Inclusione sul lavoro: a Milano PizzAut dà vita a un vero e proprio modello
La sfida di questa iniziativa è stata quella di progettare un’attività che potesse essere svolta da ragazzi autistici e che non fosse frutto del semplice adattamento di qualcosa che esiste già, ma qualcosa di diverso e di speciale. Una sfida coraggiosa che cambia il paradigma e apre strade nuove verso il lavoro per tutti.
Che il lavoro sia un diritto di tutti i cittadini e che il nostro Paese sia fondato proprio su questo è scritto a chiare lettere nella Costituzione, ma ci sono persone per cui quel diritto non trova applicazione e altre per cui è addirittura un miraggio. Lo sanno bene genitori come Nico Acampora, papà di un bambino autistico e fondatore di PizzAut, la pizzeria milanese (Cassina De’ Pecchi) gestita da ragazzi autistici, che ha visto la luce in piena Pandemia. Una sfida coraggiosa che i ragazzi del PizzAut stanno vincendo e che può davvero segnare una strada verso l’autonomia di molte persone autistiche.
Cos’è l’autismo
Ciò che comunemente chiamiamo autismo è in realtà una vasta e altamente variabile fenomenologia di “disturbi dello spettro autistico”. Non si tratta di una patologia, ma di una divergenza del neurosviluppo che incide sull’interazione sociale ed è caratterizzata da differenze della comunicazione verbale e non verbale rispetto alle persone neurotipiche. In modalità e manifestazioni diverse, lo spettro autistico si manifesta anche in una spiccata selettività negli interessi e in comportamenti che ai neurotipici appaiono ripetitivi e abitudinari. Queste caratteristiche, che possono essere più o meno marcate, talvolta appena o saltuariamente percettibili, spesso influiscono negativamente su alcuni aspetti della vita delle persone autistiche, senza tuttavia comprometterne altri o addirittura migliorandone alcuni, fino al raggiungimento di livelli di assoluta eccellenza in determinate attività, come talvolta accade soprattutto agli spettri prossimi alla cosiddetta sindrome di Asperger.
Le prime manifestazioni dello spettro autistico possono verificarsi sin dai sei mesi d’età, ma diventano più chiare nel corso dei primi anni di vita, protraendosi poi fino all’età adulta. Soprattutto in questa fase l’autismo diventa per molti un ostacolo allo svolgimento di una vita piena e soddisfacente, all’impiego lavorativo e alla progettazione di un futuro sereno e quanto più possibile autonomo. A questo scopo è nata la legge 112/2016, conosciuta anche come “Dopo di noi”, che fece seguito alla legge 134/2015 “Disposizioni in materia di diagnosi, cura e riabilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie”, che si era già occupata dell’agevolazione e promozione di progetti finalizzati all’inserimento lavorativo e sociale delle persone con autismo.
Nonostante queste leggi e alcuni importanti progetti a carico di enti ed associazioni su tutto il territorio nazionale, ancora oggi i percorsi di autonomia e lavoro per le persone autistiche sono rari e difficili da implementare, anche a causa delle barriere culturali che soltanto il tempo e la dedizione di famiglie, assistenti e volontari potranno contribuire ad abbattere.
Cos’è PizzAut
Il progetto PizzAut è, come si legge sul sito della pizzeria, “un laboratorio di inclusione sociale e contemporaneamente un modello che offre lavoro, formazione e dignità alle persone autistiche”. Prima della coraggiosa idea di Acampora, che alcuni non avevano esitato a definire inattuabile, l’inserimento nel mondo del lavoro era soltanto un miraggio per le oltre 500.000 persone italiane con autismo (1% della popolazione, dato Censis 2014), che oggi vedono nell’iniziativa PizzAut un ottimo modello per il futuro.
Un progetto in espansione, perché c’è già in cantiere l’apertura di un nuovo locale a Monza, più grande di quello di Cassina De’ Pecchi e che potrà dare lavoro ad ancora più ragazzi.
Il modello studiato da Acampora è semplice e coraggioso: offrire ai ragazzi autistici il miglior ambiente di lavoro possibile, appositamente progettato per metterli in grado di lavorare sentendosi a proprio agio e con il minor numero possibile di elementi che possano metterli in difficoltà o addirittura determinare delle crisi.
PizzAut è infatti una pizzeria diversa da tutte le altre: la sua illuminazione è progettata per proiettare pochissime ombre; i tavoli hanno due lati liberi con una “safe zone” ben delineata, dove i ragazzi possono lasciare le pietanze se i clienti sono distratti e non indicano esattamente chi ha ordinato cosa; il forno, progettato appositamente per PizzAut, ha un meccanismo temporizzato che impedisce che le pizze si brucino, se in cucina si è troppo impegnati per estrarle tempestivamente, evitando così ansia inutile e preoccupazioni non necessarie e deleterie.
Il personale non autistico, che è in minoranza, è attentamente formato per essere di supporto e garantire in ogni momento condizioni di lavoro serene e proficue per tutti, ma soprattutto per mettere al centro i ragazzi autistici e la loro passione per il lavoro e l’entusiasmo per l’autonomia che esso gli garantisce.
PizzAut non è soltanto un progetto di inclusione lavorativa ben riuscito, ma un vero e proprio modello, che oggi punta sulla forza d’animo e sulla personalità di Nico Acampora, che ha costruito il suo “Dopo di noi” col sacrificio proprio e della famiglia, che lo supporta donando tempo ed entusiasmo al progetto, ma questo è replicabile e scalabile. La sua fattibilità dimostra che ad ostacolare il processo di inclusione sono le barriere culturali e la tendenza di molti a considerare l’autismo e le altre forme di disabilità un limite invalicabile al lavoro e alla socialità.
Ovviamente non tutte le persone autistiche possono portare avanti un’esperienza di lavoro come quella di PizzAut, ma questo vale anche per i neurotipici. Stare a contatto con il pubblico determina stress e richiede particolari doti e caratteristiche personali. Il progetto di Acampora non è dunque la soluzione al problema dell’inclusione lavorativa delle persone autistiche, ma la dimostrazione che si può e si deve fare molto più che tentare di adattare alcune attività o imprese alle esigenze delle persone con disabilità, premiando chi si impegna a dargli lavoro. Ciò che va fatto è invece riprogettare aziende e lavoro affinché si possa superare il concetto di inclusione e abbracciare quello di una società senza più barriere di alcun genere, in cui tutti possono offrire ciò che hanno nel modo in cui possono.
Una questione di consapevolezza
In questi ultimi anni, grazie anche all’impegno di persone come Acampora, l’autismo sta finalmente rompendo la barriera del silenzio, che per troppo tempo l’ha accompagnato. Una consapevolezza che parte da lontano e che sta attraversando anche la letteratura e il cinema e i media in generale. Molto hanno fatto realtà come “I Bambini delle Fate”, di Franco e Andrea Antonello, che hanno portato l’autismo sul mainstream e ispirato film come “Tutto il mio folle amore” di Gabriele Salvatores.
In questo percorso stanno svolgendo un ruolo centrale anche i social media, da cui sono partiti i progetti di ragazzi con spettro autistico che stanno aiutando molti a capire meglio come relazionarsi con loro e come cambiare punto di vista sull’autismo.
Esemplari sono i casi dei fratelli Damiano e Margherita Tercon, approdati anche a Italia’s Got Talent e molto attivi sui social, così come l’impegno di Red Fryk Hey, ballerina professionista che sui propri canali spiega in modo semplice ed efficace le differenti sfumature dello spettro autistico per abbattere gli stereotipi e i pregiudizi che impediscono alle persone neurotipiche di guadagnare consapevolezza su questa materia. Red Fryk spiega bene il pilastro su cui costruire questa fondamentale consapevolezza: “non è l’essere autistici a causare sofferenza, ma il mondo circostante che è fondato su regole adatte alla mente neurotipica”.
Ogni anno il 2 aprile si celebra la “Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo” (WAAD, World Autism Awareness Day), che fu istituita nel 2007 dall’Assemblea Generale dell’ONU. Un’ottima occasione per conoscere meglio l’autismo e per rivedere i nostri pregiudizi e i troppi stereotipi che ci accompagnano.
Per conoscere meglio PizzAut
Sito: https://www.pizzaut.it
Facebook: https://www.facebook.com/pizzaut
Instagram: https://www.instagram.com/pizz_aut/