La nuova frontiera della parità nella scienza e nella tecnologia
Parlando di empowerment e di carriere femminili, salta agli occhi come una delle aree che tende ad escludere maggiormente le donne sia quella delle cosiddette discipline STEM, acronimo che indica i corsi di laurea (e i relativi ambiti lavorativi) che rientrano nelle macro aree di Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. E’ un divario da colmare perché le discipline STEM riguardano professioni a elevata offerta di lavoro, con livelli retributivi più alti rispetto alla media nazionale.
Secondo i dati Eurostat 2017, meno del 30% dei ricercatori nel mondo sono donne. La media dell’UE è leggermente superiore (41%), grazie a cinque Stati membri (Lituania, Bulgaria, Lettonia, Portogallo e Danimarca) che hanno raggiunto un equilibrio di genere del 50% o più nella scienza. Tuttavia, in Paesi come Francia, Germania e Italia solo il 33-35% degli scienziati sono donne. I dati UNESCO (2014-2016) hanno mostrato che solo il 30% delle studentesse dell’istruzione superiore sceglie un campo correlato alle STEM. Non è affatto un problema marginale: la scienza e la tecnologia oggi giocano un ruolo centrale e impedire, o scoraggiare, le ragazze e le donne all’accesso e alla partecipazione alla scienza e alla tecnologia significa una perdita di opportunità non solo per loro, ma anche per le comunità in cui vivono.
Sappiamo che le donne soffrono di una tendenza all’autolimitazione: si iscrivono, prevalentemente, a corsi di laurea umanistici (80%) e non scientifici (31%), specie ingegneria (21%). Ma così facendo si allontanano dalle facoltà in cui maggiore è il numero dei docenti di ruolo e più intensa l’attività di ricerca.
Stando a un recente studio dell’università di Princeton pubblicato su Science, già a sei anni le bambine maturano la convinzione di essere da meno dei coetanei maschi. I dati rivelano che già all’età di 7 anni, quasi il 75% delle bambine e dei bambini ha acquisito lo stereotipo secondo cui le femmine non sono portate per la matematica. Secondo un altro studio, (Institution For Engineering and Technology UK) i giocattoli per bambine scoraggiano dall’intraprendere studi tecnici e scientifici, mentre incoraggiano i maschi.
La survey PISA (Programme for International Student Assessment) è un’indagine internazionale promossa ogni tre anni dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) per accertare le competenze dei quindicenni scolarizzati. Dal 2012 ci dimostra che i genitori dei quindicenni considerano due volte più probabile una carriera nel campo della scienza, tecnologia, ingegneria e matematica per i figli maschi piuttosto che per le figlie femmine, anche quando dimostrano competenze identiche.
Eppure i ragazzi italiani tendono ad avere prestazioni scolastiche meno brillanti rispetto alle loro coetanee. I dati PISA mostrano come solo il 9% delle ragazze italiane ha difficoltà in matematica e scienze contro il 14% dei ragazzi (in linea con la media dei paesi OCSE).
Inoltre un recente studio della Commissione Europea Women Active in the ICT Sector (acronimo che sta per Information and Communication Technologies)
ha dimostrato che una maggiore partecipazione femminile in professioni collegate all’economia digitale porterebbe ad un aumento del PIL comunitario di circa 9 miliardi di euro all’anno. La rivista Forbes ha scritto che le imprenditrici tecnologiche generano il 20% in più di profitti rispetto alle loro controparti maschili, anche quando avviano le loro aziende con il 50% in meno di capitale.
Attualmente le donne costituiscono quasi il 60% dei laureati triennali del nostro Paese e il 52% dei nuovi dottori di ricerca (media OCSE è 47%). Ci sono più donne che portano a termine il percorso di studi universitario in alcune materie prettamente scientifiche (biologia, geologia, chimica) rispetto agli uomini. Questi campi del sapere, da sempre considerati di dominio maschile, si stanno riequilibrando: dal 2013 circa un terzo dei laureati in ingegneria, produzione e costruzione è di sesso femminile e, benché le italiane che si laureano in facoltà STEM non siano numerose, tendono ad avere esiti migliori. Il divario fra i sessi però permane in molti settori, come quello dell’informatica: solo il 14% dei laureati in materie informatiche è donna, rispetto al 19% della Germania. La maggioranza delle ragazze tende a frequentare corsi riguardanti materie chimico-naturalistiche a discapito di materie di tipo ingegneristico-informatico, dove sono sotto-rappresentate (il 75% dei laureati in ingegneria e il 66% dei laureati in materie scientifiche sono uomini).
Un questionario somministrato alle donne che hanno fatto carriere STEM ha fornito alcuni suggerimenti a istituzioni e aziende per attrare cervelli e competenze femminili sulla frontiera dell’innovazione. Eccoli: un baby-parking estivo; organizzazione dell’orario sulle esigenze familiari; sportello family friendly; accudimento dei figli durante le riunioni, sportello di ascolto, a disposizione di tutti i dipendenti e collaboratori; spazi interni ed esterni per l’accoglienza temporanea dei figli dei dipendenti o degli accompagnatori dei visitatori; casella di posta elettronica anonima per la segnalazione di suggerimenti o reclami.