Ripartiamo dall'umiltà, valore che spinge alla curiosità e alla crescita
Fin dai tempi di Socrate, conosciamo il valore dell’umiltà. Il suo “So di non sapere” è un mirabile esempio di cosa possa essere l’umiltà e di quali vantaggi possa procurare.
La storia narra che un vecchio amico di Socrate, Cherefonte, consultò l’oracolo di Delfi per sapere se esistesse persona più sapiente del filosofo, e la risposta fu negativa: Socrate era davvero il più sapiente di tutti, questo il responso. Ma il filosofo greco, esercitando l’arte del dubbio, non credeva di possedere maggiori conoscenze di un politico, di un poeta o di un artista. Così cominciò a interrogarli, con il suo stile maieutico. E scoprì qualcosa che proprio non si aspettava: questi personaggi non avevano tutte quelle conoscenze che dichiaravano di avere. Da qui, le conclusioni di Socrate: mentre un politico o un artista pensano di sapere e di fatto non sanno, io non credo di sapere ciò che effettivamente non so. Il filosofo ammetteva così, con umiltà, di non conoscere la maggior parte delle cose di questo mondo. E almeno di questo era certo.
La parola umiltà deriva dal latino humus, ossia la terra fertile. Da questo punto di vista, l’umiltà rappresenta il terreno più idoneo e fertile per far crescere la conoscenza e acquisire competenze nuove. Senza umiltà, difficilmente si cresce e si migliora. Se l’arroganza porta ad arroccarsi difensivamente sulle proprie posizioni, l’umiltà spinge a guardare oltre, a cercare nuove informazioni e nuove soluzioni.
L’umiltà rappresenta l’atteggiamento più efficace per trovare il punto di equilibrio fra la valorizzazione di se stessi e il riconoscimento dei propri limiti. Martin Seligman, fondatore della Psicologia Positiva, definisce l’umiltà come un’accurata consapevolezza delle proprie capacità. Si tratta, quindi, di riconoscere i propri gap, le proprie aree di miglioramento e i propri errori, per aprirsi in maniera costruttiva a nuove idee e a differenti punti di vista.
Spesso umiltà e modestia vengono accostati semanticamente e utilizzati come sinonimi. Ma non sono la stessa cosa. La modestia rappresenta la qualità tipica di chi non fa vanto dei propri meriti e dei propri successi, sottraendosi alle lodi, manifestando così sobrietà e riservatezza. Ritengo che la modestia sia spesso manifestazione di una scarsa consapevolezza delle proprie potenzialità, e si accompagni talvolta a una non elevata autostima. La socratica consapevolezza di ciò che si sa, ma soprattutto di ciò che non si sa, sta invece alla base di un atteggiamento propriamente umile.
L’umiltà è un’arte, si esprime attraverso uno stile che rende subito riconoscibile la persona che lo manifesta. Ecco i principali tratti distintivi di chi pratica l’arte dell’umiltà:
- Una insaziabile curiosità
- Un ascolto ben allenato
- Un atteggiamento di serena apertura nei confronti di nuove idee e prospettive
- Un forte desiderio di crescere, migliorare ed evolvere
- Un onesto riconoscimento dei propri errori
- Un’autentica disponibilità a mettersi continuamente in gioco in nuove sfide
Uno dei cambiamenti più radicali del nostro tempo è rappresentato dalla democratizzazione della conoscenza. Ciò che un tempo rappresentava un lusso per pochi, confinato ai piani alti della società abitati dalle élite, oggi si è esteso in una misura tale da plasmare un nuovo modo di vivere, conoscere e interagire. Google si sta sempre più sostituendo alla classica biblioteca, Wikipedia sta soppiantando la tradizionale enciclopedia. Il livello medio di istruzione cresce di pari passo alla facilità di accesso alle informazioni. In un’epoca in cui l’estensione e la diffusione del sapere hanno raggiunto livelli esponenziali, le opportunità per coloro che desiderano percorrere la strada dello sviluppo delle proprie conoscenze, competenze e potenzialità non sono mai state così numerose. Ma ciò risulta possibile soltanto rimanendo aperti, con umiltà, di fronte alle innumerevoli possibilità di imparare, ogni giorno, qualcosa di nuovo.
Il filosofo Karl Popper sosteneva che “forse sarebbe bene se tutti noi ricordassimo che, mentre differiamo per le poche, piccole cose che sappiamo, di fronte alla nostra infinita ignoranza siamo tutti uguali”. Parole che rivelano un atteggiamento estremamente umile, nel realistico riconoscimento dell’ignoranza che ci accomuna a tanti. Ma per illuminare il nostro percorso di vita di nuove conoscenze, per far crescere il nostro sapere, per non smettere mai di evolvere e migliorare, nel lavoro così come nella vita, occorre ripartire dall’umiltà. E il socratico “so di non sapere” può rappresentare una solida base su cui impiantare i pilastri della nostra crescita personale, prima ancora che professionale. Un suggerimento che ritroviamo anche nelle parole di Sant’Agostino: “Vuoi essere grande? Comincia con l’essere piccolo. Vuoi erigere un edificio che arrivi al cielo? Costruisci prima le fondamenta dell’umiltà”.