Da giornalista ad angelo di città: storia di una vocazione laica
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La storia di Mario Furlan è incredibile. Incarna perfettamente il mio modello del Nuovo Eroe, infatti l’ho voluta raccontare nella mia trasmissione “Il Tempo dei Nuovi Eroi” in onda su Radio Italia. Mario è stato uno dei primi in Europa a insegnare motivazione e sviluppo personale all’università, ha scritto sul tema una decina di libri, tra cui “Tu Puoi”, solo per citare un titolo, è diventato attivista del WWF perché sensibile al tema dei diritti degli animali, è stato un allievo spirituale e pratico di Fratel Ettore, il religioso italiano dell’ordine dei Camilliani e benefattore di cui è stata aperta la causa di beatificazione, ha fondato i City Angels, volontari di strada d’emergenza che aiutano chiunque abbia bisogno. Riconoscibili dal basco blu e dalla giubba rossa. Distribuiscono cibo, vestiti, coperte e un sorriso ai senzatetto. Li ospitano nei loro centri di accoglienza e li assistono nella ricerca di un lavoro e di una casa. Mario ha molto da dire perché ha molto da dare. I suoi “piccoli doni” lasciati come spunto per la riflessione partono dalla parola vocazione.
Vocazione
Per Mario tutte le persone hanno una vocazione. La vocazione non è una prerogativa dei religiosi, ma anche dei laici. La sua è emersa a 29 anni quando ha focalizzato che non voleva più solo raccontare la realtà, faceva il giornalista ed era la professione che aveva sempre sognato, voleva incidere su di essa.
Bene collettivo
La vocazione per Mario deve contemplare un bene collettivo, non solo il bene personale egoistico. Seguire la propria vocazione fa star bene quando si sente di star facendo la cosa giusta per sé e per gli altri.
Maestro
I maestri sono stati per Mario presenze fondamentali a partire da nonno Mario, un leader partigiano che ha combattuto per i propri ideali e un maestro di vita che con il proprio esempio gli ha insegnato a lottare per ciò in cui crede. L’allenamento a vedere gli aspetti positivi della vita invece, derivano dagli insegnamenti di Mimmo Ferrante, un corpo di poco peso, ma una volontà d’animo d’acciaio.
Successo
Per Mario il successo non vuol dire ricevere premi, visibilità e onorificenze, ma vuol dire riuscire a influenzare positivamente il maggior numero di persone possibile. Il suo momento di successo è piuttosto quando è in contatto con i clochard accolti in uno dei centri di accoglienza della sua associazione, e può con il dialogo e con l’esempio incidere sulle loro vite.
Lascito
La massima di vita di Mario è «non possiamo portare con noi niente dopo la morte, ma possiamo lasciare molto».
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