La semplicità è creativa, parola di Ken Segall
Ken Segall è autore del bestseller Insanely Simple. È stato Direttore Creativo di grandi agenzie pubblicitarie e ha collaborato per 12 anni con Steve Jobs, prima per NeXT e poi per Apple, contribuendo alla sua rinascita dopo il 1997. Ha partecipato alla creazione della memorabile campagna “Think Different” e della celebre ‘”i” associata ai prodotti Apple, rivestendo un ruolo centrale nel rilancio di un’azienda in crisi diventata un modello e un caso di successo mondiale.
Nei suoi libri sono presenti una serie di esempi pratici che aiutano ad avere una visione reale su come applicare il dogma della semplicità e che sono quindi un valido spunto per provare a pensare in modo più minimalista. I campi di applicazione vanno dal semplice messaggio via email alla conversazione con il capo, dal tono della telefonata al documento da condividere con i collaboratori. Lo abbiamo incontrato al World Business Forum di Milano e abbiamo sfruttato l’opportunità per approfondire i temi di cui tratta.
CENTODIECI: Il suo motto è la semplicità, semplice è facile: ma come evitiamo il rischio della banalità?
SEGALL: Credo che Einstein abbia detto che tutto deve essere semplice ma non troppo semplice, ritengo sia qualcosa che ogni azienda debba giudicare al suo interno. Alcune persone pensano per esempio che Apple faccia le cose in maniera troppo semplice, che si debba avere la possibilità di personalizzare ulteriormente e per questo si pensa che semplice non sia abbastanza buono. C’è sempre un dibattito intorno a questo, Apple ha scelto la sua strada e ha ottenuto molti clienti fidelizzati, ma al tempo stesso ci sono persone che dicono che non comprerebbero mai un prodotto Apple proprio per questo. È una decisione interna a ogni azienda, c’è una vera e propria skill nella semplificazione; nessuno vuole le cose troppo semplici e quindi banali. È proprio qui che entra in gioco la capacità di ciascuno, se semplifichi senza perdere le qualità del tuo prodotto stai facendo un buon lavoro, se semplifichi ma perdi in usabilità allora devi rivedere ciò che hai fatto.
CENTODIECI: Può darci 3 consigli pratici di situazioni comuni in cui l’approccio normalmente adottato risulta essere complesso mentre applicando i principi di semplicità risulterebbe migliorato?
SEGALL: Trovarne tre è difficile, ma vediamo. Molti ritengono che il fatto di dare una maggiore opportunità di scelta alle persone significhi dargli un migliore servizio, ma non è sempre così. In realtà stai rendendo le cose complicate a loro e le stai complicando a te stesso perché devi fare un maggior lavoro sia in fase di preparazione che in fase di analisi.
Quindi il primo esempio è legato a quante opzioni dobbiamo dare ai nostri clienti così che ne abbiano abbastanza da avere varietà di scelta ma non troppe, così da evitare il rischio che siano immobilizzati in un piano di inattività? Il secondo esempio è la partecipazione nel processo decisionale; quando ero in Apple il mio brief arrivava direttamente da Steve Jobs, era sempre presente alle riunioni in cui si decideva qualcosa, così avevamo un’idea precisa di quelli che erano i suoi pensieri e le sue aspettative. In altre aziende il tuo brief arriva da altre persone che magari sono sotto tre o quattro livelli rispetto a chi prende decisioni, se si aspetta che le informazioni tornino su magari passano settimane o mesi prima che questa persona dica “Perché avete fatto questo?” e si debba ricominciare tutto da capo. Una forma gerarchica troppo ampia comporta problemi nelle aziende e va in senso contrario rispetto ai principi di semplicità. Sono due esempi, vanno bene comunque?
CENTODIECI: Certo. Come può semplicità far rima con creatività?
SEGALL: Credo che la semplicità sia una branchia della creatività, qualcosa di cui inevitabilmente ne fa parte, che può dare delle linee guida. A me piace pensarlo come un “business istinct”, una zona attraverso la quale puoi vedere e affrontare diverse cose, alcune di loro possono essere creative, altre possono essere molto pratiche. Non posso dire che essere semplice significhi essere creativo, ma posso dire che essere effettivamente creativo abbia molto a che fare con la semplicità.
CENTODIECI: Parliamo ai creativi, quali sono i suoi consigli per essere semplici ma con efficacia?
SEGALL: Credo che sia una domanda che abbia molto a che fare con la consapevolezza che ognuno ha di sé. Sei un adulto, hai una vita, hai delle esperienze di vita che ti dicono cosa funziona e cosa no, cosa pensano realmente le persone. Uno dei problemi del giorno d’oggi è che tutte queste informazioni vengono tradotte in ricerche, statistiche, numeri, situazioni che alla fine dei giochi guidano le decisioni aziendali. Mi piace ancora ricordare Steve Jobs che guardava a questi numeri ma poi diceva: “Sento dentro di me che questo è sbagliato e questo è giusto perché so come sono le persone”. Penso che l’arbitro finale debba essere tu stesso e che si debba avere la consapevolezza di seguire le proprie convinzioni senza essere influenzato da montagne di dati che magari dicono qualcosa di diverso rispetto a ciò che si pensa. Nel mio libro racconto di quando ho conosciuto e incontrato 40 imprenditori di successo in tutto il mondo, tutti dicono che ascoltano i dati che gli arrivano ma prendono le decisioni seguendo le proprie convinzioni personali, il loro istinto, che alla fine è basato sulle loro esperienze di vita vissuta.