Nomadismo digitale: fantasia vs realtà
Sulla carta è un vero sogno: viaggiare e vedere il mondo, conoscere persone, evitare una noiosa routine lavorativa, nessun cartellino da timbrare in entrata e uscita, trasformare una passione in professione e un perfetto equilibrio tra vita e lavoro. Diventare nomade digitale fa gola a moltissimi e oggi non più solo ai giovanissimi. Sono sempre di più, infatti, i lavoratori che sognano un’occupazione da svolgere in una spiaggia esotica sorseggiando Margarita. Ma essere un nomade digitale è davvero “solo” questo?
Nomadismo digitale: i numeri del fenomeno
Secondo la società americana di consulenze Mbo Partners negli Stati Uniti ci sono oltre 20 milioni di nomadi digitali, ai quali potrebbero aggiungersene altri 85 nei prossimi anni a livello globale. Ma chi sono? Persone che lavorano sfruttando tutti i benefici dello smart working, viaggiando per il mondo. Il nomadismo digitale è un vero e proprio stile di vita che fa sempre più gola e che è diventato appetibile anche grazie alla diffusione dello smart working. L’Osservatorio del Politecnico di Milano che tiene monitorato il fenomeno parla di 6,58 milioni di lavoratori agili, circa un terzo dei lavoratori dipendenti italiani. A settembre il numero di smart worker è diminuito fino ad arrivare a 5,06 milioni di persone a causa dei rientri consigliati e obbligatori, dell’incertezza e delle difficoltà di apertura delle sedi di lavoro, ma questo nuovo stile di lavoro è ormai entrato nella quotidianità degli italiani e sembra destinato a rimanerci. Si stima infatti che una volta terminata l’emergenza sanitaria i lavoratori agili, che lavoreranno almeno in parte da remoto saranno 5,35 milioni.
Numerosi Paesi (come Spagna, Croazia, Portogallo ed Estonia) hanno compreso da tempo l’appetibilità di questo mercato in espansione, e hanno messo a punto programmi di “turismo intelligente” per i nomadi digitali offrendo loro connettività e servizi ad hoc.
Come essere un nomade digitale
Ma non è sufficiente viaggiare e lavorare per potersi definire nomadi digitali, o almeno non è così facile come potrebbe sembrare.
Come essere, quindi, un nomade digitale senza rincorrere una fantasia e riuscendo a realizzare concretamente un sogno senza che si trasformi in un incubo? Lavorare viaggiando e spostandosi per il mondo ha sicuramente molti vantaggi, ma richiede un grado di autonomia e una serie di competenze che non sono poi così comuni (ma che si possono apprendere).
Prima di tutto è necessario capire che tipo di nomadi digitali vogliamo essere: possiamo infatti abbracciare questo stile di vita come freelance oppure cercare compagnie che pratico o addirittura incoraggiano lo smart working e lavorare per loro in una location a nostra scelta. Se in entrambi i casi è richiesta una grande capacità di organizzazione e adattabilità, nel primo è necessario nutrire una profonda fiducia in se stessi e nella propria capacità di procurarsi costantemente clienti e commesse che garantiscano lo stile di vita desiderato.
I nomadi digitali possono adottare forme di nomadismo differente: possono decidere di spostarsi di continuo da un posto all’altro, oppure di “metter su casa” in un paese per un periodo più lungo di tempo. O ancora di vivere per parte dell’anno nel proprio paese d’origine e passare alcuni mesi all’estero, continuando a lavorare da remoto e godendo di questo stile di vita “part time”.
La decisione dipende da molti fattori, ma ci sono alcuni aspetti dell’essere nomadi digitali che vanno valutati con attenzione prima di infilare il proprio laptop in uno zaino e partire.
Pro e contro dell’essere un nomade digitale
Sicuramente essere un nomade digitale presenta moltissimi vantaggi. Chi ha abbracciato questo stile di vita racconta di come il brivido del minimalismo possa essere qualcosa di molto eccitante, e annovera tra i pro anche il fatto che viaggiare ha sicuramente dei costi ma ti permette di limitare molte spese fisse (rate, bollo e assicurazione dell’auto, ad esempio) e di risparmiare su altre se si scelgono mete economiche come Thailandia, Bali o l’Indonesia, solo per citarne alcune. Inoltre viaggiare e lavorare consente di imparare nuove lingue, conoscere persone e non dover accumulare ferie per vivere esperienza di vita interessanti e formative.
Ma c’è anche un lato oscuro, che purtroppo non viene sempre considerato da chi si mette in testa di partire.
1. la burocrazia non ti dà scampo – se vuoi lavorare all’estero devi procurarti visti, assicurazioni e capire come pagare le tasse come lavoratore autonomo fuori dall’Italia. Inoltre in alcuni paesi la corruzione rende più complicato riuscire a fare anche le cose più semplici.
2. devi continuamente occuparti della logistica – visti, voli, alloggi, trasporti locali: è necessario conoscere bene tutte queste cose per poter vivere e lavorare in un altro paese. I visti vanno richiesti per tempo, per non rischiare di dover rimanere in un paese o non poterne raggiungerne un altro del nostro itinerario. Inoltre è bene organizzare molto accuratamente le tempistiche di lavoro per non ritrovarsi in uno stato di perenne vacanza e finire tutto il proprio budget senza guadagnare un centesimo.
3. la solitudine e il burnout sono dietro l’angolo – per quanto affascinante questo stile di vita possa sembrare, molto spesso i nomadi digitali devono fare i conti con la solitudine. Non è sempre facile conoscere nuove persone o instaurare rapporti di amicizia. E questo isolamento può portare anche al burnout, perché senza qualcuno con cui uscire o svagarsi si finisce con il lavorare tutto il tempo e non visitare nemmeno il posto in cui ci si è trasferiti.
4. la connessione a internet diventerà la tua più grande preoccupazione – lavorare da remoto può diventare difficile senza una connessione stabile. Per questo molti lavoratori nomadici sono concordi nel dire che è fondamentale dimenticare le foto di Instagram con persone che lavorano al computer in spiaggia, e ricordarsi che la realtà è ben diversa, e che prima di poter avere la certezza di portare a termine i propri progetti e necessario assicurarsi di avere un accesso continuativo a internet.
5. viaggiare sempre alla lunga può stancare – anche se le vacanze ci piacciono e ci ricaricano dobbiamo ricordarci che questo succede perché sono, appunto, vacanze e non durano all’infinito. Muoversi di continuo può essere stancante (oltre che estremamente costoso), ma anche vivere a lungo all’estero in un posto solo richiede una capacità di adattamento non indifferente e può riportarci a vivere la stessa identica situazione da cui volevamo scappare quando abbiamo deciso di partire.
Come fare quindi a essere un vero nomade digitale e a non fermarsi soltanto alla realtà filtrata dalle fotografie postate su Instagram? Sicuramente è necessario raccogliere più informazioni possibili sul posto in cui si vuole viaggiare, per ridurre le spese al minimo. Inoltre è bene farsi un profondo esame di coscienza e domandarsi quanto questo stile di vita sia compatibile con il nostro carattere e le nostre esigenze. Infine ricordarsi che una carriera da nomade digitale non si costruisce semplicemente trasferendosi all’estero, e che prima di essere un lavoratore nomadico è necessario averlo un lavoro (o sapersi trovare clienti e progetti da seguire).