Fretta e creatività vanno d’accordo?
Generi idee migliori quando sei sotto pressione o quando hai tempi più distesi?
Immagina di dover completare un lavoro “creativo” (scrivere un articolo, progettare un evento, ideare un logo, promuovere un prodotto, ecc.) e di avere poco tempo a disposizione: le buone idee fluiscono facilmente o faticano ad arrivare?
La fretta, in pratica, ostacola o agevola il pensiero creativo?
La risposta non è facile, anche perché i fattori in gioco sono parecchi.
C’è un esperimento, molto simpatico, realizzato dall’agenzia ungherese Café Communications. Una ricercatrice ha consegnato, a dei bambini delle elementari, due fogli con alcune linee (simili alle lancette di un orologio) e ha chiesto loro di realizzare due disegni. Il primo disegno andava completato in dieci secondi, l’altro in dieci minuti; le linee di partenza erano le stesse, cambiava solo il tempo a disposizione.
In dieci secondi i ragazzini hanno fatto disegni molto schematici e piuttosto scontati (orologi, sveglie, ecc.). Quando avevano dieci minuti, invece, sono riusciti ad attivare la loro creatività e quelle linee sono diventate le ali di una farfalla, il muso di un gatto, un fiore, un aquilone. Il video di questo esperimento è stato presentato, nel 2011, al Festival Internazionale della Creatività di Lubiana.
Un primo aspetto che possiamo osservare è che la fretta tende ad inibire il pensiero esplorativo, componente essenziale del pensiero creativo, e che consente di ottenere risultati originali e innovativi.
Conclusioni simili emergono anche dalla ricerca “Effetti dello stress sperimentale su creatività e percezione fisionomica” (Valeria Biasci e Paolo Bonaiuto, 2006).
I ricercatori hanno creato delle “condizioni stressanti”, facendo rievocare e disegnare esperienze personali tensiogene e sgradevoli (“Disegno di Stress”) e poi hanno somministrato ai partecipanti un test sulla creatività grafica (con prove di produzione creativa per “continuità, opposizione e distacco” rispetto ad un modello proposto). Successivamente hanno suscitato delle “condizioni di comfort” facendo rievocare esperienze piacevoli e gratificanti (“Disegno di Comfort”) e sottoposto un test analogo.
È emerso che le prove di creatività svolte all’apice dello stress, hanno mostrato prestazioni significativamente inferiori rispetto a quelle effettuate durante l’esperienza di comfort.
Questo avviene perché, sotto stress, vengono inibite la tolleranza alle incongruità e l’accettazione di idee inusuali e bizzarre, atteggiamenti alla base della produzione creativa.
Teresa Amabile, docente presso la Harvard Business School ed esperta di Creatività Organizzativa, ha evidenziato, nel suo articolo “Creativity under the gun” che la pressione temporale tende ad inibire la creatività.
“Maggiore è la pressione che le persone sentono in un certo giorno” – afferma la Amabile – “minore è la probabilità che pensino in modo creativo. Sorprendentemente, però, le persone sembrano inconsapevoli di questo fenomeno. Nella valutazione della propria creatività quotidiana, i partecipanti si percepivano più creativi anche quando la pressione era alta. Purtroppo, i loro diari hanno smentito queste autovalutazioni: quando la pressione aumentava, c’erano sempre meno risultati creativi.”
I duecentotrenta lavoratori che hanno preso parte alla ricerca dovevano compilare, ogni giorno, un diario in cui annotavano: la pressione che percepivano (su una scala da 1 a 7), i giorni che mancavano alla data di consegna del progetto, le attività svolte e i risultati raggiunti in quella giornata.
Un altro aspetto molto curioso è quello che la Amabile definisce “pressure hangover”, una sorta di una “sbornia da stress”. Un forte stress in una giornata provocava un’inibizione del pensiero creativo non solo per quel giorno, ma anche per i due giorni successivi.
La pressione temporale, da sola, sembra inibire, quindi, le abilità creative.
Ci sono alcuni casi, però, il cui la fretta, associata ad altri elementi, favorisce una scintilla creativa.
Pensiamo, ad esempio, a quello che è successo durante la missione spaziale Apollo 13.
In questa missione, partita nell’aprile del 1970, c’era stata l’esplosione di un serbatoio dell’ossigeno che aveva costretto l’equipaggio a rinunciare all’allunaggio e ad utilizzare il modulo lunare LEM per il rientro a terra.
Il problema era che il Modulo LEM era predisposto per accogliere due persone per due giorni, in questa emergenza, invece, doveva ospitare tre persone per quattro giorni: l’ossigeno non sarebbe stato sufficiente. L’equipaggio di terra si trova di fronte a questo problema: dover inventare una soluzione creativa per adattare dei filtri dell’ossigeno quadrati ai fori tondi del LEM.
Se hai visto il film, ricorderai la scena il cui vengono rovesciati sul tavolo i filtri, il nastro adesivo e i vari materiali per trovare una soluzione. In questa situazione, che è un bell’esempio di problem solving, l’equipaggio di terra ha tre grossi limiti:
- può usare solo i materiali che gli astronauti hanno già a bordo,
- ha pochissimo tempo per trovare una soluzione, dato che l’ossigeno nel LEM sarebbe durato poche ore,
- deve trovare una soluzione efficace e, soprattutto, deve annotare la sequenza esatta delle operazioni da fare (per consentire ai colleghi di replicarla a bordo).
La situazione è decisamente stressante, eppure il team a terra riesce a trovare, in poco tempo, una soluzione creativa. Qual è il segreto del loro successo?
Oltre allo stress, erano presenti altri due elementi che hanno avuto un peso notevole:
- una forte motivazione (salvare la vita dei propri colleghi che in quel momento si trovavano in orbita),
- un clima di gruppo altamente “supportivo”. Significa che le persone, mentre lavoravano insieme, non si criticavano, ma, al contrario, si stimolavano e si incoraggiavano a vicenda.
Grazie a questo mix di pressione temporale e di forte motivazione, i tecnici della NASA, sono riusciti a trovare un espediente, originale ed efficace (utilizzando, tra le altre cose, anche la plastica della copertina del piano di volo), che ha consentito di salvare l’equipaggio e la missione.
Da queste riflessioni possiamo trarre alcuni suggerimenti pratici per gestire, al meglio, le nostre abilità creative anche in condizioni di stress:
La fretta tende ad inibire la creatività
La fretta, come abbiamo visto, aumenta lo stato di stress e la produzione, da parte del nostro organismo, di maggiori quantità di Cortisolo. Il Cortisolo (detto, non a caso, l’ormone dello stress) tende ad inibire l’ideazione creativa ecco perché, quando siamo sotto stress, fatichiamo a generare buone idee. Cerchiamo di organizzare bene il nostro lavoro ed evitiamo, per quanto dipende da noi, situazioni particolarmente stressanti.
La motivazione aguzza l’ingegno
Può capitare, a volte, che a causa di qualche imprevisto ci troviamo a dover ideare una soluzione in tempo molto brevi. In queste circostanze è molto utile:
- individuare una forte motivazione: comprendere cosa ci spinge a completare quel lavoro (riconoscimento sociale, gratificazione economica, ecc.) e quali vantaggi possiamo trarne;
- focalizzare le energie: concentrare l’attenzione e le energie sulla soluzione, applicare delle tecniche di pensiero creativo per generare, in poco tempo, molte idee valide.
La collaborazione aiuta
Un team coeso e vivace rappresenta una marcia in più per ottenere risultati brillanti. È fondamentale creare un clima di supporto, che incoraggi le persone a condividere idee e proposte (senza il timore di essere criticati o derisi), e dedicare un incontro (settimanale o mensile) alla generazione delle idee.
Se non hai di un team, puoi individuare un paio di colleghi o amici con cui scambiare qualche idea (magari davanti ad un bicchiere di birra) e a cui chiedere un consiglio.