Giovani vecchi o vecchi giovani? Tutto dipende da noi
L’ansia di non essere al passo con i tempi è una gabbia in cui è facile rinchiudersi più di quanto si pensi. L’evolversi continuo della società e il progresso tecnologico e scientifico hanno modificato le stagioni della vita, obbligandoci a delle scadenze che sentiamo il dovere di rispettare a tutti i costi. Per questo motivo ci si sente troppo vecchi già a venti, trenta, quarant’anni. Gli youtuber sono sempre più giovani, bruciando spietatamente quelle che sono le tappe basilari di una sana infanzia e adolescenza. Laurearsi a venticinque anni è un ritardo imperdonabile, perché per le aziende si è già troppo vecchi per gli stage, non parliamo affatto di chi a trent’anni cerca ancora il primo lavoro. E alla soglia dei cinquant’anni, se malauguratamente si pensa di cambiare attività, si è sconfitti in partenza.
Andare controcorrente e ribellarsi ai dettami della società, non è poi così difficile, perché l’importante è capire quali sono i nostri effettivi bisogni, le nostre ambizioni, i nostri traguardi impegnarsi , con i tempi che occorrono, per soddisfarli e raggiungerli.
Tre passi da seguire per non arrendersi ai tempi imposti da altri, possono essere quelli di abolire la parola “ormai”, di rispettare la propria natura e di non adeguarsi ai modelli di una mentalità comparativa.
Esempi in questa direzione ce ne sono tanti e tutti curiosi da scoprire, come quello di Harriette Thompson, che, a 92 anni compiuti, ha vinto il record come la donna più anziana a completare la Rock ’n’ Roll Marathon di San Diego in poco più di 7 ore e 24 minuti. Anche la storia di T. Boone Pickens, Founder, Chairman and CEO at BP Capital and TBP Investments Management, è molto interessante. Giunto ai novant’anni ha lo stesso ottimismo e voglia di vivere di quando ne aveva trenta. I problemi legati all’età non sono certo un ostacolo per lui, che continua a recarsi in ufficio ogni giorno perché ama lavorare e confrontarsi con i suoi giovani stagisti che gli ricordano le incredibili potenzialità che la loro generazione potrà esprimere.
Active aging, invecchiamento attivo, è il fenomeno che riguarda gli anziani ancora energici e produttivi e un gruppo di sociologi, demografi e psicologi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, attraverso la ricerca “Non mi ritiro”, ha stabilito che entro il 2030 la popolazione italiana conterà 3,5 milioni di individui appartenenti alla generazione dei baby boomer. Anziani attivi, che non si sentono “vecchi”, la maggior parte di loro è in pensione, alcuni lavorano ancora, altri fanno le due cose insieme o sono impegnati tra associazionismo e volontariato. Come dicono Ayesha Khanna e Parag Khanna, c’è un’età ibrida, dunque, in cui abbiamo bisogno di traduzioni fra generazioni più che fra culture. Ognuno di noi ha un’età biologica e un’età tecnologica, che spesso sono inversamente proporzionali. In modo simile alle generazioni dei prodotti, oggi una generazione biologica può contenere quattro o cinque generazioni psicologiche in termini di tecnologia. Sono infatti i giovani i primi ad adottare le nuove tecnologie e ad acquisire familiarità con i loro linguaggi.
Sentirsi giovani anche da vecchi è un atteggiamento mentale che bisogna allenare quotidianamente, cercando di cogliere sempre il lato positivo delle situazioni e non perdendo mai l’entusiasmo di apprendere nuove conoscenze e l’invito è rivolto, soprattutto, a tutti quelli che sono ancora troppo giovani per sentirsi vecchi.