In California sembra tutto possibile, in Italia invece sembra tutto impossibile. Ma è davvero così?
La mente di noi umani è davvero qualcosa di straordinario. Quando ci mettiamo in testa una cosa, siamo capaci di tutto. Il problema è quello che ci mettiamo in testa. Perché possiamo scegliere un obiettivo ambizioso, una missione, un’impresa, e la nostra mente ci darà la volontà e la dedizione per realizzarli. Oppure possiamo farci un film mentale sfuggendo dalla realtà, e la nostra mente ci porterà a convincerci che il film, e non la realtà, sia vero. Quanti ne conoscete che fanno così e che credono fermamente alle loro illusioni o manipolazioni? Quando le cose che ci mettiamo in testa si accumulano e si stratificano, allora vanno ad alimentare il dna stesso di una persona, di un gruppo, di un popolo.
Permettetemi un esempio. Anni fa, dopo il liceo, mio figlio è andato a Los Angeles (e ci è rimasto, ora fa il professore universitario) e quando una volta gli chiesero la differenza fra là e qui, lui se ne uscì con questa sintesi: “Qui in California ti sembra tutto possibile anche quando non è vero, mentre in Italia ti sembra tutto impossibile anche quando non è vero”. Ora, ammetto che a Daniele darei ragione anche se affermasse che il sole gira intorno alla terra, ma ditemi voi se la sua visione non colpisce al centro del bersaglio: là, il senso della frontiera ti spinge ad andare avanti, mentre qui siamo soffocati da una storia di “radici” e di “non volare alto perché ti brucerai le ali”, che ha scaricato nelle nostre menti tonnellate di immobilismo, rassegnazione, “vorrei ma non posso” e altri letali materiali tossici.
È una differenza psicologica, alla fine: più ci ripetono e ci ripetiamo che non si può, più la nostra mente si convince che non si può e più modelleremo la realtà sulla base delle nostre dissuasive convinzioni mentali e psicologiche. È così che le costruzioni della nostra mente non soltanto non restano fantasticherie ma diventano vere quanto la realtà stessa.
Altro esempio. Tutti gli studi e le statistiche ci dicono che noi oggi viviamo in una società infinitamente meno violenta che nel passato: ma se chiedete in giro, tutti o quasi vi diranno che la violenza sta dilagando come mai prima. Questa cosa non possiamo certo liquidarla con un’alzata di spalle: la nostra percezione resta reale anche se è sbagliata. Semplicemente, dobbiamo essere consapevoli che tanta vox populi, tanti stereotipi, nascono certamente da dati di fatto ma non meno dalle nostre interpretazioni spesso scentrate di quei dati di fatto, dalle arbitrarie costruzioni della nostra mente.
Quando qualche anno fa mi accadde di incontrare Michael Jordan e di parlare a lungo con lui, mi colpì – fra le infinite altre cose – la sua certezza che alla fine più che le qualità tecniche e fisiche, più che il talento stesso, a fare la differenza è la forza mentale. Ecco, per mettere a tacere la mente dissuasiva e amplificare quella che ci spinge all’impresa, per distogliere la mente dai suoi abbagli e orientarla verso l’esercizio della volontà, si tratta di essere consapevoli che – vale per i bambini, per l’educazione, per le squadre, per i libri che leggiamo, per governare un Paese e alla fine davvero per tutto quanto – tutto quello che potenzia e valorizza la nostra forza mentale è buono, tutto il resto no.