Felicità fa rima con vulnerabilità
Secondo la ricercatrice Brene Brown le persone che sanno vivere una vita appagante sono quelle che rinunciano al perfezionismo e abbracciano i loro difetti, decidendo di esercitare l’auto-compassione.
“Non possiamo addormentare i sentimenti negativi senza sopprimere gli affetti, le nostre emozioni. Non puoi selezionare cosa sopprimere. Per cui, quando sopprimiamo la vulnerabilità, il dolore, la vergogna, la paura, la delusione, sopprimiamo anche la gioia, addormentiamo la gratitudine, siamo insensibili alla felicità”.
Questa è la conclusione a cui arriva Brene Brown nel suo famoso TEDTalk “Il potere della vulnerabilità”, in cui offre consigli per lavorare sul proprio sviluppo personale accettando la propria imperfezione .
Secondo la ricercatrice statunitense le persone capaci di vivere una vita piena e felice sono quelle che sono in grado svegliarsi ogni mattina pensando “io sono abbastanza” e di andare a letto la sera dicendo “sono imperfetta e vulnerabile ma questo non significa che io non meriti amore e appartenenza”. Il segreto della felicità, quindi, sta nella nostra capacità di essere non solo vulnerabili, ma anche imperfetti. E proprio a quelli che lei chiama “i doni dell’imperfezione” è dedicato uno dei suoi saggi più famosi.
Lo sviluppo personale passa dall’accettare la propria vulnerabilità
Brene Brown è arrivata a questa conclusione al termine della sua ricerca sulle relazioni umane e in particolare sull’amore, il senso di appartenenza e i legami sociali. Quello che ha scoperto dalle numerose interviste raccolte, è che a impedire alle persone di essere amate, di sentirsi incluse e di entrare in relazione con gli altri è la vergogna. La vergogna di non essere abbastanza, di non essere perfette. Molti di noi pensano che esista qualcosa che, se venisse scoperto dagli altri, ci renderebbbe meno meritevoli d’amore, di rispetto, di affetto. E quindi cercano di nascondere ogni difetto, ogni sbavatura, ogni senso di piccola o grande imperfezione. La paura di non essere abbastanza ci spinge a nascondere i nostri difetti e ad allontanarci dagli altri, mettendo così a rischio le nostre relazioni.
Grazie alla sua ricerca la Brown ha dimostrato che le persone che vivono bene le proprie relazioni, quelle veramente appagate dai rapporti con gli altri e che sentono di avere legami significativi non sono meno imperfette degli altri. Non sono le più belle, le più ricche o le più intelligenti, né quelle prive di difetti. Sono quelle che sviluppano un diverso mindset e si sentono degne di essere amate malgrado i loro difetti. Sono persone autentiche, che non si perdono nella spasmodica ricerca del proprio sé perfetto, ma che abbracciano il loro sé reale senza condizioni e remore.
Queste persone, secondo la Brown, sono:
1. coraggiose – hanno il coraggio di essere imperfette;
2. compassionevoli – sono gentili prima di tutto con se stesse, e poi con il mondo;
3. connesse – abbandonano il loro sé ideale per essere semplicemente se stesse.
10 passi verso la felicità
Il segreto per la felicità è quindi essere se stessi? Più facile a dirsi che a farsi. Ma non impossibile, soprattutto se andiamo a lavorare sul nostro sviluppo personale e su quei doni che la nostra imperfezione si porta dietro. Ecco qui il “decalogo” che propone la Brown per accogliere la nostra vulnerabilità e vivere una vita più appagante.
1. Essere autentici e lasciare andare quel che pensano gli altri – l’autenticità si può imparare giorno dopo giorno, praticando quotidianamente il lasciar andare chi crediamo di dover essere per abbracciare chi siamo veramente.
2. Coltivare l’auto-compassione e lasciare andare il perfezionismo – essere perfetti non ha nulla a che fare col fare del nostro meglio o con la nostra crescita. È ciò che invece ci allontana da chi siamo veramente e dalla felicità. La medicina che può curare il perfezionismo è l’auto-compassione.
3. Resilienza – chi ha sperimentato difficoltà, le ha affrontate e le ha superare, sa accettare le emozioni, anche quando sono difficili e dolorose. Invece di sfuggire loro dobbiamo abbracciarle, per non correre il rischio di “addormentare” anche quelle positive.
4. Gioia e gratitudine – non è possibile provare gioia se non accettiamo la nostra vulnerabilità. Essere felici per qualcosa ci espone al rischio di poterla perdere, ma senza questo rischio non potremmo sperimentare nemmeno la gioia e la gratitudine.
5. Intuito e fede – affidarsi al proprio intuito e avere fede significa accettare l’incertezza. Tutti abbiamo una voce interiore che ci guida: dobbiamo imparare ad ascoltarla anche (e soprattutto) nei momenti di difficoltà.
6. Creatività – tutti siamo creativi e praticare la nostra creatività è ciò che ci permette di lasciare un’impronta nel mondo. Non dobbiamo essere per forza grandi artisti, ma trovare uno spazio (anche piccolo) per esprimere noi stessi.
7. Giocare e riposare – la capacità di oziare, di godere di tempo libero non organizzato, di giocare, ci permette di vivere una vita piena. Anche riposare va in quella direzione.
8. Calma e quiete – essere consapevoli di ciò che proviamo ci permette di bloccare quelle reazioni automatiche che generano ansia. La calma è contagiosa, e se impariamo a esercitarla anche l’ambiente intorno a noi sarà più sereno.
9. Un lavoro soddisfacente – coltivare i nostri doni e talenti e metterli al servizio degli altri ci fa sentire soddisfatti e dà alla nostra vita un significato. Al contrario, se li sperperiamo, ci sentiamo vuoti e frustrati. Abbiamo perciò bisogno di un lavoro che ci consenta di usare le nostre risorse migliori.
10. Risate, musica e balli – l’ultimo ingrediente per una vita piena ha a che fare con quei riti collettivi che ci permettono di liberare le nostre emozioni. Ridere insieme agli altri, ballare o ascoltare musica sono un veicolo di emozioni positive. Non rinunciamoci mai, perché sono ottimi strumenti per lavorare al nostro sviluppo personale, divertendoci.