L’effetto Roseto e il segreto (italiano) della longevità
Non solo la dieta mediterranea: anche un’altra “invenzione” italiana secondo gli scienziati può garantirci la longevità.
Negli anni ’60, Benjamin Falcone, un medico di Roseto, una cittadina in Pennsylvania (USA) abitata da immigrati italiani, notò qualcosa di straordinario tra i suoi pazienti. Nonostante conducessero vite faticose e consumassero una dieta tutt’altro che salutare, godevano tutti di una salute di ferro. La maggior parte degli uomini facevano turni estenuanti nelle cave di ardesia, e le loro famiglie si nutrivano di pasta, salsicce e abbondanti quantità di vino, senza rinunciare a una dose quotidiana di tabacco. Eppure, i rosetani sembravano miracolosamente indenni dalle cardiopatie.
Cuore italiano
Uno studio rivelò che a Roseto gli attacchi di cuore nelle persone oltre i 65 anni erano la metà della media nazionale e il tasso di mortalità per attacchi di cuore tra il 1955 e il 1965 era significativamente inferiore rispetto alla città confinante, Bangor, e ad altre tre comunità vicine. Tra gli uomini sotto i 55 anni, addirittura, non si registravano casi di attacco cardiaco. Un vero e proprio rompicapo medico che spinse i ricercatori a indagare a fondo per svelare il segreto della longevità di questa curiosa enclave italiana. All’inizio, i medici pensarono che il merito fosse della dieta mediterranea. Tuttavia, studiando le abitudini alimentari dei rosetani, scoprirono che in realtà non erano poi così diverse dalle città vicine. Fu così che fecero una scoperta incredibile: il segreto della longevità di Roseto, era nella socialità all’italiana dei suoi abitanti.
Cos’è l’Effetto Roseto
A Roseto in pratica vigeva un’omogeneità sociale e culturale pressoché totale. Le famiglie erano unite da legami fortissimi, e l’intera comunità era pervasa da solidi rapporti di buon vicinato, amicizia e reciproco sostegno. Tutti a Roseto avevano un ruolo da svolgere, indipendentemente dall’età o dal sesso, e si riunivano frequentemente nelle case degli altri o in luoghi conviviali. Insomma, la vita sociale ruotava attorno a rapporti umani e di mutuo aiuto, fatto assai raro in un’epoca dominata dall’individualismo.
Ecco perché, pur tra sigari, vino e salsicce, a Roseto i cuori non smettevano di battere.
La cosa fu così sorprendente che alcuni studiosi, da quel momento, per definire l’importanza cruciale delle connessioni sociali per la nostra salute coniarono l’espressione “Effetto Roseto”, descrivendo il carattere dei rosetani come vivace, intraprendente, ottimista, coeso e solidale. “Il nostro primo studio sociologico su Roseto ha rivelato che crisi e problemi venivano affrontati congiuntamente dai membri della famiglia con il sostegno di parenti e amici”, scrivono i sociologi Stewart Wolf e John G. Bruhn nel rapporto, pubblicato nel 1979 con il titolo The Roseto Story: An Anatomy of Health.
Il segreto della felicità secondo Harvard
In seguito, altre ricerche hanno dimostrato che le relazioni di sostegno da parte della famiglia, degli amici e delle organizzazioni sociali possono agire da cuscinetto contro situazioni stressanti. Alcuni anni fa, un importante studio di Harvard sulla felicità ha seguito la vita di 724 uomini per oltre 80 anni, raccogliendo dati su vari aspetti delle loro vite, confermando che un fattore chiave per la salute e la serenità a lungo termine è la qualità delle relazioni sociali. Gli individui che hanno relazioni più solide, secondo i ricercatori, sono generalmente più felici e in salute. Mentre chi ha relazioni povere o isolate tende a soffrire di problemi di salute e di funzionamento cerebrale in anticipo ed è meno longevo.
La lezione di Roseto
La principale lezione di Roseto è che, quando si parla di salute e longevità, bisogna considerare ogni aspetto, non solo la dieta. La Roseto degli anni ‘50 assomigliava più a un frammento d’Italia trapiantato in America che a una moderna comunità americana, dominata dall’individualismo. Purtroppo, con il passare dei decenni questo stile di vita isolato e meno comunitario si è rafforzato. A partire dall’inizio degli anni ’60, quando l’unità sociale di Roseto ha iniziato a sfaldarsi, si è registrato un aumento della mortalità da malattie cardiache anche tra le generazioni più giovani di rosetani. Mentre le generazioni più anziane, che avevano goduto dei benefici di una comunità così unita, erano decisamente più al riparo dalle malattie cardiache rispetto ai loro discendenti.In The Power of Clan, un rapporto aggiornato sui loro studi che amplia il periodo di tempo ai 50 anni tra il 1935 e il 1984, Wolf e G. Bruhn osservavano: “Quanto si è appreso sembra confermare un’antica, ma spesso dimenticata convinzione che il rispetto reciproco e la cooperazione contribuiscano alla salute e al benessere di una comunità e dei suoi abitanti, e che l’autoindulgenza e la mancanza di interesse per gli altri esercitino influenze opposte”. “Le persone” – concludeva Wolf – “sono nutrite da altre persone”.