Hybrid work: il futuro del lavoro centrato sulla persona
Come cambiano gli spazi di lavoro
La pandemia, l’emergenza climatica, la guerra improvvisa, uno stile di vita più attento al benessere psicofisico, il caro bollette sono solo alcuni dei motivi che stanno rendendo ancora più concreto quel fenomeno del lavoro ibrido che era nell’aria già da tempo. Il lavoro ibrido altro non è che la possibilità, ragionata e non improvvisata, che le organizzazioni offrono ai loro dipendenti di lavorare in parte in remoto e in parte in sede. Ci si è resi conto che entrare fisicamente in ufficio non è poi così necessario, almeno per alcuni lavori, e che in termini di produttività non si perde nulla, anzi, sembra evidenziarsi una notevole opportunità di crescita per l’azienda che adotta questa scelta. Un passaggio dallo smart working all’hybrid work abbastanza naturale, dove viene rimarcata ancora di più la convinzione che la produttività è connessa al raggiungimento degli obiettivi e non al tempo trascorso nel luogo di lavoro.
I nuovi spazi di Linkedin
Un esempio di azienda che ha subito inserito nel suo piano l’hybrid work è LinkedIn. Innanzitutto perché sono gli stessi dipendenti ad aspettarselo, a chiederlo, perché un’azienda oggi non può chiudersi in se stessa e decontestualizzarsi dal cammino che la società sta intraprendendo. Nella nuova sede LinkedIn ecco che lo spazio viene ridisegnato su nuove basi: concentrazione, collaborazione, apprendimento e socializzazione, oltre al riposo. Offrono di tutto, da una tranquilla biblioteca a un bar, e i dipendenti possono scegliere di lavorare dove vogliono quando vogliono. La progettazione del posto di lavoro deve consentire alle persone di trovare routine e ritmi individualizzati che si sentano bene per loro. Ciò include lavorare da casa quando sembra giusto.
“Non ha senso venire in ufficio nei giorni in cui rimarrò in una sala riunioni per la maggior parte della giornata”. Dice un membro del team di vendita di LinkedIn “Quindi, pianifico le mie visite quando posso trascorrere del tempo incontrando il team in modo informale”.
Come cambiano dunque gli interni? Circa il 40% delle postazioni tradizionali sono state tolte per fare spazio a sedute più conviviali che sembrano soggiorni e fungono da area per socializzare o discussioni di gruppo; altri angoli sono destinati al lavoro individuale o a due.
In Italia cosa sta cambiando nel lavoro?
Il Comune di Milano invece ha sposato l’iniziativa di prolungare lo smart working per i suoi dipendenti per risparmiare sulle bollette e di riorganizzare alcune sedi che invece resteranno aperte con spazi di co-working, senza più le tradizionali scrivanie, per accogliere dipendenti anche di altri sedi. “Chiuderemo alcuni uffici comunali il venerdì così da essere a ridosso del weekend e prolungare l’effetto positivo dello spegnimento degli impianti”, annuncia il sindaco Beppe Sala. “La misura riguarderà in modo limitatissimo gli uffici aperti al pubblico: i dipendenti che potranno utilizzare un giorno di lavoro agile saranno invitati a farlo; chi non potrà sarà dislocato in near working, nelle sedi che resteranno sempre aperte, come ad esempio quella di via Larga”.
Il passaggio comunque non è così lineare come si potrebbe pensare. Da un’indagine proposta da Littler, il 52% di dipendenti tornati del tutto in presenza. E questo anche perché molti datori di lavoro credono che la collaborazione tra team sia una peculiarità delle persone perché sono in ufficio, altrimenti non ci sarebbe.
Lavoro ibrido è anche la settimana corta di quattro giorni e in Italia, oltre a Intesa Sanpaolo che ha iniziato questo percorso, l’esempio ci viene da Carter & Benson.
“(…) Ognuno è libero di collocare e gestire le 8 ore libere nella maniera che ritiene più adeguata, non rispettando per forza il paletto del venerdì” racconta all’HuffPost William Griffini, Ceo di Carter & Benson. La scelta è nata dalla volontà di “migliorare l’equilibrio tra vita privata e lavoro, mettendo al centro le persone. Volevamo dare qualcosa che andasse oltre i classici benefit aziendali, che da sempre offriamo. In questo modo, i nostri dipendenti lavorano senza essere costantemente assillati da controlli esterni, raggiungendo risultati qualitativi migliori”. Un’azienda che con lo smart working e il remote working ha dipendenti in varie parti d’Italia che lavorano con profitto. Continua dicendo che grazie alla settimana lavorativa da quattro giorni “i dipendenti sono ancora più motivati e il team risulta ancora più coeso. Ciò che li rende soddisfatti, al di là della riduzione oraria, è l’approccio aziendale da sempre basato sui concetti di fiducia, autonomia, responsabilità e obiettivi”.
Un cambio di mentalità
Nonostante i buoni esempi, c’è ancora molto da lavorare: molti hanno una mentalità legata al luogo e al tempo in maniera statica, una mentalità figlia di un lavoro tradizionale, la direzione da prendere, invece, è quella di intendere il lavoro flessibile come la possibilità che le persone hanno di essere se stesse, senza formalismi, in aziende che puntano tutto sul capitale umano.