La tua idea più la mia idea, uguale innovazione
«Unire elementi che già ci sono in modo nuovo e appropriato, cioè utile per risolvere un problema o migliorare una situazione. Non è inventare qualcosa dal niente». Ecco la creatività secondo Annamaria Testa. Questa bella definizione nella vita quotidiana si scontra spesso con alcuni luoghi comuni. Ad esempio il fatto che si nasca più o meno creativi. In realtà, la storia del cervello e del suo emisfero destro (legato a elementi logici e formali) e sinistro (capace di intuizione e pensiero laterale) appare ormai superata. Secondo alcuni neuroscienziati americani le fasi del pensiero creativo attivano almeno quattro diverse regioni cerebrali, che coinvolgono sia la capacità razionale di esame di un problema che quella immaginativa di progettazione di una soluzione. Una conferma di questa teoria viene da uno studio condotto sul cervello dei rapper mentre improvvisano: la creatività spontanea e l’unione di musica e parole interessano diverse zone di entrambi gli emisferi.
Bisogna dunque uscire dagli stereotipi e pensare alla creatività come a una vera e propria competenza che, come tutte le competenze, si può imparare. Del resto George Bernard Shaw scriveva: «Quelli che non sanno cambiare la propria mente non possono cambiare nient’altro».
Per coltivare la creatività e adoperarla nella soluzione dei problemi possiamo, ad esempio, ricorrere al design thinking. Si tratta di una metodologia nata per rendere efficace il processo creativo nel campo della progettazione. Da diversi anni la tecnica è approdata al business e oggi aziende come Coca Cola, Apple e Allianz la utilizzano.
Sescondo il design thinking il processo creativo procede per fasi sequenziali che vengono reiterate. Vediamo quali.
- Identificazione del problema
Occorre innanzitutto osservare senza pregiudizi la realtà per capire quali possano essere le possibilità di miglioramento. Nel 2007 un team di studenti di Stanford cercò di progettare in Nepal un’incubatrice a basso costo per ridurre la mortalità dei neonati sottopeso. Nel paese asiatico i parti avvengono principalmente in case spesso senza elettricità e lontane da strutture ospedaliere moderne. Gli studenti quindi, compreso il problema e osservate le persone, cambiarono prospettiva e cercarono di progettare un dispositivo economico e senza necessità di energia per combattere l’ipotermia che i bambini sottopeso spesso sviluppano. Così nacque Embrace, un “baby warmer” simile a un sacco a pelo che consente, con un costo contenuto, di riscaldare il neonato. - Ideazione della soluzione
A questo punto si mira a far proliferare il maggior numero di idee e di soluzioni alternative allo stesso problema, meglio se in gruppo. La domanda che ci si pone è «Come potremmo soddisfare questo bisogno?». È importante notare che si presta attenzione, secondo la logica un po’ caotica del brainstorming, all’efficacia della soluzione, indipendentemente dai vincoli esistenti, ad esempio economici. Tantissime sono le tecniche di questo momento “generativo”, dalle mappe mentali alle parole associate e agli sketch. Secondo l’economista Herbert Simon: «Non ci sono giudizi. Questo fa sì che venga eliminata la paura di fallire aumentando gli input e la partecipazione. Le idee spontanee sono le benvenute, perché sono quelle che portano alle soluzioni più creative. Chiunque è un designer, e il design thinking è un modo per applicare le metodologie del design alla vita di tutti i giorni». - Prototipazione e test
È il momento di capire se quanto abbiamo immaginato possa avere una facile applicazione. Ma un prototipo, ovvero una realizzazione “fisica” della nostra idea (anche un semplice disegno), ha soprattutto l’obiettivo di aiutarci a presentarla e a ricevere pareri che ci possono aiutare nel perfezionarla. Come osservano, giustamente, Wilma Koutstaal e Jonathan Binks in Innovating Minds: «Soprattutto nelle fasi iniziali del processo creativo, la presenza di molti prototipi alternativi può aiutare la nostra flessibilità mentale a ricombinare e ridirigere in modo appropriato il nostro pensiero».
L’approccio del design thinking è un modo strutturato e circolare per aiutarci a guardare ai problemi in modo nuovo, concepire nuove idee e testarle. Su una cosa, però, tutti gli esperti concordano: la creatività si coltiva con la pratica. È per questo che l’investitore James Altucher suggerisce l’abitudine di segnare su un taccuino almeno dieci nuove idee tutti i giorni per diventare una idea machine esercitando così i nostri “muscoli creativi”. Davvero la creatività è ormai lontana da quell’immagine fatta di artisti e pubblicitari solitari ed è sempre più uno strumento collettivo per rendere le nostre vite migliori.
Lo scrittore Steven Johnson, in un TED Talk davvero da vedere, sostiene: «Prendiamo idee dagli altri, da gente da cui abbiamo imparato o incontrata al bar e cuciamole assieme dando loro nuova forma, creando qualcosa di nuovo. È lì che si ha veramente l’innovazione».
La creatività è nell’incontro tra la nostra flessibilità e gli altri.