Il percorso verso un mondo sostenibile nasce dal cambiamento di ognuno di noi
“Per me guardare ‘Una scomoda verità’ di Al Gore è stata una rivelazione intellettuale ed emotiva – scrive Jonathan Safran Foer nel suo recente libro Possiamo salvare il mondo prima di cena. Perché il clima siamo noi. – Quando lo schermo è diventato nero dopo l’immagine finale, la nostra situazione mi sembrava chiarissima tanto quanto la mia responsabilità di partecipare alla lotta. Come le decine di migliaia di americani che andarono dritti all’ufficio di reclutamento locale dopo aver sentito la notizia di Pearl Harbour, mi sentivo impaziente di arruolarmi. E mentre scorrevano i titoli di coda, quando al culmine dell’entusiasmo ero disposto a fare qualunque cosa mi venisse chiesta per fronteggiare l’apocalisse imminente che Gore aveva appena delineato davanti a noi, sullo schermo comparvero alcune proposte d’azione. Sei pronto a cambiare il tuo stile di vita? La crisi climatica può essere risolta. Ecco come iniziare”.
La lista che seguì, racconta lo scrittore newyorkese, fu un insieme di consigli che a causa della loro estrema vaghezza risultavano frustranti, sterili e irrealistici per qualsiasi slancio fattivo. “Fatti sentire dalla tua comunità, chiama i programmi radiofonici e scrivi ai giornali, scrivi al parlamento e se non risponde candidati, di’ ai tuoi genitori di non distruggere il mondo in cui vivrai” ne cito alcuni a titolo esemplificativo, sono concettualmente ineccepibili ma concretamente vuoti di qualsiasi fattualità: per quanto possiamo chiedere ai nostri genitori o ai nostri giornali di riferimento di non distruggere il mondo in cui vivremo e, per quanto a loro volta possano chiedere la stessa cosa ai loro genitori o ai loro giornali, a cosa può servire se a un certo punto non ci sarà qualcuno in questa catena che farà qualcosa di concreto?
Va benissimo farsi sentire. Anzi l’anelito a far sentire la propria voce è certamente un sentimento che rappresenta una scelta personale molto precisa in termini identitari. Tuttavia, occorrono molte altre azioni che messe insieme possono contenere un potenziale di impatto concreto: installare pannelli solari, risparmiare energia, mangiare cibo locale, fare il compost, fare il bucato con acqua fredda e asciugarlo all’aria, fare attenzione alla quantità e alla qualità degli imballaggi, consumare cibo biologico, sostituire l’automobile con una ibrida etc.
Per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di contenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, il budget annuo di CO2e non deve superare le 2,1 tonnellate entro il 2050. Dobbiamo però sapere che le impronte di CO2e sono molto diverse nelle diverse parti del mondo: quella di un bengalese medio è di 0,29 tonnellate all’anno contro quella di un americano che è di 19,8 tonnellate. Difficile intervenire senza accettare il dato di fatto che serve un’azione collettiva.
Agire collettivamente ci cambierà soprattutto se il nostro cambiamento non sarà dettato dall’ispirazione del momento, che di per sé abbiamo visto essere mutevole, bensì da un sistemico, volontario e controllabile piano di azione.
Come fare? Per rispondere a questo quesito ci vengono in soccorso alcuni strumenti che sono insieme vecchi come l’umanità e innovativi come la più attuale delle tecnologie applicate sa essere: il gioco e le app.
Pensiamo per esempio a AWorld, una piattaforma creata in Italia per le Nazioni Unite, con l’obiettivo di guidare le persone verso una vita migliore e sostenibile, informando, misurando e incentivandole a entrare in azione migliorando le proprie abitudini per farsi parte attiva della sfida globale in cui l’umanità si trova. Una App insomma, che attraverso tecniche di gioco, crea engagement e stimola comportamenti virtuosi reali che vengono tracciati e premiati con la conquista dei punteggi che permettono di avanzare ai livelli successivi.
Usandola avremo da un lato un flusso quotidiano di informazioni, ottenuto con viaggi tematici ad episodi nel mondo della sostenibilità ambientale, personale e sociale, grazie a notizie, consigli e azioni da completare per avanzare di livello, ma anche quiz a punti, challenge, sfide settimanali di gruppo e obiettivi concreti da raggiungere.
Il tutto misurato con metriche dettagliate che registrano le quantità che sapremo risparmiare di CO2, di litri di acqua, di rifiuti.
“Se non superiamo il nostro agnosticismo e non modifichiamo il nostro comportamento nei modi che sappiamo essere necessari, come ci giudicheranno i nostri discendenti? – ci chiede brutalmente Safran Foer – sapranno di avere ereditato un campo di battaglia solo perché noi non siamo stati disposti a spegnere la luce?”.