La Gamification cambia formazione, salute e benessere sociale. Ci facciamo una partitina?
È divertente, innesca comportamenti virtuosi e fa aumentare i ricavi delle aziende. Tanto bello da non sembrar vero, e invece lo è. Signore e signori, il videogioco.
Il Serious Game e la Gamification sono due concetti che hanno iniziato a svilupparsi all’inizio del nuovo millennio, ma che si sono guadagnati popolarità solo recentemente, a partire dal 2009. Due approcci leggermente differenti che si basano sullo stesso principio, quello secondo cui la simulazione è il modo migliore per imparare (vi dicono nulla i neuroni specchio?). E qual è il miglior modo per fare simulazioni, se non il videogioco?
Punteggi, livelli e classifiche rendono più divertenti azioni che a volte sono mortalmente noiose, ma che dobbiamo fare, e la competitività tipica del genere umano si dimostra una caratteristica positiva che permette di imparare cose nuove più velocemente. Non solo nozioni, ma anche comportamenti virtuosi che fanno bene a noi e alla società.
Per fare un po’ di chiarezza partiamo da un paio di definizioni. I Serious Game, o “giochi seri”, sono giochi che non sono pensati per l’intrattenimento, ma che contengono elementi educativi. L’idea è quella di creare un’esperienza formativa piacevole ed efficace e sviluppare abilità e competenze da applicare nel mondo reale, attraverso l’esercizio in un ambiente simulato e virtuale.
La Gamification è invece l’applicazione di alcuni elementi mutuati dai giochi (livelli, punteggi, classifiche…) a contesti non di gioco. Scopo ultimo della Gamification (o ludicizzazione) è quello di coinvolgere le persone, in modo che provino più divertimento nelle attività quotidiane. Una tecnica che molte aziende utilizzano per modificare le abitudini dei propri clienti o utenti e aumentarne così la fedeltà (a un servizio o a un prodotto), creare reclutamento e risolvere problemi. Perché, come dice Raph Koster, autore del libro A Theory of Fun for Game Design, «Games are teachers. Fun is just another word for learning».
Guardiamoci intorno. Oggi molte attività quotidiane sono diventate un gioco. Come ha spiegato Riccardo Meggiato, giornalista e scrittore esperto di gamification, durante il corso di gamification organizzato dalla Rete di Imprese Connected City Council, nata per aiutare le Amministrazioni Pubbliche a valutare il proprio livello di smartness grazie a un modello basato proprio sulla gamification: «Oggi cucinare è diventato un gioco (Masterchef) e anche correre (Runtastic). Perché non possono diventare un gioco anche azioni mortalmente noiose, come compilare documenti e fatture o lavare i pavimenti?».
Questo nuovo approccio nel 2014 è stato adottato dal 70% delle principali aziende americane e, secondo gli esperti, nel 2016 genererà un mercato di quasi tre miliardi di dollari. Le applicazioni? Molteplici. Si va dalla salute alla sostenibilità ambientale, passando dall’educazione e addirittura dalle tecniche di reclutamento militare.
Il blog Critical Theory pubblica i video 8 bit philosophy, che spiegano le teorie di grandi pensatori come Hegel o Socrate, ma anche concetti come il Bene e il Male, utilizzando la grafica tipica dei primi videogiochi. Un modo sicuramente più interessante di approcciarsi alla filosofia del leggere qualche barboso manuale.
The Speed Camera Lottery è invece un’iniziativa sperimentata dalla città di Stoccolma, grazie a un’idea dell’americano Kevin Richardson, che ha partecipato al Fun Theory Award organizzato da Volkswagen. La famosa casa automobilistica tedesca ha infatti lanciato un sito per raccogliere idee su come migliorare il comportamento delle persone e ottenere vantaggi per se stessi e l’ambiente.
Una delle idee vincitrici è stata quella di gamificare un’azione che compiamo quotidianamente: guidare la nostra automobile. E la domanda da cui è partito Richardson è stata: come possiamo fare in modo che più persone possibili rispettino i limiti di velocità rendendola una cosa divertente? La risposta è stata appunto la Speed Camera Lottery, che assegnava premi in denaro agli automobilisti virtuosi. Un “gioco” che ha permesso di ridurre del 22% le infrazioni.
Ma il successo della gamification non è solo dato dal suo lato divertente. Il gioco può infatti diventare una pratica collaborativa importante per risolvere problematiche estremamente complesse. Basti pensare a Foldit, un videogioco sperimentale sviluppato dall’Università di Washington, che si basa sul ripiegamento proteico e la progettazione di nuove proteine. Grazie a questo puzzle game in 10 giorni la comunità dei giocatori ha trovato una soluzione a un quesito riguardante l’AIDS a cui la comunità scientifica non era riuscita a dare una risposta negli ultimi 15 anni.
Mai più sensi di colpa, quindi, quando prendete in mano un joystick!