siamo cosi’ attratti è perché ci permettono di familiarizzare con i personaggi, di seguirli nel tempo, nella loro varietà di sfumature e metamorfosi. Si tratta di fiction, ma ci danno l’idea di autenticità, di vita vissuta.
È chiaro che l’autenticità può essere la classica arma a doppio taglio: ad essere autentici si mettono in scena anche i propri punti deboli, i propri limiti e mancanze. Ma credo che i social network adempiano in questo senso a una funzione preziosissima, perché se si rappresenta se stessi e si vuol trasmettere una buona immagine di sé si sarà naturalmente portati a lavorare sui margini di miglioramento, a costruire la propria credibilità. Ecco, credo che questa sia l’attitudine da perseguire: non aver timore di mostrarsi autentici e nello stesso tempo non smettere di migliorarsi per arricchire la propria autenticità. Non lo stucchevole e autoassolutorio “sono fatto così”, ma un “sono fatto così e cerco ogni giorno di essere migliore”.