Nulla insegna direzione ed equilibrio quanto un giro in bicicletta
Proprio in questi ultimi giorni sono stato partecipe di un avvenimento speciale nella vita di un essere umano: mia figlia di 4 anni e mezzo ha imparato ad andare in bicicletta senza rotelle. Mettendo a dura prova la mia schiena, in una domenica assolata, ho avuto il privilegio di seguirla di corsa per tenerla in equilibrio durante le sue prove e poi, incredulo ed emozionato, di vederla muovere le prime pedalate della sua vita, in libertà.
Non ci sono tanti eventi come questi nella vita di ognuno di noi, si contano sulla punta delle dita, e osservarlo da così vicino è un vero e proprio privilegio, in grado di svelare importanti regole per una vita migliore.
Togli le rotelle
Le rotelle danno sicurezza ma allo stesso tempo ingombrano e non ci permettono di passare attraverso le strettoie o gli ostacoli che il cammino della vita spesso ci pone davanti. Le rotelle danno sicurezza ma sono maledettamente piene di attrito, rallentano la nostra corsa e affaticano la nostra pedalata. Le rotelle danno sicurezza ma se fai un cambio di direzione molto acuto diventano un’arma pericolosissima, in grado di alzarti in cielo e poi farti schiantare a terra fragorosamente.
Alza la sella
Mentre impari a pedalare, ti trovi subito con la voglia di abbassarla, la sella. Toccare bene con i piedi per terra regala una certa sicurezza quando sei fermo. Poi però mentre pedali con la tua sicurezza in tasca, ti rendi conto di come sia poco efficace la tua spinta: hai le ginocchia in bocca e i tuoi muscoli non si stendono bene. Alzare la sella, salutare quel confort, ti fa perdere sicurezze nella staticità ma ti rende molto più veloce e stabile nella dinamicità. E poi, di colpo, assumi quella postura, quell’atteggiamento di chi comanda la propria vita, la propria direzione: la gamba si allunga, le spalle si allargano, il petto si gonfia. Tutto funziona meglio.
Effetto placebo
Anche i duri hanno bisogno di sicurezze, figuriamoci chi impara a fare qualcosa per la prima volta. Che siate maestri o discepoli (e se non siete ne l’uno ne l’altro c’è qualcosa che non va), guardate alla bicicletta con grande ispirazione, perché la dinamica delle prime pedalate è esemplare. Il coach sta vicino a chi impara, si abbassa con la schiena al suo livello, non urla, sussurra consigli, con le mani tiene l’equilibrio ma senza che chi impara se ne accorga, ogni tanto lascia la presa e fa guadagnare autonomia al suo “studente”. Lo studente conduce il gioco, non c’è teoria, tutto è sperimentale, personalizzato, unico come chi sta imparando a pedalare. Poi di colpo il sussurro, finalmente, si trasforma in urla: “Stai/sto pedalando da sola!”
Equilibrio dinamico
L’ho studiato per l’esame di fisica 1 all’università, circa 20 anni fa, e poi l’ho sempre osservato durante la mia vita di pedalatore incallito ma vederlo fare già dalle prime pedalate è davvero affascinante. Andare in bicicletta non significa andare dritti, se voi metteste malauguratamente la ruota nel solco di un binario di un tram vi rendereste conto che non sapreste stare in equilibrio e cadreste dopo pochi secondi. Andare in bici è l’esempio più chiaro di quello che i fisici chiamano equilibrio dinamico, continui microaggiustamenti ci permettono di mantenere l’equilibrio. Chi impara a pedalare, nelle prime ore, compie delle vere e proprie oscillazioni per mantenersi in sella, poi man mano queste oscillazioni si assopiscono ma rimarranno per sempre…e sono un grande insegnamento di vita.
Insegnare ad andare in bicicletta insegna tante cose!