Miss Biker, la più grande community femminile dedicata alle moto
Ho avuto il piacere di conoscere Lisa Cavalli qualche anno fa ad un evento organizzato da Facebook alla presenza di Sheryl Sandberg, direttrice operativa di Meta. L’occasione era particolare, celebrare le più importanti communities nate su Facebook in Italia. Liz, come la chiamano tutti, mi colpì fin da subito per la sua energia, l’entusiasmo, l’empatia, ma non avrei mai pensato che fosse una biker e che grazie alle moto fosse diventata una delle persone più influenti del settore.
Chi è Liz Cavalli
La sua storia sembra uscita da un romanzo. Ragazza dai mille talenti, suona in una band, musicista, artista. Dopo gli studi inizia a lavorare per l’azienda di famiglia ma piano piano la sua energia inizia a svanire. Le giornate sono tutte uguale, svolge un lavoro che non l’appassiona. “Non mi riconoscevo più, stavo diventando una delle tante persone che passano per strada e nessuno nota”. La sua vita mancava di una vera motivazione. “Una mattina mi sono alzata e sono entrata in una concessionaria Yamaha per comprarmi una moto”. È buffo perché nella sua famiglia nessuno è bikers, anzi, era sempre stata scoraggiata nell’avvicinarsi a quel mondo fatto di pericoli. “Non avevo sviluppato una passione particolare per le moto, mi piaceva l’idea di libertà che le moto trasmettono ma niente di più”.
Come nasce Miss Biker
Un bel giorno del 2014 Lisa decide di comprarsi la moto. Ne vede una bellissima, rossa, 700 cc di cilindrata, perfetta per lei che non è altissima. Il budget non le consente di acquistarla, non vuole chiedere aiuto alla sua famiglia, ottiene quindi un prestito dalla banca. “Quel giorno ero felicissima poi ad un certo punto mi rendo conto che non ho la patente per guidare quel tipo di moto” (sorride, n.d.r.). Non si da per vinta, prende la patente e riesce finalmente a montare in sella. Liz, senza saperlo, stava iniziando un nuovo percorso di vita anche se costernato di difficoltà. Seguirono delle cadute dalla moto, attraversò momenti difficili. “Un giorno del 2015 mi sono detta, forse quello che sto vivendo io lo stanno vivendo altre donne? Forse ci sono altre donne che vorrebbero approcciarsi al mondo delle moto ma non si sentono supportate?. Decise così di aprire il gruppo Facebook Miss Biker insieme ad altre sette ragazze che andavano in moto con lei. La community prende il volo. “C’era chi chiedeva aiuto per portare fuori la moto dalla rampa di casa, chi chiedeva consigli su dei percorsi da fare, chi semplicemente voleva compagnia per fare dei giri in moto” racconta Liz. Dopo un mese il gruppo Miss Biker contava già 1000 membri. Decise di organizzare il primo raduno del gruppo proprio davanti a quel concessionario che le aveva cambiato la vita. L’AD Italia di Yamaha nota subito Miss Cavalli per la sua grinta ed entusiasmo e così viene invitata a visitare lo stabilimento. Prima di salutarla le dice “Liz, tu dovresti fare questo di lavoro”.
Quelle sette parole risuonarono nella testa della giovane biker per giorni, poi la decisione finale. Aprì la partiva iva, creò uno shop on line per vendere il merchandise di Miss Biker ed avviò un blog specializzato nel raccontare il mondo delle moto da un punto di vista femminile. Il gruppo continuò a crescere, la sua popolarità pure. Vari brands la chiamarono per testare nuovi modelli di moto, negozi di abbigliamento del settore sportivo la chiamarono come testimonial.
Oggi Miss Biker conta più di 10.000 iscritti, uno dei più grandi del mondo, sicuramente il più grande in Europa composto di persone che parlano la stessa lingua. Il gruppo si suddivide poi in sotto gruppi territoriali e questa è stata una scelta strategica. Non è possibile per Liz organizzare dei raduni nazionali perché non essendo un tour operator, si creerebbero problemi legati all’ordine pubblico, traffico, permessi etc. Per questo motivo i piccoli gruppi territoriali riescono ad operare in modo più snello, organizzando delle uscite per una pizza ed un giro in moto. Miss Biker si appoggia ai propri partners, scuole guida, concessionarie, per organizzare anche degli eventi mirati come corsi di pronto soccorso, guida su sterrati, meccanica.
Donne e motori, un binomio possibile
A partire dagli anni ’60 iniziammo a vedere le prime donne in sella ad una moto, erano delle mosche bianche. Abbiamo assistito ad una crescita costante. Negli ultimi cinque anni le donne patentate per guidare motociclette sono aumentate del 32,4%
“I role model sono importanti per combattere gli stereotopi”. Fino a qualche anno fa il calcio femminile non era considerato uno sport professionista, ora tutti i principali team di Serie A hanno anche squadre al femminile. “Abbiamo bisogno delle stesse opportunità per dimostrare che possiamo essere competitivi come gli uomini. Anna Carasco ad esempio è una donna spagnola pilota di moto che si è affermata in un mondo maschile” afferma Liz Cavalli.
Passi avanti sono stati fatti, quando vediamo per strada raduni di Harley Davidson non è così raro vedere delle donne ma la strada da fare è ancora lunga anche per quanto riguarda il mercato connesso.
“Prendiamo l’abbigliamento motociclistico. Quasi tutti i brands oggi hanno una linea femminile. Lavoriamo affinché non ci considerino delle modelle. Faccio un esempio. Se una donna ha una quarta di seno ed è alta un metro e sessanta, non può vestire taglie standard, abbiamo un fisico diverso dagli uomini. Miss Biker lavora anche su questo, per sensibilizzare nello sviluppo di prodotto”.
L’età media di chi approccia Miss Bikers rientra nella fascia trentacinque, quarantacinque anni. “È capitato anche di vedere una ragazza di sessantadue anni che voleva prendere la patente per girare in pista. È stato bellissimo vedere come la community abbia accompagnato questa signora in ogni passo fino a raggiungere il suo sogno”.
Oggi Liz Cavalli è una donna soddisfatta della sua vita, è riuscita a realizzare il suo sogno ed ha vissuto momenti che non dimenticherà mai. “Quando nel 2019 la federazione internazionale motociclistica mi ha chiamato dicendomi che avevo vinto il FIM Women in Motorcycling Award non potevo crederci”.