Il gioco infinito nel tempo finito
Il mondo stravolto dallo tsunami della pandemia prova a reagire cercando un nuovo equilibrio. Sfida assai ardua. Ma che tutto questo sarebbe stato cosa assai complessa da affrontare lo avevamo capito sin dalle battute iniziali di una crisi sanitaria che è diventata nel tempo anche economica, sociale, di sistema. Nulla sarà più come prima, ci avevano ammonito già a metà marzo 2020 gli analisti del MIT Technology Review. «Per fermare il coronavirus dovremo cambiare radicalmente quasi tutto quello che facciamo: come lavoriamo, come ci alleniamo, come socializziamo, come facciamo shopping, come gestiamo la nostra salute, come educhiamo i nostri figli, come ci prendiamo cura dei nostri familiari», aveva scritto senza appelli Gordon Lichfield, direttore della testata. A distanza di un anno difficile dargli torto. Il mondo è stato riscritto e tutto necessariamente passa oggi attraverso nuove dinamiche di relazione oggi necessariamente mediate da una pluralità di schermi.
Ma c’è anche un’altra consapevolezza che emerge tra le pieghe di una crisi totalizzante e immersiva, globale e interconnessa. Ed è la necessità di ripensarsi in una logica plurale. Perché la sopravvivenza dipende da come siamo capaci di proteggerci e prenderci cura gli uni degli altri. Nuove alleanze nascono all’orizzonte e si potenziano perché nessuno in fondo oggi si può salvare da solo: è quanto ha evidenziato il manifesto di Davos 2021, la kermesse annuale riferimento per i leader del mondo, quest’anno trasmessa dagli schermi virtuali. «La pandemia ha dimostrato che nessuna istituzione o individuo da solo può affrontare le sfide economiche, ambientali, sociali e tecnologiche del nostro mondo complesso e interdipendente. In questo 2021 la creazione di impatto e la definizione delle politiche di partnership sono necessarie», ha affermato il World Economic Forum, promotore dell’appuntamento svizzero che richiama il gotha della finanza, della politica e dell’economia. A mettere nero su bianco questa nuova prospettiva è stata anche l’attesa fotografia globale scattata da Edelman con il Trust Barometer 2021, giunto alla ventunesima edizione e presentato sempre a Davos. Il sondaggio annuale ha coinvolto 28 Paesi nel mondo e un campione di 33.000 persone. E dai dati emerge come questo sia il peggior tempo possibile, segnato da un’infodemia dilagante che sta alimentando una diffusa sfiducia nei leader. Ma attenzione. Non tutto è perduto. Perché la fiducia si sposta sul locale. Gli intervistati si affidano ancora di più al proprio datore di lavoro nel 76% dei casi, evidenzia il rapporto. «Date le nuove aspettative del business, ora ci sono nuove richieste ai leader: oltre 8 su 10 vogliono che i CEO parlino di importanti questioni sociali, come l’impatto della pandemia, l’automazione del lavoro e i problemi della società. Più di due terzi si aspettano che intervengano quando il governo non risolve i problemi della società. Quello che emerge chiaramente è che c’è un vuoto nella leadership che i CEO devono colmare», ha commentato Richard Edelman, CEO di Edelman, presentando la ricerca.
A me torna alla mente quel gioco infinito al quale Simon Sinek ha dedicato il suo libro diventato bestseller mondiale: “The Infinitive Game” rivoluziona il concetto di business e concorrenza tra realtà aziendali. Un cambio di paradigma per questo etnografo ospitato nel 2019 anche nella tappa milanese del WOBI. «Siamo stati sempre abituati a pensare che in un gioco o in una qualsiasi altra sfida ci sia sempre un vincitore e un vinto, ma non necessariamente dev’essere così, anche perché questo approccio tradizionale a volte fa male all’innovazione e alla cooperazione. I giocatori finiti giocano per battere le persone intorno a loro, i giocatori infiniti giocano per essere migliori di loro stessi e degli altri. Nel business si parla di concorrenti, ma nel gioco infinito di cui parlo il vero concorrente non è rappresentato dagli altri, ma da se stessi. Gli altri diventano il termine di paragone a cui guardare per migliorarsi. Il che può voler dire migliorare il nostro prodotto rispetto a quello dell’anno scorso o migliorarsi come azienda o come leader. I competitor così non sono più qualcosa da odiare, sconfiggere, abbattere, ma qualcuno da rispettare e magari ammirare. Cambiando il punto di vista sulla concorrenza avremo una visione anche migliore di noi stessi, perché i punti di forza dei competitor sono i nostri punti di debolezza e viceversa. Il gioco infinito diventa uno stimolo continuo a migliorarsi. Se trattiamo il nostro business come in un evento sportivo, dove c’è sempre un vincitore e un perdente, ci sarà un declino della fiducia, della cooperazione e dell’innovazione. Il capitalismo moderno si è rotto. Abbiamo bisogno di cooperazione fra le persone», ha affermato Sinek, rispondendo alle tante domande, raccolte poi anche su Wisesociety.it.
Scardinare vecchi preconcetti e capire che nel tempo fragile, liquido e in fondo finito che viviamo occorre andare oltre. Così i competitor di un tempo possono diventare nostri alleati: è una nuova idea di rete, che sposta l’asticella dalla contingenza del “just in time” al valore del lavoro in comunità con il “just in case”. Così ha scritto il Financial Times qualche mese fa. Un ragionamento sistemico e di visione a medio-lungo termine. Proprio per disegnare nuove strategie di business Mike Chove e Annabel Gutterman su Time hanno raccontato la straordinaria storia di Bookshop.org, piattaforma di risposta al colosso Amazon impegnata ad aggregare piccole librerie indipendenti unite per vendere online. A metterla in piedi nel gennaio dello scorso anno è stato Andy Hunter. Oggi la piattaforma conta 560 librerie, erodendo al momento l’1-2% del mercato. Piccoli passi che nel tempo possono fare la differenza. Un nuovo campo da gioco con attori che assumono contorni differenti.
Nel mio ultimo libro, appena uscito per Egea, la casa editrice dell’Università Bocconi, definisco questi brand come Spider-Brand. Sono realtà dai trenta superpoteri in campo per salvaguardare la comunità, e poi certamente anche il business. Aziende virtuose con gli occhi aperti, le orecchie in ascolto, i piedi per terra e il cuore oltre l’ostacolo. Le ritroveremo in queste pagine. E ne abbiamo tutti davvero tanto bisogno.