Il Museo Civico Archeologico di Bologna presenta un nuovo percorso di accessibilità per persone con disabilità
Entrare in un museo per un non vedente senza prenotazione e guida e usufruire di un intero percorso in totale autonomia, oggi è realtà in pochi musei italiani, tra cui il Museo archeologico di Bologna.
Abbattere le barriere architettoniche e rendere i musei accessibili ai disabili non è una cosa semplice considerando che la maggior parte del patrimonio museale è ospitato in strutture antiche. Per i non vedenti, il primo museo in Italia ad aver previsto un percorso tattile è stato il Museo Tattile Statale Omero di Ancona inaugurato nel 1993. Da allora qualche passo avanti è stato fatto. Secondo l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti sono circa ottanta i musei in Italia provvisti di un’offerta storica fruibile anche da non vedenti. Scorrendo la lista emerge che la maggior parte dei musei propone un’esperienza parziale, di solito piccole sezioni con schede tattili in braille ed al massimo qualche audioguida. Per questo motivo nel 2015 la Regione Emilia Romagna ha avviato il progetto Musei Speciali per Tutti sostenuto dal Settore Patrimonio Culturale della Regione. Sono stati selezionati nove musei all’interno della Regione ed avviato un lungo confronto tra diversi soggetti interessati, associazioni, persone con disabilità, istituzioni scolastiche. Il Museo archeologico di Bologna è stato il primo in Emilia-Romagna ad aver concluso la sperimentazione e lo scorso dicembre ha inaugurato la sezione dedicata alla storia di Bologna.
“L’obiettivo era quello di fare in modo che una persona non vedente potesse visitare il Museo in totale autonomia, senza prenotazione o l’ausilio del personale museale” racconta Laura Bentini che ha curato il progetto per il Museo archeologico di Bologna.
La tecnologia a supporto dei non vedenti
È stato necessario utilizzare tutta la tecnologia disponibile a basso costo e largamente diffusa per cercare di rendere agevole la visita di un non vedente in completa autonomia. La stessa Laura Bentini ammette che i problemi tecnici da risolvere non sono stati pochi. I sensori Beacon installati lungo il percorso, trasmettono i contenuti direttamente all’app del telefono senza che l’utente debba fare niente. Quindi anche prendere un ascensore all’interno del museo in autonomia, è agevole. Per rendere più semplice la fruizione dell’esperienza, il museo non ha dovuto sviluppare nessuna applicazione ad hoc, bensì è stato deciso di utilizzare l’ormai diffusa Amacittà e caricare il percorso all’interno dell’applicazione.
Il percorso si articola in sei postazioni su cui sono state disposte le repliche realizzate in plastica biodegradabile con tecnologia di stampa 3D di trentanove reperti archeologici rinvenuti a Bologna e nel suo territorio
“In realtà avevamo selezionato circa ottanta reperti ma quando abbiamo fatto dei test insieme a dei ragazzi con disabilità in alcune scuole di Bologna, ci siamo resi conto che alcuni oggetti specifici non erano comprensibili”. La collaborazione con il Liceo Laura Bassi, il Liceo Arcangeli di Bologna e l’Istituto Giordano Bruno di Budrio è stato fondamentale per lo sviluppo del progetto perché i ragazzi con disabilità all’interno di alcune classi, hanno collaborato alla creazione del percorso recandosi numerose volte al Museo. Il processo è stato piuttosto lungo, la pandemia ha rallentato tutto lavoro. “La fase di preparazione è stata delicata, portare i ragazzi con disabilità nel museo, aprire le teche, far toccare i pezzi originali da ricreare, tutto molto complesso”. Per rendere ancora più inclusiva l’iniziativa, i ragazzi del Liceo artistico Arcangeli di Bologna, all’interno di un progetto di alternanza scuola lavoro, hanno sviluppato la segnaletica all’interno del museo.
Il percorso tattile del Museo Archeologico di Bologna legato alla storia della città
ll focus riguarda l’evoluzione dell’assetto sociale delle diverse comunità insediate nel territorio bolognese attraverso la chiave di lettura del femminile e del maschile: i materiali rinvenuti nelle sepolture, gli ornamenti caratteristici dell’abbigliamento e gli indicatori delle attività svolte da uomini e donne. Si parte dai primi, rudimentali strumenti usati dall’uomo nel territorio bolognese, come chopper e bifacciali, per arrivare all’età romana, con stele, come quella dei Corneli, che restituiscono i nomi e le rappresentazioni di uomini e donne.
Gli oggetti riprodotti riflettono i costumi dell’epoca quindi anche la persona non vedente potrà toccare e capire quali erano gli accessori che gli uomini e le donne indossavano nelle varie epoche in funzione del rango sociale. Spostandosi all’interno del museo il beacon guida il non vedente segnalando strettoie o impedimenti, per condurlo alla postazione tattile dove, ad esempio, si trovano le urne che custodivano le ceneri dei defunti. Anche le urne erano differenti per gli uomini e per le donne
“In questi casi, oltre a toccare l’oggetto si è posto il problema di come raccontare la decorazione sull’urna”. Per risolvere il problema sono state realizzate delle schede tattili con ingrandimenti dei disegni che guidano l’utente nella piena comprensione dell’oggetto mentre l’app riproduce il contenuto vocale.
Il percorso è attivo da poco più di un mese ma la risposta dell’utenza è stata positiva. “Siamo felici di dare la possibilità alle persone non vedenti di sperimentare in completa autonomia la sezione del museo senza prenotazione. Volendo, il sabato e la domenica, abbiamo alcuni mediatori volontari che possono aiutare ma l’obiettivo era proprio quello di sviluppare un percorso fruibile in totale autonomia e siamo riusciti nell’intento”, conclude Laura Bentini.