Non si cerca e non si trova: l’amore si costruisce
Chi ama i mattoncini Lego sa benissimo che, per quanto alcuni dei loro pezzi siano progettati per un unico e specifico compito, la foto che c’è sulla scatola di ogni kit rappresenta piuttosto un limite alla fantasia, oltre che un efficace espediente di marketing.
Comprare quella scatola significa avere tutti i pezzi che servono per realizzare la costruzione illustrata sul coperchio, ma in realtà con quegli stessi mattoncini si può fare di tutto e aggiungendone altri non c’è oggetto o scenario che non possa essere riprodotto.
Chi ama questi preziosi mattoncini, tuttavia, sa perfettamente che il vero oggetto della sua passione non sono i mattoncini in sé, né l’ispirazione offerta dai disegni sulle loro scatole, ma la libertà di poterci fare qualsiasi cosa e di liberare la propria fantasia in modo semplicissimo, incastro dopo incastro, con o senza un progetto predefinito.
L’amore funziona più o meno allo stesso modo. Tutti cerchiamo una bella foto su una bella scatola, ma spesso ignoriamo che per poter chiamare amore una relazione tra due esseri viventi non basta che ci sia una reciproca attrazione e un generico “star bene insieme”, ma serve un poderoso e costante lavoro di costruzione.
Siamo tutti costruttori di felicità
Costruire un amore è un lavoro che non consiste nel tirar su un palazzo o nel realizzare un intero universo di cose tangibili, ma nel mettere insieme ogni giorno mattoncini che non sono sagomati e progettati per aderire gli uni agli altri come quelli della Lego, ma che scopriamo nel tempo, senza preavviso e con l’urgenza di capire come far combaciare tra loro o anche soltanto coesistere.
Quando si diventa bravi, in questo genere di costruzione, si guarda indietro increduli e non si riesce a capire come in passato ci si possa essere perdutamente innamorati della bella “immagine sulla scatola” di persone lontanissime da noi e dal nostro essere, che semplicemente ci piacevano o ci facevano stare bene per un po’.
Costruire un amore richiede disponibilità, pazienza, coraggio, onestà (con noi stessi prima di tutto), consapevolezza. Occorre capire di cosa abbiamo davvero bisogno e valutare a fondo come possiamo compensare adeguatamente ciò che dovremo o che vorremo prendere, sapendo che non si tratta di una questione quantitativa (sarebbe troppo facile se così fosse), ma qualitativa.
Illudersi che questo enorme lavoro consista nel cercare l’anima gemella è come sperare che la pioggia d’autunno bagni soltanto i campi e le campagne, lasciandoci asciutti e liberi di divertirci come in estate ancora per un po’.
“Ama e fa ciò che vuoi”
È una delle frasi più celebri di sant’Agostino, che va molto oltre il suo significato religioso. Dice una cosa semplice, ma al tempo stesso difficilissima: se capisci (e metti in pratica) cosa significhi davvero amare, allora potrai fare tutto ciò che vuoi.
Si tratta di un superpotere subdolo, però, perché implica molti più oneri che onori, ma è davvero l’unico in grado di far funzionare le cose e di far girare l’universo, come cantava Dante (riferendosi a Dio). Ma cosa significa davvero amare? Credo che il modo più semplice per rispondere a questa domanda sia osservare una centrale nucleare e sforzarsi di capire come possa rimanere accesa per decenni e generare energia, per complessa pericolosa che sia. Quel miracolo di tecnologia è frutto di una reazione a catena controllata e il suo funzionamento non è poi troppo diverso da quello dell’amore.
Chi ama sé stesso (passaggio fondamentale) e scambia amore con gli altri, genera energia e produce felicità, ma ovviamente questo scambio non è facile né scontato. Alimentarlo significa saper bilanciare, dosare bene le energie, accumulare e conservare per sprigionare al momento giusto l’energia che serve. Un susseguirsi di dare e prendere che nello scambio amplifica il volume e la qualità di ciò che si scambia. Qualcosa di enormemente diverso dalla nostra attitudine moderna al consumo.
Nessun esempio e nessuna istruzione di montaggio
Proprio come gli inventori delle prime centrali atomiche, nessuno di noi possiede un manuale per l’amore. Dobbiamo imparare da noi stessi, dai nostri sbagli, dalle nostre illusioni, ma soprattutto dobbiamo imparare a conoscerci e a capire di cosa abbiamo davvero bisogno e cosa possiamo dare.
Per iniziare a costruire l’amore dobbiamo smontare tutte le sovrastrutture del nostro essere, capire noi stessi, accettare l’idea che non esiste una vera e propria metà della nostra mela, ma tante persone diverse con cui potremo iniziare a costruire amore, se loro lo vorranno.
Poco importa come si arriverà ad incontrarne una e ad iniziare la costruzione, ma al centro di tutto dovrà esserci un solo ed unico obiettivo: scambiare e generare amore. Per alcuni, se parliamo di amore di coppia, questo significa soltanto mettere al mondo uno o più figli, ma l’amore non è necessariamente fatto di carne della propria carne. Quando una coppia funziona davvero il fatto che abbia figli – o che possa o voglia averne – è del tutto marginale e l’amore da essa generato non andrà mai sprecato, né finirà per sopraffarla. Cambierà forma, proprio come i mattoncini delle costruzioni, si evolverà, prenderà infinite direzioni, ma quell’energia continuerà a generarsi e ad abbracciare gli altri, per alimentare nuovi scambi e produrre altro amore, in una reazione a catena che costruisce famiglie, comunità, gruppi di persone che hanno imparato a costruire felicità e che di farlo non si stancheranno mai.