Un solo, semplice «esercizio delle vacanze» per tornare in armonia con se stessi
Mira sempre alla completa armonia di pensieri, parole e propositi. Mira sempre alla purificazione dei tuoi pensieri e tutto andrà bene.
Mahatma Gandhi
Ci vuole molto coraggio per affrontare un distacco. Se avrete la pazienza di seguirmi in questo post vi spiegherò di cosa sto parlando.
Non vorrei generalizzare perché le reazioni a determinate condizioni a cui ognuno è sottoposto sono diverse da individuo a individuo ma accordiamoci per qualche minuto e proviamo a leggere senza pregiudizio ciò che segue, ricercando una posizione di ascolto attivo che può permettere a chiunque di estrarre un valore, di ricevere un suggerimento anche da qualche cosa che si ritiene non coinvolgerci direttamente.
Siamo una società ormai permanentemente connessa. Il nostro smartphone è sempre acceso, messaggi whatsapp, email, appuntamenti inviati e ricevuti a tutte le ore, non riusciamo a distaccarci da esso, siamo dipendenti e sempre più spesso lo subiamo e questo genera un profondo stress emotivo e mentale. Come siamo arrivati a questo punto?
A tutti gli effetti le dinamiche di lavoro e anche di quotidianità sono completamente cambiate, le richieste sempre più pressanti come se non ci fosse più il tempo di pianificare e tutto dovesse essere fatto quando viene richiesto. Viviamo in un continuo presente che non prevede il futuro e che cancella il passato, lasciandoci come automi nel presente a inseguire flussi ininterrotti di informazioni.
Questo da una parte genera uno stato di perenne attesa e di allerta, che genera ansia e in alcune persone anche paura e preoccupazioni. Ad altri al contrario genera uno stato di eccitamento e ipertensione che può anche arrivare a disturbare il sonno. In entrambi i casi restiamo svuotati di energia lasciandoci incapaci di sospendere i pensieri associativi che affollano la nostra mente e quando proviamo a distaccarcene siamo raggiunti da flash senza sapere come difenderci.
Questa è una sindrome che fu già identificata nei primi anni settanta con la definizione di burnout. Per scoprire se ne siamo anche parzialmente affetti basta provare a leggere la frase che segue e provare a ricordare se l’abbiamo pronunciata almeno una volta:
“Sono talmente stressato/a che il fine settimana non mi basta per riprendere le forze; non riesco più a riposarmi”.
Esistono cause soggettive e psicologiche legate a uno stress di tipo emotivo e colpiscono soprattutto le persone che nel loro mestiere hanno a che fare con i problemi degli altri. In questi casi lo stress nasce dal coinvolgimento nella relazione. Quando, per carattere, per il tipo di lavoro o per scarsa conoscenza di sé stessi, non si riesce a gestire l’empatia e a porre il giusto distacco, avviene un’identificazione con i problemi dell’altro. Questo rappresenta un vero e proprio logorio da parte di chi lo subisce, che si sente invaso e prosciugato delle proprie energie.
Esistono però anche cause oggettive al burnout e sono imputabili soprattutto alle caratteristiche dell’attuale mondo del lavoro conseguenti ai nuovi modelli di stile di vita modificati profondamente dalla rivoluzione tecnologica: il sovraccarico informativo e l’ansia da prestazione per esempio sono un fenomeno tipico della nostra società e coinvolge tutti, bambini e adolescenti inclusi. I giovani in particolare – ma non solo, intendiamoci – spesso si scontrano con una realtà lavorativa e quotidiana diversa da quella immaginata, che disumanizza e sacrifica il lato umano in favore di quello prettamente economico generando comportamenti spesso imprevedibili.
Non mi addentro ulteriormente in questo stato di cose, sono sicuro che già anche voi che leggete cominciate a percepire un certo stato di ansia; l’ho fatto con il proposito di provare a farvi sentire un po’ stressati e darvi un consiglio per l’estate, per le vostre vacanze che sono ormai per qualcuno già incominciate.
Provate, per almeno una settimana, chi può anche per due settimane a distaccarvi dal vostro smartphone. Lasciatelo a casa anziché portarlo in spiaggia, al campo da tennis, in bicicletta, ovunque lo si porta. Non condividete nulla sui social, restate in silenzio. Provate a godervi le cose che accadono in modo egoistico, solo per voi stessi. Controllatelo soltanto un istante alla sera per eventuali urgenze e provate a non fare nulla. Sì, avete capito bene, non fate nulla, per immergervi in quello spazio che si chiama immobilità. Dapprima vi farà percepire uno stato di vuoto, di inutilità, quasi d’ansia, ma che è diversa da quella dello stress quotidiano. Con il passare dei giorni diventerà sempre più un distacco e un ritorno a se stessi, a uno stato di calma interiore che vi permetterà di riprendere le forze, di ricaricarvi profondamente.
Avrete abbassato il vostro stress e sarete ritornati in un stato di bioeuritmia che vi collegherà al pianeta e alle persone che vi circondano in maniera naturale e spontanea, riuscendo non solo ad ascoltare gli altri ma soprattutto voi stessi, percependo uno stato di benessere che è unico. Questa sensazione di ritorno è un l’obiettivo primario per trovare pace e serenità, almeno nelle nostre vacanze.
Ancora una cosa, per coloro che proveranno seriamente questo esercizio garantisco che vi ritroverete ad avere un respiro calmo e profondo e sarà bello ascoltarlo, perché il respiro nel silenzio ci fa sentire che siamo vivi.